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‘Scegli!’: foto dalla piazza del comizio finale del centrosinistra a Roma

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La campagna elettorale del Partito Democratico è stata difficile—e “difficile” è usare un eufemismo—sotto tanti punti di vista.

Anzitutto, il centrosinistra non voleva assolutamente le elezioni anticipate, preferendo accompagnare il governo Draghi e la legislatura fino alla sua fine naturale (cioè febbraio 2023). Poi ci sono stati i falliti tentativi di fare un “campo largo,” ossia un raggruppamento anti-destra che avrebbe dovuto includere anche il Movimento 5 Stelle. E a proposito di alleanze, lo strazio ha raggiunto l’apice con Carlo Calenda e il suo partito Azione: un giorno dentro, quello dopo fuori.

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Infine, questa campagna è stata la prima di Enrico Letta da segretario. E Letta non è esattamente un trascinatore: a volte ha la stessa verve di un amministratore di condominio che spiega il prospetto dei conguagli.

A parte ciò, la coalizione di centrosinistra (formata da PD, Verdi, Sinistra Italiana, +Europa e Impegno Civico di Luigi Di Maio) è stimata dagli ultimi sondaggi tra il 27 e il 30 percento, a parecchia distanza dalla destra.

Tuttavia, al comizio conclusivo tenutosi il 23 settembre del 2022 a Piazza del Popolo a Roma—la stessa della destra—non si respira aria di disfatta. Anche in questo caso la piazza è piena a metà, con numeri più o meno comparabili tra gli schieramenti.

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Il famoso pulmino elettrico del PD.

Il palco è rivestito di rosso, tempestato dello slogan bianco “Scegli.” Sotto il palco sventolano le bandiere bianche con il simbolo del Partito Democratico; quelle degli alleati sono pochissime. Letta arriva intorno alle 18 con il famoso pulmino elettrico, che qualche settimana fa l’ha lasciato a piedi durante una tappa del tour.

Poco dopo partono gli interventi: ciascun oratore ha a disposizione due minuti. Sul palco sfilano dirigenti, ministri, parlamentari, attivisti e attiviste, Alessandro Zan (il primo firmatario della legge Zan) e diversi presidenti di Regione—tra cui quello della Campania Vincenzo De Luca, che definisce Giorgia Meloni una “Sora Cecioni.”

In generale, lo spettro della leader di Fratelli d’Italia aleggia in ogni intervento. La destra è accusata di voler “rubare la Costituzione antifascista” e di promuovere politiche dannose in ogni campo—dal clima ai diritti, passando per l’economia.

La posta in gioco è di conseguenza altissima: o noi, o loro. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, ad esempio, dice chiaro e tondo che “l’Italia è a un bivio” e che il 25 settembre sarà “un ballottaggio tra noi e Giorgia Meloni.”

L’intervento più applaudito è quello di Elly Schlein, vicepresidente della regione Emilia-Romagna. Un passaggio in particolare incassa una vera e propria standing ovation: “Sono una donna, amo un’altra donna e non sono una madre, ma non per questo sono meno donna,” scandisce Schlein ribaltando il famigerato mantra meloniano.

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Elly Schlein.

L’ultimo intervento è affidato a Letta. “Questa è una piazza vera,” esordisce, “non come quella di ieri dove sono state pronunciate parole intollerabili sui vaccini, il Covid e la scienza.” Il segretario rivendica la bontà della campagna elettorale del Partito Democratico e degli alleati, sostenendo che “abbiamo parlato dell’Italia del futuro” mentre “loro di quella del passato.”

Letta ha inoltre promesso che, una volta al governo, verrà approvato il ddl Zan contro l’omolesbobitransfobia; sarà riformata la legge sulla cittadinanza con lo ius scholae, che prevede la concessione della cittadinanza a chiunque abbia completato almeno un ciclo scolastico in Italia; e sarà introdotto il salario minimo, allineando così l’Italia ai maggiori paesi europei.

Il segreatario del Partito Democratico è convinto che la “rimonta” sia possibile, o comunque a portata di mano. “Andiamo a vincere domenica,” esclama alla fine del suo intervento.

Resta ovviamente da capire cosa si intenda per “vittoria.” Da un lato è improbabile che il Partito Democratico arrivi sopra Fratelli d’Italia, o che la coalizione di centrosinistra superi quella di destra; dall’altro, come segnalano alcuni retroscena, quest’ultima potrebbe non avere una maggioranza così schiacciante.

Di tutto questo, però, se ne riparlerà il 26 settembre. Fino ad allora, godiamoci questo breve silenzio elettorale.

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Il segretario del partito democratico Enrico Letta.

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