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Il consiglio regionale del Veneto si è allagato subito dopo aver bocciato delle misure contro la crisi climatica

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A due giorni dalla seconda acqua granda di sempre a Venezia, più o meno chiunque ha ormai visto foto e video che documentano la scia di “devastazione apocalittica e totale”—come l’ha definita il governatore leghista Luca Zaia—e i “danni inimmaginabili” inferti alla città.

Secondo le stime, circa l’80 percento del capoluogo veneto è stato sommerso: incluso, per la prima volta nella sua storia, il consiglio regionale del Veneto che si trova sul Canal Grande.

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Quello che è meno noto è il contesto in cui si è verificato l’allagamento della sala consiliare; ed è un contesto parecchio significativo. A raccontarlo ci ha pensato ieri pomeriggio—mentre infuriava la polemica sui ritardi e l’efficacia del Mose, e la politica si rimpallava le responsabilità—il consigliere del Partito Democratico Andrea Zanoni.

L’attuale vicepresidente della commissione ambiente ha spiegato in un lungo post su Facebook che l’acqua è entrata verso le 22 quando “stavamo discutendo la legge di stabilità relativa al bilancio regionale del 2020,” causando il “fuggi fuggi di tutti i consiglieri, assessori, funzionari, addetti al servizio legislativo e tanti altri.”

L’ironia della sorte, continua Zanoni, è che “l’aula consigliare si è allagata due minuti dopo che la maggioranza Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia aveva bocciato i nostri emendamenti per contrastare i cambiamenti climatici.”

Tra le varie cose, tali emendamenti chiedevano “finanziamenti per le fonte rinnovabili,” per i “patti dei Sindaci per l’Energia Sostenibile e il Clima,” per la sostituzione degli autobus a gasolio “con altri più efficienti e meno inquinanti,” e per ridurre l’impatto della plastica.

Stando a quanto dice Zanoni, queste misure erano state presentate “perché il bilancio di Zaia non contiene alcuna azione concreta per contrastare i cambiamenti climatici.”

E che questi c’entrino con l’acqua alta a Venezia, è un dato che nessuno può smentire (a parte i giornali che si divertono a usare il termine gretini). Come ha ricordato il giornalista Marco Cattaneo, dal 1923 al 2000 si sono verificati 10 casi di marea eccezionale—ossia maggiore di 140 centimetri sul medio mare; dal 2001 all’altro ieri i casi sono già 12 (la marea di mercoledì mattina, infatti, ha superato di nuovo il limite a poche ore dalla volta precedente, toccando i 144 centimetri).

Sono diversi i fattori che concorrono allo sprofondare di Venezia: in parte sono naturali, in parte causati dall’uomo. Come spiegato in un paper pubblicato su Oceanography nel 2016, “l’acqua alta di Venezia è un misto di fattori astronomici (maree) e metereologici (le tempeste improvvise) […] così come dell’uso fatto dall’uomo della regione costiera, comprese le deviazioni storiche dei fiumi, modifiche delle insenature e, più di recente, il pompaggio di acqua di falda da sotto la laguna.”

In altre parole, da un lato Venezia sta sprofondando perché il terreno su cui poggia è stato ‘sgonfiato’ dalle necessità industriali, dall’altro perché il livello medio del mare sta salendo, plausibilmente persino più rapidamente per una zona costiera delicata come Venezia, rispetto alla media globale riportata dall’IPCC. “Il livello del mare combinato con la subsidenza del terreno ha abbassato il livello delle strade su cui camminano le persone,” si legge nel paper del 2016, “per cui le parti più basse ora sono solo a 70 cm sul livello del mare. Con l’escursione della marea a 1 metro, qualsiasi piccola perturbazione implica che l’acqua invade le strade strette di Venezia.”

Come ricorda anche Marco Cattaneo, il livello del mare già è 35 centimetri più alto a Venezia che nel 1870 per colpa del riscaldamento globale—che, tra i tanti fattori che stanno condannando Venezia, non è quindi uno che può essere tralasciato.

L’effetto più nefasto su Venezia è che la frequenza e l’intensità delle acque alte in media sempre maggiori nel prossimo futuro.

Si tratta solo “dell’antipasto,” purtroppo, perché le cose sono destinate ad andare peggio. E più tardi si interverrà, affidandosi a opere faraoniche di cui nessuno ha mai testato l’efficacia, più aumenteranno le probabilità di vedere Venezia sommersa.

E in effetti, scrive ancora il consigliere Zanoni, non c’è davvero immagine più significativa “dell’acqua che allaga l’aula consigliare e fa fuggire i rappresentanti del popolo veneto, per illustrare tutta l’inconsistenza e la nullità politica dell’attuale misera azione amministrativa di questo governo veneto guidato da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.”

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