Salute

'La psoriasi per me è un campanello d’allarme, un segno che qualcosa non sta andando'

In Italia quasi 3 milioni di persone hanno la psoriasi. Attraverso testimonianze, parliamo di sintomi, fattori psicologici e trattamenti.
psoriasi
Foto di Ольга Тернавская via AdobeStock.

“Durante il primo lockdown ho notato delle crosticine sul cuoio capelluto. Pensavo fosse un fungo, poi il dermatologo mi ha diagnosticato la psoriasi a placche,” racconta Mattia, 30 anni. “Mi ha detto che in quel periodo era in corso un aumento di casi,” e in effetti la pandemia ha influito anche sulla nostra pelle—e soprattutto sulla quella di chi già soffriva di problemi cutanei.

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Michele Cardone, specialista in dermatologia del Centro Medico Santagostino di Milano, spiega che “la minor esposizione solare, le ore trascorse in casa e gli eventuali problemi lavorativi, con il conseguente aumento di stress, ansia e depressione, hanno portato alla riacutizzazione di molte patologie, dato che la cute è uno degli organi su cui lo stress si manifesta maggiormente e che potremmo considerare come un’estensione della nostra mente.”

In particolare si parla di dermatiti irritative causate dal gel alcolico per l’igienizzazione delle mani, di telogen effluvium post-Covid o da stress (diradamento dei capelli), della nuova forma di acne mascherina-correlata (maskne) e infine, appunto, del peggioramento di malattie infiammatorie come psoriasi e dermatite atopica.

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In Italia soffrono di psoriasi quasi 3 milioni di persone tra i 15 e i 45 anni. Si tratta di un’infiammazione cronica della pelle di origine autoimmune che si riconosce dalla comparsa di chiazze rosse più o meno spesse e squamose su varie parti del corpo, soprattutto cuoio capelluto, gomiti, ginocchia, mani, unghie e fondoschiena. In pratica, il nostro sistema immunitario troppo zelante si mette a produrre più cellule cutanee del necessario, causando inspessimento della pelle, macchie e placche. 

Ci sono diversi tipi di psoriasi, come diversi sono i livelli di gravità, con desquamazioni più o meno estese. Ma non sempre si tratta solo di una malattia della pelle. In circa il 30 percento dei casi, la psoriasi si associa infatti a una forma di artropatia infiammatoria (artrite psoriasica) che provoca dolore, gonfiore e rigidità alle articolazioni. Non solo: può essere una patologia multiorgano che, come spiega Enzo Berardesca dell'Istituto Dermatologico San Gallicano, “interessa non solo le articolazioni ma anche alcuni metabolismi come il diabete e le iperlipemie.” Un tempo la psoriasi, spiega il dottor Cardone, “veniva definita la ‘malattia dei sani’ ma col tempo sono state evidenziate numerose comorbidità.”

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Anche le cause generali della psoriasi non sono ancora chiare e si immagina un mix di fattori genetici, condizioni ambientali e fattori psico-emotivi. Di sicuro ci sono diversi elementi che possono favorire la comparsa del disturbo o peggiorare la situazione. Tra questi fumo, alcol, sovrappeso, stress ma anche traumi locali, ustioni o reazioni allergiche a farmaci come gli antinfiammatori o i betabloccanti.

Psoriasi: quali sono i primi sintomi?

Se Mattia si è reso conto del suo problema solo nell’ultimo anno, Giovanni, 31 anni, ci convive da parecchio tempo. Definisce “traumatica” la comparsa dei primi sintomi perché è avvenuta durante l’adolescenza, quando il rapporto con il proprio corpo non è esattamente ai massimi storici. “Avevo 15 anni e difficoltà a relazionarmi con il mondo esterno. A un certo punto mi sono comparse delle macchie sulle mani e, subito dopo, dei segni profondi sulle unghie. Da lì la psoriasi si è diffusa rapidamente su altre parti del corpo in modo più o meno forte a seconda dei periodi.”

Anche Diana, 31 anni, ha a che fare con questo disturbo già da un po’ di tempo, circa sei anni: “All’inizio pensavo di avere un’allergia ai tessuti sintetici. Avevo un forte prurito che da dietro le ginocchia si estendeva a quasi tutte le gambe. Ho cambiato completamente il guardaroba e qualche miglioramento c’è stato, perché la mancanza di traspirazione peggiora sempre la situazione, ma nulla di decisivo, così mi sono rivolta al medico di base che mi ha prescritto una visita dermatologica.”

