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Chadia Rodriguez ci ha ridato Jake La Furia

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Uno dei più grandi crucci della vita di un fanboy del rap post Club Dogo è la carriera di Jake La Furia. Non perché nella carriera di Jake dopo i Dogo ci sia qualcosa di sbagliato, intendiamoci: è molto più probabile che ci sia qualcosa di sbagliato in me (fanboy del rap italiano, per l’appunto).

Vedere Jake divertirsi con La Profunda Melodia è qualcosa che al contempo mi rende felice—se è felice uno dei rapper migliori della storia italiana, perché non dovrei esserlo io?—e triste—proprio perché uno dei migliori rapper della scena italiana sempre più spesso smette i panni del miglior rapper della scena italiana e veste quelli di Pitbull.

Ora, non andrò ad analizzare la SIAE di Jake post Dogo né le sue scelte artistiche, ma gioirò con voi nel notare che le ultime tre strofe di Jake mandano a casa chiunque abbia qualcosa da dire e confermano che se Jake volesse tornare a rappare con costanza, be’, non ce ne sarebbe per nessuno. Quindi alla fine è meglio così per la scena tutta, e soprattutto il mercato.

Ho una mente molto scientifica, nonostante io abbia fatto il classico, e sono sempre convinto che ad azione corrisponda reazione. E non mi viene in mente nessun termine migliore di reazione per definire il ritorno alle barre di Jake. Quindi, qual è l’azione che ha scaturito questa reazione?

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Per capirlo forse dovremmo prendere l’esempio di un altro rapper ex Dogo Gang: Marracash. Siamo nel 2015, “King del Rap” è solo un lontano ricordo, non si hanno molte notizie di Marra se non quella che si è fatto le treccine grazie a un post sui social, finché un bel giorno non esce il video di “Real Royal Street Rap”.

Le treccine ci sono ancora, ma la cosa che traspare più di tutti è il sorriso a un milione e mezzo di denti sulla faccia di Marra mentre rappa, lui che quasi ci aveva abituati a una condizione di scazzo perpetuo. Alla prima occasione utile, in un’intervista alla radio che vi linkerei ma che non ritrovo, gli chiesi conto di questo gioioso ritorno allo street rap. Lui mi rispose così:

“C’è stata, da una parte, una sorta di maturità per cui a un certo punto ho deciso di imboccare una determinata strada. La mia attitudine di partenza è il rap street, di attaccamento al quartiere, che mi piace fare nonostante non attecchisca nel nostro paese. Lauro, in tutto ciò, ha avuto sicuramente un ruolo. Quando l’ho conosciuto ho rivisto me stesso alla sua età, sia a livello umano che artistico. È anche grazie a lui se ho ritrovato un certo entusiasmo”.

Siamo nel 2019 e se oggi queste parole ora sembrano strane allora erano perfettamente in quadra: negli occhi di tutti Marra era “rinato” (non che fosse mai morto, infatti notare le virgolette) anche grazie ad Achille. E può fare strano che Jake si riveda in Chadia: sono due persone diverse, partendo dal sesso fino ad arrivare a quello che sappiamo della storia personale di entrambi. Ma da quando Chadia e comparsa sotto l’ala protettrice di Big Fish e, per l’appunto, Jake, anche quest’ultimo è tornato felice di spaccare il culo a tutti con le barre e gli incastri. Non che avesse mai smesso, intendiamoci, ma come “Testa o Croce” con Egreen erano più chicche per nostalgici che strofe da mostrare al mondo esterno con orgoglio.

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Nell’ultimo annetto, invece, sono comparse cose come la strofa con Nerone, il recente feat in “3G” di Chadia, quello con Mostro in “Non Ti Devo Niente” di DJ Dropsy e, questa notte, “Torcida”, il primo singolo del disco di Big Fish, sulla cui base rappano Fibra, Emis, Chadia e ovviamente Jake. Ecco, se non siete fan del Jake danzereccio e festoso (male, perché è solo l’evoluzione del Jake di “Weekend”, contenuta un disco fin troppo sottovalutato ma fatto di sole hit), qui l’autore di “Serpi” vi dimostra cosa cazzo voglia dire scrivere una strofa rap. E lo fa senza urlare, senza extrabeat, senza citazioni ad altri se non a sé stesso. Che bello.

Su ogni barra si potrebbe scrivere un trattato, ma non mi dilungherò. Jake torna con il suo nuovo personaggio da vendicatore del rap fatto con la erre maiuscola: se la prende con questi mezzi g che non hanno mai visto una pistola, così come in “3G” se la prendeva con le scelte stilistiche non proprio in linea con il new era e il look total black a cui ci ha abituati. Ha un po’ l’amaro in bocca (“In questo rap game ho più scarpe che amici”) ma anche orgoglio, perché sappiate che lui di questo rap italiano ha scritto l’ABC—barra sua. Se tutto ciò non bastasse, allora, vi propongo solo di piangere sentendo Jake, nel 2019, dire “Mio Dio, sporchi crimini nella mia bio”.

Tommaso è su Instagram.

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