Aggiornamento del 04/03/2020: Rispetto alla pubblicazione dell’articolo, il 20 aprile del 2017 l’Antitrust italiana ha comminato sanzioni per “complessivi 455.000 euro” nei confronti di Dexcar e degli “altri professionisti incaricati alla promozione e diffusione del sistema di autonoleggio.” L’indagine dell’Autorità ha inoltre “consentito di accertare la scorrettezza della pratica,” sia per le “modalità ingannevoli” sia “in quanto il sistema integrava una vendita a carattere piramidale.” Secondo alcuni resoconti della stampa tedesca, in particolare di Süddeutscher Zeitung e WDR, nell’aprile del 2019 la procura di Bochum avrebbe aperto un’indagine sull’azienda. Marco Gai, ad di Dexcar, ha respinto le accuse e parlato di una “campagna di diffamazione.”
Aggiornamento del 22/11/2016: Nel giugno 2016 la Guardia di Finanza di Biella ha denunciato a piede libero sei responsabili di Dexcar per violazione della Legge 173/2005, la norma che vieta i sistemi piramidali, oltre ad aver oscurato il sito web della società. La sospensione delle attività di Dexcar in Italia è stata ordinata anche dall’Antitrust con un provvedimento del 4 agosto 2016. Le autorità invitano le persone che si ritengono truffate dal sistema a sporgere denuncia alla Guardia di Finanza.
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A chi non piacerebbe guidare una Smart Four Four o una Opel Corsa per due anni a soli 390 euro, senza nessun costo aggiuntivo — per di più se il ‘pacchetto’ comprende bollo, assicurazione Kasco e cambio gomme?
Si sa, la crisi economica ha costretto molti italiani ad abbandonare il piacere delle quattro ruote. Ora, però, c’è qualcuno che promette di aver trovato la soluzione al problema.
L’offerta – a prima vista irresistibile – arriva da Dexcar, un’azienda nata nell’ottobre 2014 con l’ambizione di “innovare il mercato dei servizi di noleggio auto a lungo termine.”
Nel giro di un anno e mezzo, migliaia di persone si sono unite a quella che loro definiscono come una vera ‘rivoluzione’.
Un advisor di Dexcar, contattato da VICE News, racconta: “Quello che sta succedendo è pazzesco, stiamo crescendo tantissimo. Qui c’è la possibilità di creare un business non indifferente.”
Insieme agli entusiasmi, però, l’iniziativa di Dexcar ha acceso anche non pochi dubbi.
Le automobili – lamentano alcuni partecipanti – tardano ad arrivare. Mentre l’Antitrust si è dovuta muovere dopo aver ricevuto un esposto da un’associazione di consumatori per una presunta violazione della legge sulle vendite piramidali.
Con l’aiuto di due esperti del settore, VICE News ha analizzato il contratto di Dexcar.
Come funziona il mondo di Dexcar
“Un geniale progetto di sharing economy”: così i rappresentanti di Dexcar descrivono la loro azienda. Paragandosi a servizi affermati come Airbnb e Car2Go, dicono di “promuovere forme di consumo più consapevoli, basate sul riuso invece che sull’acquisto e sull’accesso piuttosto che sulla proprietà.”
Ma guardando oltre i proclami pubblicitari, non si capisce bene come il progetto di Dexcar possa accostarsi alla cosiddetta sharing economy.
Come spiegato da Ivana Pais, tra i massimi esperti di economia collaborativa in Italia, uno degli elementi cardine della sharing economy è la “relazione peer-to-peer”, una condivisione che avviene “a livello orizzontale, al di fuori di logiche professionali.”
Più che mettere tutti sullo stesso piano, Dexcar sembra invece favorire la competizione. Lo fa creando una montagna verticale fatta di livelli e tabelle che i suoi utenti devono scalare per ottenere la tanto sospirata automobile.
Leggendo le condizioni del servizio, infatti, balza subito all’occhio che, nel mondo di Dexcar, non basta semplicemente pagare per un servizio, ma bisogna invece raggiungere il vertice del sistema. Non una, ma ben tre volte.
La struttura di Dexcar si compone di tre tabelle, ognuna suddivisa in quattro livelli. Al versamento dei 390 euro l’utente – che per comodità chiameremo Lorenzo – viene inserito al primo livello della cosiddetta tabella preliminare.
