L’autore mentre cerca di liberarsi dalla calura estiva in maniera sperimentale.
L’altra sera mi stavo leggendo quest’articolo qui e ho pensato che questa cosa delle hit estive è effettivamente un problema. Minori o non minori, pare che sia impossibile dissociare l’idea della vacanza da brani che devono presupporre un facile ascolto. L’estate è oramai seppellita da questi luoghi comuni sonori. Sì. OK, c’è aria di svago, evadere è una necessità me ne rendo conto, ma non è detto che le musiche astruse, sperimentali, elettronicamente astratte e via discorrendo non possano essere un’efficace colonna sonora alle vostre ferie (sempre se le fate, vista l’aria che tira) e un antidoto al caldo, soprattutto se non siete tipi avvezzi a certe sonorità e non le avete mai provate.
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Siamo condizionati culturalmente a pensare che non ci si possa rilassare senza strofa ritornello una melodia o roba simile. Fortunatamente non sono il solo a pensarla al contrario, ed è proprio la natura che ci impone una riflessione: cos’è più rilassante e gradevole, infatti, del white noise insito nello sciabordio delle onde? Nello specifico, quindi, voglio proporvi una selecta di album per il popolo tutta basata su roba astrusa che potrà portare le vostre vacanze a uno step superiore, pescandola direttamente dalla mia collezione di dischi. Una top ten che rovista in ere casuali della vostra vita ma che vi porterà tutta la freschezza necessaria qui e ora, perché “Non c’è musica che vale di più di quella musica che vuoi sentire tu” (l’ha detto Luciano Berio? No, Jovanotti, ma sticazzi va bene uguale.)
1 – Richard Devine – Lipswitch (2000)
Il Divino qui presente nel 2000 era in lista per diventare l’erede delle astrattezze di Aphex Twin e Autechre, tanto che appunto licenziò questo disco con Warp (anche se la maggior parte dei suoi album sono usciti per Schematic). Poi col tempo se lo sono un po’ dimenticato, tanto che oggi viene raramente citato quando si parla delle ultime leve HD, ma è indubbio che molti ne abbiano tratto ispirazione. Ebbene, questo disco di elettronica algida e matematica come una serie di cubetti di ghiaccio a forma irregolare è freschissimo e indicato per lunghe passeggiate sulla spiaggia e docce fredde dopo una lunga esposizione al sole d’agosto. Se non avete l’ombrellone ancora meglio, scoprirete le sue proprietà refrigeranti che vi daranno sollievo alla pelle più di una crema doposole.
2 – Michel Redolfi – Pacific tubolar bells/Immersion
Con questo disco difficile non essere spinti a tuffarsi in mare: è infatti la rappresentazione sonora dell’Oceano Pacifico, composta dopo che il compositore francese ne rimase stregato. Nel lato A si concentra sulla superficie delle acque, mentre nel lato B registra direttamente le profondità tramite idrofoni, il tutto condito da un uso superbo del Synclavier. Insomma anche se siete ancora in ufficio, ascoltando sta roba vi ritrovate direttamente in una tuta da sub osservando dei pesci palla giganti con le fredde brezze marine ad accarezzarvi la schiena in mezzo a mille bolle blu.
3 – Ennio Morricone – Percorsi (1996)
Il Morricone che prendiamo in esame è principalmente quello dei “Tre Scioperi” ivi contenuti, perché non c’è niente di meglio che accannare tutto, dare in culo al padrone e andarsene sul bagnasciuga. Ora poi questo pezzo, in particolare, tratta di uno sciopero di bambini (!!!) su testo di Pier Paolo Pasolini. Fatelo ascoltare ai vostri figli e mi sa che i compiti delle vacanze col cazzo che li fanno. Al massimo, vista la frescura delle voci bianche ivi contenute, come un vento pieno di cicale, si metteranno a studiare come fare i castelli di sabbia. Se poi vi piace trascorrere piacevoli momenti all’interno di rinfrescanti chiesette nei posti di mare, allora vanno bene anche i pezzi sacri e per clavicembalo ivi inclusi. Mi raccomando però, ascoltateli in cuffia o vi cacciano a pedate.
4 – Robin Fox – A small Prometheus (2015)
Un lavoro nato per un balletto contemporaneo, ma in questo caso è come uno spruzzino pieno di acqua gelata da passarsi sul viso mentre si cuoce al sole, perfetto per lo scopo. Suoni che appunto vaporizzano, schizzano, sprizzano, ma attenzione: non abusatene. Il concept del disco verte infatti sulla combustione, e a occhio e croce qui ci si scotta come quando si tocca il ghiaccio. Ricordate i Righeira? “Languidi brividi / come ghiaccio bruciano / quando sto con te”: ecco, non c’è descrizione migliore per l’ascolto di questa roba, andateci piano o altro che ustioni da esposizione..
