Se le pubblicità del periodo natalizio ci hanno insegnato qualcosa, è che il Natale è un pessimo periodo dell’anno in cui trovarsi senza compagnia: se sei giovane, in salute e fai parte della classe media, passare il 24, il 25 e il 26 circondato da persone che ti vogliono bene è quasi un obbligo.
Ma cosa succede se decidi di passare quei giorni come un qualsiasi altro giorno dell’anno? Abbiamo chiesto ad alcune persone che, per varie ragioni, hanno deciso di passare il Natale da sole di raccontarci com’è andata.
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NATALE DA SINGLE
Durante le vacanze di Natale mi piaceva molto tornare dalla mia famiglia e dagli amici nel nord della Gran Bretagna, ma poi ho divorziato. Mi sono trovata a dover affrontare una brutta separazione proprio quando tutte le persone che conoscevo si stavano sistemando. L’ultima volta che sono tornata a casa, non c’era nessun altro.
Fondamentalmente, non c’è modo migliore per sentirsi un disastro completo del presentarsi a casa dei propri genitori per il Natale sola, divorziata e senza figli.
Così, l’anno successivo ho deciso che sarei rimasta da sola a Londra. Continuavo a ricevere inviti per pranzi e cene di Natale; tutti erano convinti che fossi così depressa e triste che dovevano per forza invitarmi a casa loro, ma a dire la verità ero piuttosto elettrizzata all’idea del mio primo Natale in solitaria. Sono andata a fare la spesa e ho scelto il menù natalizio, e la mattina del 25 dicembre sono uscita per una bella passeggiata. Tornata a casa, ho chiamato la mia famiglia e ho iniziato a preparare la cena in tutta calma con le canzoni di Frank Sinatra in sottofondo. È stata una giornata all’insegna della tranquillità, proprio quello che volevo.
Credo sia importante ricordarsi che anche i grandi eventi, come il Natale o il proprio compleanno, sono giorni che possiamo passare nella più completa solitudine. Oggi per me il Natale è diventato un momento in cui pensare a quanto amo la vita che ho scelto, una vita in cui ho smesso di voler disperatamente essere la persona che gli altri volevano che fossi e ho abbandonato tradizioni e convenzioni sociali che non sento mie.— Laura
LO SPECIALIZZANDO
Lavorerò sia la Vigilia, sia il giorno di Natale. Divido l’appartamento con un altro ragazzo, che torna a casa per le vacanze, quindi quando rientrerò dal turno in ospedale sarò completamente solo.
Anni fa anche in reparto veniva organizzato un cenone di Natale gratuito per il personale ospedaliero—la mensa mandava su in reparto un po’ di leccornie. Si racconta addirittura di chirurghi che avrebbero affettato il tacchino con i bisturi della sala operatoria.
Non mi è mai dispiaciuto passare il Natale in reparto, perché anche tra le mura dell’ospedale si respira lo spirito natalizio e festeggiare insieme ai colleghi ci faceva sentire molto uniti.— Chris
LA PECORA NERA DELLA FAMIGLIA
Da bambino non ho mai festeggiato il Natale o i miei compleanni a casa. Mia madre è una testimone di Geova, mentre mio padre vive negli Stati Uniti. A 13 anni me ne sono andato di casa e ho passato molti Natali da solo. Il mio orientamento sessuale ha fatto di me la pecora nera della famiglia, e visto che anche la nonna—a causa dell’età—tende a venir messa da parte, negli ultimi anni il Natale l’ho passato con lei.
Credo sia importante scegliere consapevolmente cosa si vuol fare a Natale, nonostante tutte le pressioni che si subiscono di solito. Per alcuni anni ho vissuto il Natale in modo avventuroso—passavo la notte in hotel o me ne andavo da qualche parte, ad esempio. Ricordo che un anno ero a Glasgow, e ci è mancato poco che dessi fuoco all’hotel in cui alloggiavo con una candela messa troppo vicino agli addobbi. Un’altra volta sono andato in missione sulle Highlands scozzesi in cerca di una specifica razza di mucche, convinto di aver trovato uno scopo valido al mio Natale.
Lo so che non lo fanno apposta, ma tutti danno per scontato che tu abbia una grande famiglia e abbastanza soldi per fare i regali. Per loro è ovvio che tu abbia una madre e un padre e una situazione economica relativamente solida. Non si rendono conto che invece per moltissime persone non è questa la realtà dei fatti.—Charlie
L’HANGOVER SOLITARIO
Con i miei genitori in vacanza con i rispettivi compagni e mio fratello da un amico, dopo tre Natali passati con la mia ex, quell’anno a chi mi chiedeva cos’avrei fatto per le feste natalizie rispondevo che le avrei passate con mia madre. Non volevo pensassero di dovermi compatire o si sentissero in dovere di invitarmi a casa loro.
Ho passato la vigilia di Natale in giro per la città con i miei amici, è stato divertente. Poi, verso le quattro del mattino sono tornato a casa e ho deciso di aprire i regali prima di mettermi a letto; scartarli il 25 dicembre è una tradizione per famiglie felici. La situazione, così diversa da ciò a cui ero abituato, mi ha spaventato e mi sono scolato mezza bottiglia di whisky da solo.
Il giorno dopo, cioè il giorno di Natale, mi sentivo uno schifo. Non ero in hangover, ero semplicemente depresso. Quando mi sono svegliato mezzogiorno era passato da un po’, ma ho comunque deciso di rimanere a letto. Ho pensato, “Fanculo, io resto qui.” Poi però ho iniziato a chiedermi quali errori mi avessero portato a trovarmi in quella situazione, completamente solo, il giorno di Natale, a trent’anni.
Da quell’anno, il Natale lo passo a casa di mio padre. Ci ubriachiamo e discuto di politica con i miei parenti più anziani. Ed è bello, ma allo stesso tempo completamente vuoto. C’è un’allegria forzata. Una cosa che mi piace moltissimo, però, è rivedere tutti i miei amici che tornano in città per le vacanze. Quello è fantastico.—Scott
Per vedere altre illustrazioni, visita la pagina di Ella Strickland de Souza. Segui Hazel su @Twitter.