I Cinque Stelle a Roma stavano per fare una cosa più di destra di Alemanno

Gianni Alemanno è considerato più o meno all’unanimità—tranne da Alemanno stesso, credo—uno dei peggiori sindaci che Roma abbia mai avuto. Nei suoi cinque anni da primo cittadino della Capitale ne sono successi di tutti i colori: alla festa per il successo elettorale le scale del Campidoglio si erano riempite di saluti romani, il debito della città è schizzato alle stelle, e i suoi ex camerati hanno trovato posti e poltrone nelle municipalizzate.

Eppure, c’è una cosa che persino lui non è riuscito a fare: intitolare una strada a Roma a Giorgio Almirante. Storico esponente del neofascismo italiano, Almirante è stato segretario del Movimento Sociale Italiano dal 1947 al 1950, e poi dal 1969 al 1987. Prima aveva aderito alla Repubblica di Salò, ed era ovviamente stato un convintissimo sostenitore del regime fascista.

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Dal 1938 al 1942 collaborò, in qualità di segretario di redazione, all’infame La difesa della razza. E qui, ad esempio, scriveva cose di questo genere: “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza.” Potete capire anche voi, insomma, quanto la sua eredità politica sia controversa—anche a destra, come testimoniano le parole di Gianfranco Fini di qualche anno fa.

Bene: dove non è arrivato Alemanno, ci stavano per pensare i Cinque Stelle. Ieri sera è passata una mozione presentata da Fratelli d’Italia per introdurre una via dedicata ad Almirante. I voti favorevoli sono arrivati dal partito di Giorgia Meloni e da quelli del M5S; i consiglieri astenuti sono stati due, mentre solo uno si è detto contrario (Maria Agnese Catini, dei Cinque Stelle).

Gli altri gruppi non erano presenti; il Partito Democratico non c’era in segno di protesta per l’assenza della sindaca Virginia Raggi.

Quest’ultima, infatti, si trovava negli studi di Porta a Porta per la registrazione della puntata. Ed è qui che si è verificato un sipario francamente incredibile. Quando Bruno Vespa ha parlato dell’approvazione della mozione, Raggi è stata del tutto colta alla sprovvista. “Non sapevo nulla, mi sorprende,” ha affermato. “Sono qui da lei, e mi sono allontana dal Consiglio comunale da qualche ora.”

Successivamente, sempre nello studio, ha risposto alla domanda se condividesse o meno quella scelta: “Se l’Aula ha votato favorevolmente è perché i consiglieri M5S si sono determinati in questo senso. Quindi assolutamente sì: se hanno votato, evidentemente vogliono intitolare una strada a questo personaggio [sic]. Prendo atto della volontà dell’aula, che è sovrana come il Parlamento.”

Per tutta la sera, comprensibilmente, si sono sollevate diverse polemiche—dalle opposizioni in primis, fino alla comunità ebraica. Quest’ultima, in una nota, ha definito la decisione del Campidoglio su Almirante “una vergogna per la storia di questa città. Chi ha ricoperto il ruolo di segretario di redazione del Manifesto per la Difesa della Razza, senza mai pentirsene, non merita una via come riconoscimento.”

Nella notte è arrivato l’ultimo colpo di scena: Raggi ha bloccato tutto. “Nessuna strada a Roma sarà dedicata a Giorgio Almirante,” recita un’agenzia dell’Ansa. Oggi, inoltre, la sindaca dovrebbe presentare una mozione—insieme ai consiglieri del M5S—per “vietare l’intitolazione di strade ad esponenti del fascismo o persone che si siano esposte con idee antisemite o razziali.”

Che dire, oltre a rilevare l’incoerenza del M5S? Nulla più di questo: quelli che si professano orgogliosamente “né di destra né di sinistra,” stavano per fare una cosa che più a destra di così non può—con buona pace di chi si ostina a intravedere nei Cinque Stelle scampoli di “sinistra.”

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