Ogni volta che otto nuovi ordini – ovvero otto nuovi sottoscrittori del servizio – occupano la posizione uno, Lorenzo progredisce fino a raggiungere il livello quattro, il vertice del sistema. Una volta arrivato in cima, però, Lorenzo non ha ancora diritto a ricevere l’auto dei suoi sogni.
A questo punto, infatti, deve ripartire dal livello uno di una nuova tabella, quella ‘principale’. Qui si ripete lo stesso meccanismo. L’arrivo di otto nuovi utenti fanno salire Lorenzo di categoria, fino a fargli raggiungere la posizione più alta. Quando questa ‘ascesa’ è stata completata per due volte, Lorenzo può finalmente ricevere le chiavi della sua utilitaria.
Il ‘gioco’, però, non è ancora finito. Una volta completato l’ordine l’utente non esce dal giro, ma continua a completare tabelle per accedere ad auto di categoria superiore. Le classi, nel mondo Dexcar, sono sei.
Si passa dalle city car del primo livello, per poi salire alle berline di lusso – Mercedes e BMW – fino ad arrivare alle super car, come Maserati e Porsche. Con il solo investimento di 390 euro, senza dover sborsare un centesimo in più – promette Dexcar – un utente può, nel giro di qualche anno, mettersi al volante di un’auto con un prezzo di listino che si aggira attorno ai 100.000 euro.
Le variabili, però, sono numerose. Per esempio, non è dato sapere quanto tempo l’utente debba aspettare prima di mettere le mani sull’auto richiesta. Se inizialmente si parlava di sette-otto mesi, adesso un venditore di Dexcar contattato da VICE News dice che ci può volere fino a un anno e mezzo.
Per gli impazienti, però, non mancano i modi per accorciare l’attesa. Il più semplice – banalmente – è sborsare più soldi. Se si versa un quota iniziale di 1.710 invece che di 390 euro – ci spiega l’advisor Dexcar – la consegna dell’auto dovrebbe avvenire entro sei mesi.
Oppure, visto che per raggiungere la vetta del sistema bisogna mettersi alle spalle quante più persone possibili, la soluzione è quella di invitare nuovi utenti.
Fino a pochi mesi fa, per entrare nel circuito di Dexcar era necessario presentare almeno due persone che avrebbero, a loro volta, versato la quota di iscrizione. Dall’inizio di luglio 2015 questo requisito è stato poi tramutato in un’opzione, chiamata Customer VIP. Ovvero, se da un lato Dexcar non obbliga più a reclutare nuove persone, continua a fornire dei vantaggi a chi lo fa.
In realtà, però, sembra che questa condizione sia rimasta in vigore per un po’ di tempo. “Per poter entrare nel circuito tabellare a settembre mi è¨stato chiesto di portare altre tre persone e di far pagare anche loro 390 euro,” riferisce a VICE News Giuseppe, che aveva pensato di partecipare al programma offerto da Dexcar, salvo poi cambiare idea prima di versare la sua quota.
Dopo essersi interessato ed essere stato ricontattato da Dexcar, Giuseppe racconta di “avere dato un’occhiata in giro,” trovando sul web le opinioni di “parecchia gente che si lamentava di ritardi nelle consegne,” decidendo infine di tirarsi indietro.
Giuseppe racconta di avere ricevuto la garanzia che l’auto gli sarebbe stata consegnata entro sei mesi dalla futura iscrizione.
Secondo i dati resi noti dalla società lo scorso dicembre nel corso di una presentazione al Motorshow di Essen, nel solo 2015 i clienti paganti hanno raggiunto quota 7.169.
Un numero che continua a salire. Un advisor di Dexcar ha spiegato a VICE News che ormai, all’interno delle tabelle, di Dexcar si troverebbero più di 10.000 persone. “È pazzesco quello che sta succedendo,” dice euforico. “Mi arrivano una ventina di email al giorno, passo le mie giornate a chiamare le persone interessate.”
A non tenere il passo del numero inarrestabile di iscritti sarebbe, tuttavia, il numero di auto consegnate — come denunciato anche da Giuseppe.
“Le auto consegnate al dicembre 2015 erano circa 90, mentre al momento sono circa 110,” ci fa sapere l’avvocato di Dexcar.
Conti alla mano, sembrerebbe quindi che poco più dell’un per cento degli iscritti al servizio possa ora sfrecciare a bordo di un’utilitaria targata Dexcar.
“Fossero tante le auto consegnate, si paleserebbe uno schema piramidale,” ci ha riferito l’avvocato di Dexcar, con un commento difficilmente decifrabile.
In seguito a un’ulteriore richiesta di chiarimento, uno degli amministratori di Dexcar ha detto a VICE News: “L’affermazione vuole indicare che se fosse uno schema piramidale dopo i primi 16 ordini in tabella principale avremmo già consegnato l’auto al primo cliente, poi dopo altri 16 al secondo cliente e così via, e le auto circolanti sarebbero molte di più di quelle che noi abbiamo immatricolato. Con questa modalità oltre a non essere legale, la Dexcar non avrebbe le riserve per l’eventuale restituzione ai clienti dell’acconto versato in caso di richiesta o necessità.”
Cosa pensano di Dexcar gli esperti?
Accuse di gestire uno schema piramidale sono effettivamente piovute su Dexcar negli ultimi mesi. Non per aver consegnato troppe auto – come ha lasciato intendere l’avvocato – ma proprio per il motivo opposto.
A lanciare l’allarme sono state alcune associazioni di consumatori, sotto la spinta degli utenti, sempre più preoccupati.
A dicembre Altroconsumo ha pubblicato un articolo nel quale, dopo un’analisi accurata del contratto, metteva in guardia i lettori da un servizio che “ricorda i sistemi piramidali.”
Un passo ulteriore è stato invece compiuto dal Movimento Consumatori Puglia che ha inviato un esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nota anche come Antitrust.
In Italia la promozione di forme di vendita piramidale è espressamente vietata. La legge 173 del 15 Agosto 2005, al suo articolo 6 proibisce “l’eventuale obbligo del soggetto reclutato di corrispondere, all’atto del reclutamento e comunque quale condizione per la permanenza nell’organizzazione all’impresa organizzatrice o ad altro componente della struttura, una somma di denaro… di rilevante entità e in assenza di una reale controprestazione.”
A giudicare la legittimità del business di Dexcar saranno le autorità competenti.
Tuttavia, decisa a capire di più sul reale funzionamento di Dexcar, VICE News ha mostrato il prospetto dell’azienda a due tra i massimi esperti americani di multi-level marketing e schemi piramidali: William Keep, decano della scuola di business del College of New Jersey, e Robert FitzPatrick, autore di libri sul marketing piramidale e consulente della Federal Trade Commission — l’Antitrust americana.
“Non sta a me affermare che un’azienda operi uno schema piramidale,” commenta Keep. “Ma il modello che mi hai delineato presenta almeno un paio di caratteristiche che ricordano quelle di uno schema piramidale.”
“Una è la crescita inarrestabile della base di reclutamento. Questa struttura crea uno scenario da ‘tutti contro tutti’ nel quale ogni partecipante deve competere con gli altri,” continua Keep. “Le nuove reclute entrano in un network di persone sempre più ampio, con una probabilità di successo che si riduce costantemente.”
Secondo Robert FitzPatrick, che negli ultimi 30 anni ha studiato centinaia di programmi di network marketing, quello di Dexcar sarebbe invece “il classico modello di uno schema piramidale.”
“La struttura si fonda sulla falsa premessa che tutti i partecipanti possano ottenere il premio finale,” sostiene FitzPatrick. “In questo caso si tratta di un’automobile, ma potrebbe essere qualsiasi altra cosa. Il prodotto serve solo come specchietto per le allodole che ti induce a investire i tuoi soldi.”
Secondo FitzPatrick è la matematica a far crollare le fondamenta del sistema — insieme alle speranze di mettere le mani sull’auto. “Si può semplicemente calcolare quante nuove persone debbano entrare nel sistema dopo di te affinché tu riceva l’auto,” spiega.
“In questo caso, c’è una proporzione di uno a 42. Quindi, fin dal principio, si sa che 42 persone dovranno ‘perdere’ perchè una ottenga il premio. L’unico modo in cui tutti potrebbero avere un beneficio è se il numero totale dei partecipanti fosse ‘infinito’. Ma, ovviamente, non lo è.”
Dexcar rigetta in modo categorico le accuse di operare secondo un sistema di vendita piramidale.
“A ogni versamento effettuato l’azienda si impegna contrattualmente a ordinare l’auto scelta dal cliente e consegnarla entro 24 mesi,” sostiene l’avvocato dell’azienda. “Nessuna somma viene incassata senza una reale controprestazione.”
“Secondo i termini del Programma Marketing Bonus Auto, l’acquirente ha il diritto di annullare l’ordine, senza fornire spiegazioni di sorta, entro 14 giorni di calendario dal momento in cui viene effettuato l’ordine sulla tabella corrispondente,” continua l’avvocato.
“Nel caso in cui la completa esecuzione di un ordine non avvenga entro il termine di 24 mesi l’azienda si impegna a restituire l’acconto versato, detratto della quota di elaborazione degli ordini.”
Robert Fitzpatrick, però, pone dei dubbi sulla reale possibilità di garantire un rimborso a tutti gli utenti insoddisfatti. “Questa promessa è probabilmente fasulla, dato che tutti i soldi immessi nello schema dovrebbero essere usati per i premi e per pagare gli organizzatori.”
Le facce dietro Dexcar
La nascita di Dexcar risale a ottobre 2014, quando la società si è registrata presso la Camera di Commercio di Bochum. Nonostante la maggior parte dei suoi clienti siano italiani – così come i suoi fondatori – l’azienda ha infatti messo radici in Germania, e più precisamente a Essen nella regione della Ruhr.
I documenti di fondazione dell’azienda visti da VICE News mostrano che il capitale sociale ammonta a 800 euro — un investimento apparantemente esiguo per un progetto così ambizioso.
Le menti dietro la ‘rivoluzione’ di Dexcar sono due giovani fratelli originari dell’astigiano: Marco e Fabio Gai.
Dexcar è solo l’ultima di una lunga serie di progetti nei quali i fratelli Gai si sono gettati a capofitto. Motori, videogiochi e perfino la gestione di una scuola privata.
Ma la loro vera passione sembra essere quella per le auto teutoniche.
Un amore che, però, gli ha procurato anche qualche guaio con la giustizia in passato.
Nel 2007 Marco e Fabio Gai sono stati sottoposti ad arresti domiciliari con l’accusa di aver ingegnato un sistema illegale per importare auto dalla Germania a prezzi scontati. I due, secondo l’accusa, avrebbero creato una società fittizia a San Marino che gli avrebbe permesso di evitare di pagare l’IVA sulle transazioni.
Nel 2013 i fratelli Gai sono stati condannati in primo grado a 2 anni e 6 mesi per evasione fiscale. Mentre per il reato di truffa ai danni dello stato sono stati prosciolti, per intervenuta prescrizione.
Sentito da VICE News, il legale dei fratelli Gai conferma che “si tratta di una condanna non definitiva e la causa pende presso la Corte d’Appello di Torino.”
“Dall’esperimento dibattimentale è stato ampiamente dimostrato che la compravendita delle auto si fosse verificata a San Marino per fatti relativi ai periodi d’imposta 2005 e 2006 e che la residenza non fosse affatto fittizia,” continua l’avvocato.
“Inoltre, la stessa attività, dal periodo in contestazione, è proseguita per circa un anno, senza ulteriori contestazioni da parte delle autorità Italiane, men che meno della Repubblica di San Marino, la quale non ha mai contestato la legittimità dell’operato.”
In seguito all’esposto del Movimento Consumatori, il caso di Dexcar sta ora passando al vaglio degli esperti dell’Antitrust.
Contattato da VICE News, un portavoce dell’agenzia ha dichiarato che “i nostri funzionari stanno valutando il caso nel merito e poi prenderanno una decisione che eventualmente comunicheremo al momento opportuno, dopo tutti gli accertamenti del caso.”
Nel frattempo, però, le mire espansionistiche di Dexcar non sembrano volersi fermare e ora l’azienda punta sempre più in grande. Eventi di presentazione del progetto sono già stati organizzati in Francia, Svizzera, Austria, Grecia, Croazia e Romania.
Nuovi mercati e nuovi utenti per un business da diversi milioni di euro. Non male per chi poco meno di un anno e mezzo fa aveva iniziato con 800 euro.
“Con Dexcar ci si può costruire una rendita,” tiene a sottolineare l’advisor di Dexcar prima di chiudere il nostro incontro. “Siamo appena decollati ma la possibilità di muoversi è grandissima.”
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Foto dalla pagina Facebook di Dexcar, tranne dove diversamente specificato.