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L'inno nazionale della Libia di Gheddafi—un uomo che fra le altre cose aveva stampato una sua versione del Corano—si intitolava "Allah akbar," e gli insorti di Brega nel 2011 usavano continuamente quell'espressione, probabilmente per riappropriarsi del loro caro vecchio modo di dire che Gheddafi aveva scippato loro, inglobandolo nel suo strambo "discorso nazionale." Così come chiunque, ai tempi di Forza Italia, avrebbe voluto dire "forza Italia" durante una partita della nazionale di calcio senza dover per forza citare—in automatico—il partito di Berlusconi.
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L'11 aprile ImolaOggi, una testata famosa per le sue bufale islamofobe, riporta che "un giovane extracomunitario" di pelle nera è entrato in una chiesa con uno zaino e ha iniziato a urlare "Allah akbar." Il parroco, che stava dicendo messa, "non si è fatto intimidire" e ha continuato imperterrito a svolgere la funzione mentre il panico si impadroniva dei fedeli.Picchionews più tardi precisa che il ragazzo—di nazionalità italiana—è cristiano, è entrato in chiesa a pregare, per farsi accogliere ha disegnato con le braccia un grande cuore ma questa cosa è stata equivocata: alcuni hanno pensato che stesse muovendo le braccia "come fanno i musulmani quando pregano" (anche se poi i musulmani quando pregano non fanno questi grandi gesti con le braccia).
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Poi ci si mettono anche i burloni. Nel gennaio 2016 uno di loro ha scritto un messaggio diretto a Radio Subasio, via Whatsapp: "Allah akbar, vi stermineremo tutti, comanderà la legge di Allah." Qualche mese prima sono stati avvistati "sei scugnizzi napoletani" che sparavano botti urlando "Allah akbar."La sera del 16 luglio 2016, a Viterbo un gruppo di "buontemponi" ha gridato "Allah akbar" fuori da un locale; il titolare di quest'ultimo ha raccontato a un giornale locale che si è trattato di uno scherzo, ma "uno scherzo di pessimo gusto, con tutto quello che succede nel mondo ogni giorni."Nel pomeriggio del 19 luglio, invece, tre italiani a bordo di un suv sono passati davanti ad una caserma dell'esercito a Castel Maggiore (Bologna) e si sono rivolti ad alcuni militari in divisa dicendo "Allah akbar." Una volta rintracciati i tre si sono difesi parlando di uno scherzo, ma la procura di Bologna ha comunque aperto un fascicolo per procurato allarme.
C'è anche il capitolo delle scritte "inneggianti" che si trovano ovunque, negli scantinati, nelle case abbandonate. La rete è piena di report in merito, così come di persone che urlano la frase nei contesti e per i motivi più vari. Il 24 gennaio a Spinea (Venezia), tal Edward Requelle, un cittadino francese, entra in autobus. "Quest'uomo trasandato con l'aria minacciosa che andava su e giù e fissava," a un certo punto urla "Allah akbar." Fermato dai carabinieri oppone resistenza per essere infine condotto "nel reparto di Psichiatria all'ospedale di Dolo." Più recentemente—il 17 luglio—nella metro di Roma due tunisini hanno gridato "Allah akbar" per fuggire più agevolmente dopo un furto finito male.Castel Maggiore: gridano 'Allah Akbar' davanti alla Caserma, 3 persone denunciate — Bologna Today (@bolognatoday)July 20, 2016
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«Hallah Akbar» scritta (con errore) sul muro: solo una bravata — Giornale di Brescia (@GdB_it)December 3, 2015
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Albanese spara colpo di pistola (rubata) in un parco di Ravenna. E in casa scritte 'Allah akbar!' — GIULIA GALBIATI (@GIULIAGALBIATI1)22 luglio 2016
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Sei giorni dopo allo stadio di Manchester scatta l'allarme bomba e la partita in programma viene rinviata. Quello che era stato individuato come un ordigno dinamitardo era molto realistico, ma falso: era stato lasciato lì per sbaglio durante l'esercitazione precedente.Nel frattempo la profezia si era autoavverata davvero, nella forma più storta possibile. Il 10 maggio scorso, nei pressi di Monaco di Baviera, uno "squilibrato tedesco di 27 anni" niente affatto musulmano e senza nessun musulmano in famiglia, decide di assalire e uccidere dei passanti urlando la famosa frase. A Wurzburg, sempre in Germania, il 19 luglio un 17enne afghano ha ferito tre persone su un treno a colpi di coltello e ascia; l'atto è stato poi rivendicato dall'ISIS, e secondo dei testimoni l'assalitore avrebbe gridato "Allah akbar." Anche nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, in Francia, i due attentatori che il 26 luglio hanno ucciso un prete—e giurato fedeltà al sedicente Stato Islamico— avrebbero pronunciato l'espressione prima di essere "neutralizzati" dalla polizia.***Insomma: è ovvio che in tanti usino "Allah akbar" per accreditarsi in senso religioso e, anche, che in tanti vogliano appropriarsi dell'espressione, esserne i più visibili portatori pubblici. E fra questi, appunto, ci sono i terroristi.Ma è qui che viene il bello. Perché se noi associamo l'espressione al terrorismo, rimarcando questo collegamento in ogni trafiletto che lo riguarda, facciamo un favore ai terroristi che, con il loro 0,000001 di consensi nel mondo islamico, diventano così i gestori unici della più usata "menzione di Dio" nell'Islam.Ho preso questa storia di "Allah akbar" per esemplificare un problema chiaro: per raccontare cose così ci vuole un sacco di tempo e non è detto che qualcuno, alla fine di un racconto del genere, si convinca delle buone ragioni di chi l'ha narrato. Anzi, spesso accadrà che qualcuno ti dica che sei un "relativista" o anche un "buonista", o anche un pedante professorotto poltronato. A volte ti diranno che sei un "cattivo maestro"—a me è successo decine di volte.Nel frattempo, però, il "segnale" che pensiamo di ricevere ogni volta che sentiamo l'espressione continua a essere quello sbagliato. Se prendiamo quello come unico parametro, prendiamo cantonate a ogni piè sospinto. Ed è quello che facciamo sistematicamente, alimentando la voglia di visibilità di efferati assassini e attirando a loro torme di disturbati mentali.Lorenzo Declich è un esperto di mondo islamico contemporaneo. Co-traduttore dall'arabo di saggi e romanzi, ha curato libri e collaborato con diverse testate giornalistiche. Nel 2015 ha pubblicato L'islam nudo: le spoglie di una civiltà nel mercato globale;nel 2016 Giulio Regeni. Le verità ignorate e Islam in 20 parole. Seguilo su Twitter.Segui la nuova pagina Facebook di VICE Italia: