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Come riconoscere e superare una "crisi dei 25 anni"

La crisi del quarto di secolo sta conoscendo una diffusione senza precedenti, grazie anche al fatto che ciò che si faceva a vent'anni ora lo si fa a trenta.
Hannah Ewens
London, GB
Illustrazione di George Yarnton.

Sei in vacanza, fissi il menù con sguardo assente e intanto dentro di te stai sprofondando in un abisso esistenziale. Patatine fritte o al forno? Quali ti piacciono di più? E poi, cosa dovrebbe importartene? Si tratta in entrambi i casi di un modo per mantenerti in vita alla modica cifra di 3,50 euro. Forse dovresti preoccuparti un po' di più dei soldi e meno di queste maledette patatine? Non è forse un segno di immaturità?

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A questo punto alzi lo sguardo e dici al tuo ragazzo che hai scelto le patatine fritte. Quando arrivano al tuo tavolo sono già fredde.

È il primo giorno di lavoro dopo le vacanze e ti senti strana, finché improvvisamente ti accorgi che forse "fa solo freddo in ufficio". Nafisa ti chiede com'è andato il viaggio e tu rispondi che ti sei divertita, e poi anche James te lo chiede e tu dici che è stato fantastico: eri immersa in un mondo che nulla ha a che fare con i livelli di produttività e per un po' non ti sei sentita una ruota di un ingranaggio, inerte, sottopagata e facilmente sostituibile, costantemente con 2.000 o più email da leggere. Poi vai in bagno e dai un'occhiata su Google ai master.

Dubiti di te stessa sempre e comunque, ti senti intrappolata in un lavoro o una relazione che non ti soddisfano minimamente e scoprire cos'è la "vita vera" ti ha lasciato con l'amaro in bocca? È probabile allora che tu stia avendo una crisi del quarto di secolo.

Dopo aver attraversato una crisi ed essersi lasciato diversi pezzi di vita alle spalle, il dottor Oliver Robinson si è affermato in campo accademico studiando le crisi del quarto di secolo come fenomeno contemporaneo. Al telefono mi ha detto che "la crisi del quarto di secolo è un momento di stress e forte instabilità, ma anche di grandi cambiamenti e di potenziale crescita personale."

La crisi del quarto di secolo sta conoscendo oggi una diffusione senza precedenti: il mondo è ormai un posto spaventoso in cui vivere, e a questo si aggiunge il fatto che ciò che tradizionalmente si faceva a vent'anni ora lo si fa a trenta: la gente si sposa e fa bambini in ritardo di un decennio rispetto al passato. Secondo il dottor Robinson "il lato positivo è che questo spostamento lascia più spazio ai ventenni per divertirsi prima di sistemarsi seriamente, ma quello negativo si riscontra nell'aumento delle crisi del quarto di secolo a causa della maggiore instabilità e del maggior stress in questa fascia d'età."

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Robinson distingue tra due diversi tipi di crisi del quarto di secolo. C'è chi si sente bloccato all'interno di una situazione e chi all'esterno—Robinson spiega così la differenza: "In una crisi esterna il giovane sente che non importa quanti sforzi lui faccia, tanto non riuscirà mai a far parte della società adulta. Nella crisi interna, il giovane si ritrova costretto a percorrere una strada che non gli piace e deve quindi decidere ciò che vuole fare con il suo futuro, che si rivela un percorso lungo e doloroso."

Ovviamente, le cose non vanno sempre così. I più fortunati potrebbero trovarsi ad affrontare un eccitante mix di queste due tipi di crisi.

Siccome noi di VICE sappiamo che per superare questo periodo non vuoi sentirti dire che dovresti iniziare un corso di meditazione o creare un diario delle emozioni (grazie per la fantastica idea, mamma), qui troverai alcune idee di life coach, psicologi e persone normali per rendere la tua vita un pochino più gestibile.

Alcuni ragazzi in sella ai loro motorini. Foto di Chris Bethell.

IMPARA A RICONOSCERE IL TUO RIDICOLO, MA NORMALE, TIPO DI RISPOSTA ALLA CRISI

Secondo la life coach e psicologa Karin Peeters, una crisi del quarto di secolo è essenzialmente un forte e prolungato stress causato dall'impossibilità di prendere una decisione. "A quest'impossibilità c'è chi risponde bloccandosi, incapace di agire; altri rispondono invece fuggendo, e quindi lasciano il loro lavoro, il loro fidanzato o la loro città; la terza possibile risposta è l'attacco, anche detto 'lavorerò sodo, andrò in palestra, farò tutto quello che posso per raggiungere un obiettivo qualunque.'"

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Impara a riconoscere il tuo tipo di risposta. La mia sta tra a) paralisi che non mi lascia muovere né prendere decisioni riguardo cosa voglio mangiare a pranzo, e b) irrazionale fuga a gambe levate da una serie di circostanze. Nessuna delle due possibilità è particolarmente allettante, lo so, ma se vuoi analizzare il tuo comportamento e lavorare con i tuoi impulsi al posto di continuare a prendere decisioni alla cieca, provare a essere più consapevole di sé non può che essere d'aiuto.

RICONSIDERA LA TUA CONCEZIONE DI TEMPO

Prendiamo un doloroso cliché sui dilemmi che attanagliano chi sta vivendo una crisi del quarto di secolo: "Ma perché devo tenermi il mio banale lavoro, quando in realtà prima o poi vorrei viaggiare e invece al momento l'unica cosa che sto facendo è avvicinarmi ogni giorno di più alla morte al posto che iniziare a pianificare un viaggio fuori dai circuiti turistici nell'America Centrale?"

Questo tipo di ansia aumenta se si pensa all'immediato, facendo progetti a breve termine. Dovrei fare queste cose ADESSO? Ma proprio in questo istante? La life coach Natalie Dee propone come soluzione un allungamento della nostra concezione di tempo: "Pianifica sul lungo periodo," dice la dottoressa. "Prova a pensare, 'prima dei 30 anni voglio viaggiare per un po'.' È un piano enorme, grandioso, che ti lascia però un margine temporale più ampio per raggiungere il tuo obiettivo. Se dici: prima dei 40 anni voglio davvero costruirmi una carriera professionale di cui ritenermi soddisfatto, oppure, prima dei 50 anni vorrei davvero sistemarmi, ti lasci spazio per poter poi decidere con calma nell'arco di un decennio se vuoi una famiglia o meno, non è più una decisione da prendere ADESSO. "In altre parole, smetti di voler partire domani per la Thailandia e mettiti in testa che hai già almeno cinque anni in più di chiunque altro durante un full-moon party, quindi qualche altro annetto non cambierà la situazione. Il lato positivo è che una pianificazione a lungo termine può essere applicata a ogni altro aspetto della tua vita."

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FIDATI DELLE TUE DECISIONI

Se metti la parola fine a una relazione nel bel mezzo di una crisi esistenziale è scontato chiederti se l'hai fatto perché ti trovavi in un momento difficile; chissà, magari tra due anni ripensandoci ti renderai conto di aver fatto un terribile errore. "Non si tratta di sintomi casuali," sostiene invece Bertie Brandes, co-creatrice della rivista Mushpit, che ha appena pubblicato un numero speciale in cui viene trattato il tema della crisi del quarto di secolo. "Arrivi a un punto nella tua vita in cui capisci che una persona può anche piacerti, ma che in realtà è uno stronzo. E io non ho più voglia di queste cose. È un'età in cui l'egoismo gioca un ruolo fondamentale, in cui è sano e giusto essere ossessionati da se stessi per un po'."

Se sei egoista, impari a conoscerti meglio e capisci ciò di cui hai realmente bisogno da un partner. Tutto questo ti eviterà di finire sposata con una noiosa testa di cazzo.

NON SMETTERE DI FARE SESSO

Lo dice la scienza, quindi non metterlo in discussione. Un periodo di astinenza è un periodo di produttività e crescita personale, ma potrebbe anche farti diventare così insopportabile da far pensare che tu voglia vedere quanto a lungo puoi resistere senza fare sesso. Ormai sono sei mesi, cosa vuoi, che siano altri tre anni?

No, non ci siamo. "Bisognerebbe cercare di fare sesso almeno una volta ogni quattro mesi," consiglia Brandes. "Altrimenti l'intimità ti terrorizzerà sempre più e inizierai a essere davvero ossessionato dalla tua carriera, o dalla tua carriera inesistente, o da come appari nelle foto, e allora comincerai a controllare il tuo profilo Instagram più spesso di quello delle ex dei tuoi ex. L'astinenza ti porta a dimenticare come ci si relaziona con le persone."

E NO, NON TRASFORMARE LA TUA STANZA IN UN SANTUARIO

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"Se trasformi la tua stanza in una specie di tempio sacro in cui tutto ha un preciso ordine e nulla può essere spostato, inizierai a pensare che dividere il tuo spazio o il tuo letto con qualcun altro sia impossibile," dice Brandes. "La tua stanza diventa il tuo secondo utero, praticamente."

Foto di Bruno Bayley.

