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Il misterioso evento che ha cancellato il 90% degli squali dalla faccia della Terra

Gli squali sono sopravvissuti ad asteroidi, riscaldamenti globali e glaciazioni. Ma 19 milioni di anni fa un evento improvviso li ha decimati.
squali
Foto di Rodrigo Friscione via Getty Images.

Gli squali sopravvivono negli oceani e nei mari del pianeta Terra da prima che i dinosauri facessero la loro comparsa, ma nel corso degli ultimi 20 milioni di anni questo antico animale ha sofferto diversi brutti colpi, stando a uno studio pubblicato a giugno 2021 su Science. A quanto pare, gli esseri umani convivono con una piccola frazione della popolazione di squali che esisteva un tempo sul pianeta.

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Oggi molte specie di squalo sono a rischio estinzione a causa delle attività dell’uomo, una specie di gran lunga più giovane, ma 19 milioni di anni fa lo squalo si è trovato in un altro devastante collo di bottiglia evolutivo, che ha ridotto la sua popolazione del 90 percento. Questo “importante evento di estinzione negli squali, prima sconosciuto” è avvenuto all’inizio del Miocene, un periodo molto oscuro nella storia geologica, e le sue cause restano insolute, stando allo studio.

“Gli squali esistono da 400 milioni di anni,” spiega a VICE in chiamata Elizabeth Sibert, autrice principale dello studio e ricercatrice all’Istituto di Scienze biosferiche dell’Università di Yale. “Sono scampati a moltissimi eventi di estinzione di massa. Sono sopravvissuti alla fine del Permiano, quando il 95 percento delle specie viventi sono state spazzate via, sono sopravvissuti all’impatto di asteroidi, a riscaldamenti globali e glaciazioni e a un sacco di altre cose.”

“Eppure questo evento, di cui non finora sapevamo nulla, ha cancellato il 90 percento della loro popolazione,” aggiunge.

Sibert ha scoperto le prove di questa moria devastante mentre studiava gli ittilioti—la categoria di fossili che comprende i resti di pesci—mentre lavorava per l’Università di Harvard. Usando i fossili estratti da un sedimento campionato dalle profondità dell’oceano Pacifico meridionale, Sibert è riuscita a ricostruire le variazioni nella quantità di pesci e squali presenti negli ultimi 80 milioni di anni.

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I sedimenti contengono un numero più o meno equivalente di resti di pesci e di squali, finché un asteroide non ha colpito la Terra 66 milioni di anni fa, sterminando i dinosauri e molti squali. Questo evento ha ridotto il rapporto tra pesci e squali nei fossili a 5:1, un numero che è rimasto poi relativamente stabile finché, all’improvviso, in corrispondenza dell’inizio del Miocene, le tracce di squali appaiono ridotte a un decimo.

Sibert ha deciso di approfondire questa strana sparizione con l’aiuto di Leah Rubin, dottoranda in Scienze ambientali e forestali dell’Università di New York, e al tempo delle ricerche studentessa al College of the Atlantic.

Il duo ha setacciato 798 squame di squalo (o “scaglie placoidi”) rinvenute nel punto esaminato del Pacifico, insieme a 465 scaglie placoidi rinvenute nel nord del Pacifico, poi meticolosamente categorizzate in 88 gruppi morfologici. Sebbene tutti e 88 i gruppi risultino presenti prima della moria del Miocene, solo otto di loro sono stati individuati nei sedimenti successivi a quell’evento. Questo non dimostra solo che gli squali sono stati decimati in grande numero, ma che hanno anche sofferto un crollo del 70 percento in biodiversità di specie.

“Questa cosa ha sconvolto 45 milioni di anni di stabilità ed è avvenuta in un battito di ciglia, geologicamente parlando,” spiega Sibert. “Non sappiamo in modo preciso quanto velocemente, ma è successo in meno di 100.000 anni per certo. Magari è successo in un giorno, magari in 1000 anni, magari in 100.000.”

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Il mistero della scomparsa improvvisa di così tanti squali è reso ancora più oscuro dalla apparente mancanza di una spiegazione. Non sono noti importanti cambiamenti climatici risalenti a quell’epoca e c’è un vuoto nelle informazioni sedimentate. Per questo, lo studio rappresenta un punto di partenza per una ricerca ad ampio spettro disciplinare nei confronti di un’era geologica relativamente poco approfondita.

“Come accade spesso nella scienza, il primo studio offre più domande che risposte e intendiamo portare avanti le indagini attraverso lenti diverse, dall’idrodinamica all’ecologica,” dice Rubin a VICE via email.

Se le origini di questa estinzione lontana rimangano incerte, non lo è invece il fatto che gli esseri umani siano la causa dell’attuale moria di squali nel mondo. Decine di milioni di squali muoiono ogni anno per colpa dell’uomo.

Ed è fondamentale capire cosa sia successo allo squalo 19 milioni di anni fa per comprendere come conservare le sue specie oggi: entrambi i periodi sono testamento del fatto che anche animali con origini evolutive incredibilmente antiche e persistenti possono scomparire.

“Spero davvero che questo studio spinga altri scienziati a studiare quest’epoca geologica, perché penso che gli squali stiano cercando di dirci che è successo qualcosa di importante allora,” conclude Sibert. “E noi dobbiamo ascoltarli.”