Questa frazione vicino a Malpensa è praticamente diventata una città fantasma

Strade dissestate, buchi nell’asfalto, decine di abitazioni in rovina. Passeggiare all’interno della frazione di Case Nuove, nel comune di Somma Lombardo (Varese), a pochi passi dall’aeroporto di Malpensa, è quasi come trovarsi in uno scenario post-apocalittico.

Qui, in una zona che si estende per più di 689mila metri quadrati, oggi abitano soltanto 200 persone. Fino al 1999, anno del primo bando indetto dalla Regione Lombardia sulla base dell’articolo 43 della legge 144 del 17 maggio, ce n’erano circa 900.

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Con quel decreto veniva avviato un processo di delocalizzazione dei centri abitati posti nelle immediate vicinanze di Malpensa, zona ritenuta non più abitabile a causa dell’inquinamento acustico dell’aeroporto.

Ai residenti erano state offerte valutazioni vantaggiose e indennizzi per convincerli a lasciare le loro abitazioni, su base volontaria. L’intero costo dell’operazione sarebbe stato poi pagato con fondi ministeriali.

L’evoluzione dell’aeroporto milanese, però, ha finito col non seguire i ritmi che tutti si erano immaginati. Lasciando questo paesino lombardo sostanzialmente disabitato.

Molti, infatti, alla fine hanno scelto di andarsene, ingolositi anche dai fondi offerti per costruirsi una nuova casa—e che arrivavano anche a 600mila euro. Altri hanno invece deciso di restare.

“Noi siamo rimaste perché qui stiamo bene, abbiamo quello che serve per vivere, e c’è soprattutto tranquillità,” ci spiegano Maria e il suo gruppo di amiche sulla settantina che incontriamo al bar Samarcanda—praticamente l’unico punto di ritrovo di questa piccola comunità.

“Tanti sono andati via, prendendo un sacco di soldi. Ma a noi la cosa non è mai interessata.”

L’impatto con Case Nuove è abbastanza impressionante. Le prime cose che si notano sono la desolazione e l’incredibile silenzio di tutta l’area, spezzato soltanto dal rumore degli aerei—almeno una decina nel giro di un’ora.

Su una panchina è rimasto un cuscino scucito, sul citofono arrugginito di una casa c’è un adesivo che invita i testimoni di Geova a non suonare. L’interno di una tapparella rotta è diventato il cestino di decine di bicchierini di caffè.

In giro, a parte noi, non c’è praticamente nessuno—fatta eccezione per un signore che fa jogging tra il grigiore degli edifici dismessi. Hanno quasi tutti il cancello aperto, le porte d’ingresso spalancate, i serramenti spaccati, le finestre murate.

Eppure l’aria di abbandono di Casa Nuove stride in maniera netta con la presenza di ben cinque alberghi, tutti dalle 3 alle 4 stelle. Sono frequentati soprattutto da viaggiatori in transito per l’aeroporto.

È un’immagine quasi turistica, in realtà conseguenza della nascita di Malpensa nel secondo dopoguerra: prima di allora Case Nuove era una località molto tranquilla, dove la gente poteva coltivare il proprio orto lontana dalla confusione del centro cittadino.

Per capire un po’ di più della situazione abbiamo incontrato Stefano Bellaria, sindaco di Somma Lombardo, e Ilaria Ceriani, assessore alla pianificazione territoriale.

“Il più grosso problema nella gestione di Case Nuove—esordisce Ceriani—è stato causato dalla delocalizzazione a macchia di leopardo: alcuni immobili si sono svuotati completamenti, mentre quelli composti da più unità immobiliari non sono stati tutti sgomberati. Ci sono ancora famiglie che vivono a fianco di case ormai diroccate.”

Quanto agli immobili abbandonati “ancora utilizzabili—prosegue l’assessore—sono stati dati in comodato d’uso gratuito ad alcune associazioni. Quelli invece completamente isolati verranno abbattuti. La prima fase della demolizione è stata nel febbraio 2015, la prossima si terrà quest’estate.”

I terreni all’interno di Case Nuove restano edificabili, ma non per la residenza. L’obiettivo del Comune è di costruirci uffici da destinare al settore terziario.

“Vorremmo modificare Case Nuove in funzione dell’aeroporto—afferma il sindaco—perché già in origine questa frazione era stata pensata sul sogno della Grande Malpensa. Allora si puntava a rendere l’aeroporto uno scalo da 30-40 milioni di passeggeri l’anno improntato sulla presenza di Alitalia, ma questo non è mai avvenuto: oggi il traffico di Malpensa è la metà di quello sperato, Alitalia è mezza fallita e tutto il Terminal 2 è low cost e in mano a EasyJet.”

È per queste ragioni che a Case Nuove sono sorti così tanti hotel, molti realizzati prima ancora che venisse ultimato lo Sheraton, l’enorme albergo all’interno di Malpensa.

Quello del 1999, nonostante ciò, non è rimasto l’unico bando mirato alla delocalizzazione di Case Nuove.

Nel 2005 ne era stato indetto un secondo, dopo l’emanazione della legge 266, con un aumento delle valutazione e degli indennizzi arrivato alla cifra di 1920 euro al metro quadro.

Delle 82 famiglie toccate dal processo di delocalizzazione, solo il 17 percento è rimasto nel territorio di Somma Lombardo; il 35 si è trasferito nei comuni limitrofi, mentre il 47 ha scelto di spostarsi più lontano.

Tuttavia, per il futuro di Case Nuove, l’amministrazione immagina di puntare a favorire lo sviluppo economico delle aree delocalizzate.

“La residenza non ha più senso di esistere,” concordano sindaco e assessore. “La vocazione in favore dell’aeroporto è così forte che sarebbe un peccato non sfruttarla.”

Al momento la situazione resta in fase di stallo. Il Comune ha le mani legate per quanto riguarda quegli edifici composti da più unità e ancora parzialmente abitati. In sostanza, Case Nuove è diventato un luogo di passaggio, ospitando per un certo periodo, all’Hotel Cervo, anche un centinaio di migranti.

La frazione ha assunto i connotati di un grosso parcheggio, dove i turisti arrivano, risiedono in alberghi più che dignitosi, ma poi ripartano. Nessuno, a parte i vecchi e pochi residenti, resta.

Per sapere come cambierà l’aspetto di Case Nuove bisognerà probabilmente aspettare l’abbattimento di quest’estate. Per il momento l’unica cosa certa sono gli aerei che passano sopra le teste dei suoi abitanti ogni ora.

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Tutte le foto sono di Indro Pajaro/VICE News