5 – Billy Bao – Lagos Sessions (2015)
Qui invece si passa a una freschezza diversa, che trae forza dalla visione di corpi in costume nell’ atto di tuffarsi tra il vociare della gente sulla riva. In particolare, quella delle spiagge del Lagos, vera meta hardcore per un turista: e in questo disco infatti il terrorista sonico Billy Bao ci infila tutto quello che caratterizza tale posto, passando da rumorazzi liquidi a field recordings sul campo simili a una fata morgana, a possibili hit afro dell’estate sepolte da rumorosi ventilatori a poco prezzo, a brani noise rock per “raffreddare” l’atmosfera come farebbe un beduino indossando capi di lana nel deserto. OK, lui in realtà intende Lagos nel senso della metropoli, ma che ce frega? È un disco perfetto per vivere l’estate al massimo perché, si sa, l’estate dev’essere anche un’avventura, altrimenti statevene pure a casa. Il disco è anche doppio quindi potete gustarvelo sulla sdraio, che se magari state a Ostia potrete immaginare di trovarvi in mondi lontani senza sentirvi in difetto alcuno.
6 – Vangelis – Beaubourg (1978)
Dalla Nigeria passiamo alle vacanze in Grecia, meta ultimamente ambita un po’ da tutti. Ecco quindi Vangelis che dice la sua con un disco che è uno dei più ostici della sua discografia. Certo, anche qui in realtà trattasi della rappresentazione in suono del Centre Pompidou a Parigi, ma all’ascolto si viene quasi colpiti da canti di delfini, creature marine, sciabordare di onde oceaniche e di alghe giganti create al sintetizzatore. In effetti la facciata del Pompidou prevede quasi un’onda stilizzata che lo attraversa, per cui come vedete ci sta: a volte anche un museo desidera il sacrosanto binomio vacanza-refrigerio.
7 – Russel Haswell – Live salvage 1997-2000 ( 2001)
Ebbè qui non c’è scampo: sarete colpiti da una tempesta micidiale di calippi fizz. Il nostro amico noiser digitale saprà farvi aprire le porte di una piscina ricoperta di ghiaccioli, in un’isola deserta ricca di palme, di ombra puntellata da folate di vento burrascose ma corroboranti. Secondo me, tra l’altro, questo disco potete usarlo anche al posto dell’acquagym: l’ascolto prolungato rassoda i glutei e fa bene alla circolazione sanguigna (fidatevi, l’ho provato).
8 – Charlemagne Palestine – In Mid-air (2003)
Quando siete in vacanza avete bisogno di relax, quindi nulla di meglio di questo disco: trattasi del grande artista multimediale che smanetta con un Buchla modulare in un periodo fra il 1967 e il 1970, creando droni come asciugamani, panning stereo che sanno d’idromassaggio e robot che ti fanno aria con grossi ventagli. Consigliatissimo, appunto, per ventilarsi e per fare il bagno di notte, col pieno della luna, possibilmente senza costume (noterete l’effetto della sonorizzazione dell’acqua fra le cosce, davvero gradevolissimo).
9 – WWWINGS – Phoenixxx (2016)
Qui baro perché il disco ancora non è nei miei scaffali, ma presto ci arriverà: trattasi a mio parere dei Duran Duran dell’accelerazionismo, per cui non avrete problemi a godervi quest’astrattismo estivo, poiché uscirà tra l’altro l’8 agosto. Gli autori vengono dalla Siberia quindi, voglio dire… Garanzia di suoni freddi. Consigliato per i percorsi in pattino con birre ghiacciate al seguito o, al più, in barca, andando a manetta o lenti, tanto sempre accelerazionismo è.
10 – Roberto Fabbriciani – Fantasia su Roberto Fabbriciani (1983)
E qui, quando volete fare il pisolino pomeridiano magari all’ombra di un pino, non c’è niente di meglio di un grande virtuoso come il Fabbriciani che vi spara nelle orecchie soavi allucinazioni a base di flauto, flauto basso, ottavino e chi più ne ha più ne metta (casualmente c’è un pezzo nel sopracitato Percorsi in cui all’opera c’è proprio lui). Avrete il suono degli uccelli a portata di mano per rendere bucolica la situazione, anche in momenti in cui magari vi trovate al mare in Slovenia e in pratica fate il bagno in un metro quadro in mezzo alle petroliere e al loro casino: vi assicurerà un ristoro mai provato prima.
BONUS: Walter Marchetti – Per la sete dell’orecchio (1989)
Be’ fuori classifica non poteva che esserci il Maradona della serie, ovvero il grandissimo maestro Marchetti. Come da titolo, se avete l’arsura da canicola sparatevi questo in cuffia e resisterete anche chilometri prima di trovare l’ambito bar nascosto fra le dune. Se non lo trovate, non ha importanza: potrete morire felici perché alla sete non si comanda, e qui trattasi di quella dell’orecchio che anche lui vuole la sua sedia a sdraio e il drink (la raccolta di Marchetti “Il Divano dell’Orecchio” la dice lunga da questo punto di vista).
Bene, ora che avete in mano il segreto musicale dell’estate vi auguro una buona permanenza ovunque voi siate e un sabotaggio perenne alle squallide imitazioni del Festivalbar che fu, alle classifiche dei dischi più venduti e ai cantanti ad esse correlati. Perché? Perché le hot track sono tutte amiche del caldo, mentre a noi indovinate che ci piace?
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