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I trattamenti per la psoriasi

La psoriasi, dicevamo, è una malattia cronica che si ripresenta ciclicamente in forma più o meno acuta. Non è quindi guaribile, ma è possibile tenere i sintomi sotto controllo. Nei casi più leggeri si preferisce la terapia topica, cioè unguenti, emollienti e pomate. Nei casi più resistenti, come spiega Berardesca, “ci sono i trattamenti che vanno dai retinoidi sistemici, alla ciclosporina e metrotessato, fino ad arrivare ai più moderni farmaci biologici che, modulando le risposte immunitarie, riducono l'infiammazione sia cutanea che sistemica.”

Un aspetto importante della terapia però è modificare il proprio stile di vita con una serie di accorgimenti che vanno dalla dieta all’eliminazione di fumo e alcol. Accorgimenti che non tutti si sentono di affrontare. Mattia spiega che l’unico farmaco che usa è un unguento per lenire le macchie: “Il dermatologo mi ha anche consigliato di evitare gli eccitanti, i cibi piccanti, i latticini, l’alcol e il fumo—se volessi davvero risolvere il problema, dovrei cambiare completamente stile di vita, sia per quanto riguarda appunto alcol e fumo che per lo stress lavorativo, perché sono un freelance e ho dei periodi in cui lavoro molto e con deadline molto strette.” 

Tra gli svantaggi di avere un disturbo cronico ci sono ovviamente le spese legata alle cure e la psoriasi non fa eccezione, anche se le forme più gravi possono essere esenti dal ticket. “L’unguento,” spiega Mattia, “come molti prodotti dermatologici, è piuttosto costoso. Un tubetto costa sugli 80 euro, anche se per fortuna dura qualche mese.”

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Secondo Diana, un altro aspetto importante (e costoso) è rappresentato dalla necessità di rivoluzionare la propria skincare routine e le abitudini igieniche: “Devi abituarti ad acquistare tutto in farmacia spendendo il quadruplo per creme e detergenti che prima compravi tranquillamente al supermercato.”

In questo periodo della sua vita, Giovanni ha la fortuna di avere solo segni molto lievi e di fare a meno dei farmaci. “Provo a gestire lo stress, cerco di evitare cibi che possono avere particolari correlazioni e utilizzo prodotti per l’igiene specifici. In passato, nei momenti in cui la psoriasi si è presentata in forme decisamente più invasive, ho seguito terapie con pomate al cortisone e farmaci abbastanza aggressivi. La chiave fondamentale però è stata quella di provare a reagire alle situazioni stressanti che mi creavano ansie. La psoriasi per me è un campanello d’allarme, un segnale che mi aiuta a capire che qualcosa nella mia vita non sta andando nella giusta direzione. Negli anni l’ho trasformata in una sorta di consigliera fisiologica.”

L’importanza dei fattori psicologici nella psoriasi

Dato che lo stress è tra i principali fattori di innesco, uno degli aspetti più problematici della psoriasi è che si acutizza nei momenti di maggiore fragilità psicologica. “Insomma”, spiega Giovanni, “non è proprio bello che in un periodo particolarmente pesante della tua vita il corpo ti si riempia di macchie visibili a tutti. È il fattore che rende la psoriasi una vera merda e che può contribuire ad auto-alimentarla.”

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Nel caso di Mattia, “essendo simile alla forfora, quando indosso vestiti scuri mi capita di sentirmi a disagio perché ho paura di avere le pellicine sulle spalle.”

A Diana—che racconta di non aver messo gonne o capi che scoprissero le gambe per un anno, per via dei segni troppo evidenti—il dermatologo consiglia spesso di andare al mare, di prendersi una vacanza, oltre che bere meno e mangiare meglio. “Il problema è che sono cose che in genere non posso fare. Se potessi prendermi una vacanza vorrebbe dire che la mia vita è meno stressante di quella che è, e forse anche la psoriasi sarebbe già sotto controllo.”

Come spiega Cardone, “la psoriasi è conosciuta anche per i suoi effetti potenzialmente negativi sulla salute mentale. Il consulto con un* psicolg* è quindi sempre raccomandabile, come lo è creare una buona relazione medico-paziente e avvalersi di più specialisti per dare vita ad una alleanza terapeutica funzionale ed efficace.”

A tanti anni dagli episodi più acuti, Giovanni pensa che una consulenza psicologica gli sarebbe stata di grandissimo aiuto: “Sono stato fortunato perché, per puro caso, diverse cose della mia vita sono cambiate e grazie a questo la psoriasi si è manifestata in maniera sempre meno violenta. Stando alla mia esperienza, però, un supporto avrebbe potuto accorciare le fasi più pesanti di svariati mesi.”

Mattia frequentava già una psicologa e, come spiega, “Uno degli obiettivi che lei si è prefissata è farmi acquisire l'equilibrio interiore per poter reagire allo stress e limitare quello che lei pensa essere un sintomo di disequilibrio, la psoriasi appunto.”