Música

Colonne sonore bellissime: Vangelis


La nostra adorata rubrica dedicata alle colonne sonore bellissime stavolta si occupa dei compositori bravissimi dietro ad esse. Così farete ancora più bella figura in giro.

Evangelos Odysseas Papathanassiou meglio noto come Vangelis, mi sta simpatico non solo per il suo lunghissimo nome ellenico o per il suo attuale aspetto che fa pensare a un Babbo Natale hippie che fuma erba. Pur essendo uno dei più importanti compositori viventi, non sa leggere neanche una nota e non ha mai studiato musica. È naturale voler bene a un autodidatta: mi fa ben sperare che pur non facendo un cazzo tutto il giorno potrei combinare qualcosa di sensato nella vita.

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L’uso sconfinato di strumenti nella musica di Vangelis va di pari passo con la mole di lavori e collaborazioni di cui si è reso protagonista sin dall’inizio della sua carriera. Sul finire degli anni Settanta ha partecipato alle registrazioni di tre dischi dei Krisma, anche perché il gruppo new wave italiano veniva prodotto dal fratello di Vangelis.

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Ma il successo globale di Vangelis arriva grazie alla composizione di colonne sonore, al punto che chiunque di voi ha certamente ascoltato almeno una volta nella vita una sonorizzazione del greco barbuto. E se non lo avete fatto è perché siete sordi, ma questo non vale.
L’esordio è un film porno: Sew Power del 1970, diretto da Henry Chapier. Immediatamente seguito dalla sonorizzare di un discreto numero di documentari sul mondo animale, diretti Frédéric Rossif.

Momenti di gloria

Inevitabilmente il successo fu immediato e permise a Vangelis di ritagliarsi un posto di rilievo tra i compositori contemporanei. Inizia una piccola ma significativa collaborazione con Ridley Scott, che oltre alla colonna sonora di 1492 – La conquista del paradiso con il quale si celebrò il cinquecentesimo anniversario della scoperta dell’America nel 1992, gli affidò la completa soundtrack di Blade Runner.

Prima di diventare il film cult che tutti conosciamo, Blade Runner fu una fonte continua di disastri al limite della tensione. In primo luogo tra gli sceneggiatori e Philip K. Dick, autore del romanzo da cui il film è tratto, Il cacciatore di androidi. Poi tra Ridley Scott e Harrison Ford: l’attore protagonista era stato scelto solo dopo che furono scartati altri nomi come Sean Connery, Jack Nickolson, Clint Eastwood o Al Pacino e dopo che Dustin Hoffman ebbe abbandonato per dissidi vari. Un rapporto nato storto e che perdurò per tutte le lunghe e faticose riprese. Non bastasse, i guai arrivarono anche dalle varie produzioni, che stanziarono fondi per poi ritirarli e solo in extremis si riuscì a trovare il denaro necessario per completare il capolavoro di fantascienza che è oggi. Anche per questo motivo esistono ben sette versioni del film, alcune profondamente differenti tra loro in base all’ingerenza sul lavoro di Scott, disponibile oggi nella versione Final Cut.

In tutto questo disordine, l’unica costante fu la musica di Vangelis, che diede un apporto fondamentale al film. In questo caso non c’è un main theme rimasto indimenticabile, è bensì l’atmosfera creata dai sintetizzatori, assieme agli scenari distopici e inquinati della Los Angeles del 2019, a segnare una tappa fondamentale nella sonorizzazione di film di fantascienza e non solo.

Le numerose tracce, più che amplificare, assecondano la claustrofobia generata incessantemente dalle riprese nelle vie sovraffollate della città colpita da una pioggia costante e illuminata esclusivamente da luci artificiali anche di giorno, provocando un vago senso di inadeguatezza allo spettatore/ascoltatore. Al contrario, non manca l’esaltazione delle scene di particolare suspense, come quella in cui il replicante Roy Batty cava gli occhi all’ingegnere suo creatore. Seguendo alla perfezione il filo conduttore emotivo, tutta la colonna sonora alterna stati di tensione a stacchi più o meno rivelatori e futuristici, restando però fermamente ancorata a melodie cupe.

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Tutto il valore di Vangelis—e probabilmente il punto cardine per riconoscere un compositore di importanza massima—sta nella già accennata capacità di entrare nella vita di tutti i giorni attraverso i propri accompagnamenti musicali. Coadiuvato dall’utilizzo di alcuni suoi brani per spot e sigle televisive, che ne hanno accelerato la diffusione e l’associazione a determinate immagini o situazioni, il suo lavoro è divenuto trasversale e di fruizione universale: di certo l’obiettivo primario per chi ricopre questo ruolo. Un risultato non da tutti, soprattutto se, come nel caso di Vangelis, la regola è sempre stata quella di sostenere l’immagine, anziché prevaricarla offuscandone la centralità. Questo è quel che fa un grande compositore, se ne sta un passo dietro senza eccessivi protagonismi: solo se il lavoro è superlativo, la musica sopravvive alle immagini.

Vangelis è dunque superlativo, per questo nel 1995 l’International Astronomical Union’s Minor Planet Center gli ha intestato un asteroide che fluttua tra Giove e Marte, affinché anche l’universo abbia la giusta colonna sonora e non più il silenzio perpetuo.

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