IMPARA A DISTINGUERE I DESIDERI DAI BISOGNI

Siamo andati a scuola, siamo andati all'università, ci siamo trovati un lavoro. Abbiamo seguito la strada che altri hanno deciso per noi senza fare domande. Quindi non c'è da stupirsi se così tanti giovani finiscano in crisi quando davanti a loro improvvisamente non c'è più una strada ben delineata, ma un'immensa distesa di possibilità in cui il gregge di cui facevano parte si sta disperdendo.

Natalie pensa sia giunto il momento di fare una distinzione seria tra ciò che si vuole e ciò che si crede di dover avere. "Un 'bisogno' è un fardello che è imposto sulla persona da forze esterne come la società, gli amici o i colleghi. Non ha nulla a che fare con i tuoi desideri," sostiene l'esperta. "Un bisogno è quasi un obbligo, ti fa sentire sotto pressione. Al contrario, un desiderio è qualcosa che parte da te e si muove verso qualcos'altro."

NON PRENDERTELA CON UN SOLO ASPETTO DELLA TUA VITA

È facile iniziare a pensare che se avessi un lavoro appagante saresti una persona totalmente diversa e tutto il resto si aggiusterebbe di conseguenza. "Mi fisso spesso sull'idea di non poter più essere single. Questo però non ha nulla a che fare con la mia reale voglia o necessità di una relazione. La vera ragione è che non ho idea di che cosa fare in tutti gli altri aspetti della mia vita," racconta Brandes. "È un meccanismo pericoloso, perché se ti convinci che il tuo lavoro è l'unica causa della tua infelicità e poi in realtà non lo è, dopo esserti licenziato ti troverai in un bel casino."

ESSERE STANCHI È PERFETTAMENTE NORMALE

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Ci ho messo 25 anni a capire che non devo sentirmi in colpa nel "non essere abbastanza produttiva" quando, fisicamente o psicologicamente esausta, decido di passare il weekend a letto guardando Netflix. Pensare ai mesi e agli anni che ho "sprecato" era diventata un'ossessione, ma se sei in un brutto periodo, non devi punirti per questo.

"L'anno scorso ho passato un brutto periodo. Trascorrevo le mie giornate a letto ossessionata dai vlog su YouTube. Guardarli era diventata una necessità," dice Brandes. "Mi sembrava di star sprecando la mia vita, cazzo. E poi tre mesi dopo ho scritto un articolo in cui è venuto fuori quello che avevo passato, e finalmente tutto ha riacquistato un senso. Ogni tua singola esperienza, e anche passare cinque giorni consecutivi a letto è un'esperienza, prima o poi ti sarà utile in qualche modo… Semplicemente può capitare che nel momento in cui la vivi tu non te ne accorga. Siamo così portati a pensare che dovremmo sempre e comunque dare il 100 percento di noi stessi che non sappiamo più apprezzare i momenti di sano cazzeggio. Quando ti rilassi succedono molte cose belle, e una stupida idea si trasforma in un'intuizione geniale. Riposarsi non solo fa bene, ma ti serve. Se sei a letto ad esempio, il tuo corpo si riposa, mentre la tua mente è libera di cavalcare a briglie sciolte."

Questa cultura del dover essere sempre connessi, dover riuscire a gestire perfettamente ogni singolo aspetto della nostra vita in ogni momento ha un'origine comune alla crisi di mezza età. Come mi ha detto Robinson, è più probabile che tu prenda la decisione giusta in un momento di calma che in uno di caos, quindi permettiti di rilassarti quando e come ti pare.

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Foto di Jake Lewis.

MANDA A QUEL PAESE CHIUNQUE SCREDITI LE TUE EMOZIONI

"Molti giovani si preoccupano che gli altri vedano le loro crisi come un semplice lamentarsi, un piagnucolare," dice Robison. "E alcune persone, specialmente gli anziani e chi non si è mai trovato a dover fare i conti con se stesso, potrebbero davvero pensarla così. Ricorda però che ogni emozione ha una sua dignità, anche se gli altri non sono d'accordo."

Quindi la prossima volta che qualcuno ti ricorderà che i tuoi vent'anni sono il periodo più bello della tua vita, tu ricorda loro che un esperto nel campo di crisi generazionali sostiene che "l'entità e il numero di decisioni che una persona deve affrontare tra i 20 e i 30 anni fa sì che questo sia il periodo della vita più complesso in termini di stress e salute mentale."

E PER FINIRE, FAI QUALCOSA. QUALSIASI COSA

È confortante pensare che non importa quanto tu abbia incasinato la tua vita, perché tanto non durerà a lungo e non avrà ripercussioni così gravi sul lungo termine. Fai quello che vuoi fare, e basta. Oppure non farlo, fissa lo schermo del computer e metti questo articolo tra i preferiti, ordina patatine fritte che arriveranno al tuo tavolo già fredde e continua a uscire con un tizio per cui non provi nulla.

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