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Abbiamo un paio di domande su Stadia, la piattaforma di videogiochi in streaming di Google

Google Stadia

Ieri mattina, durante un evento speciale alla Game Developers Conference (GDC) di San Francisco, Google ha annunciato Stadia, il suo nuovo servizio di videogiochi in streaming (anche detto “cloud gaming”).

Il cloud gaming è — per intenderci — l’equivalente di Netflix o Spotify per i videogiochi: il videogioco non gira su una console o un computer presenti in casa o scaricati sul nostro smartphone, ma su un potente computer remoto gestito da chi ci fornisce il servizio. Da lì, informazioni come l’audio e il video arrivano ai nostri dispositivi via internet, e così arrivano al videogioco i nostri input (per esempio: i tasti pigiati).

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Questo vuol dire che, potenzialmente, potremmo giocare a qualsiasi videogioco su quasi qualsiasi dispositivo — perché in realtà tutto passa dalla connessione internet.

Ecco il primo problema del cloud gaming: la connessione internet. Poter giocare a videogiochi su qualsiasi dispositivo, anche un semplice cellulare, pare un grande passo nella democratizzazione del medium, ma la verità è che in pochi al mondo hanno una connessione internet abbastanza potente da sfruttare questa possibilità.

Google non ha ancora spiegato quali saranno le necessità di Stadia, ma il suo predecessore, Project Stream, ha per esempio bisogno di una connessione a 25 Mb/s per garantire ai videogiochi una buona risoluzione e una buona reattività ai comandi. I nostri colleghi di Motherboard US stanno già facendo notare che Google Stadia si scontrerà con i limiti e le disparità della rete dati americana, ma la situazione italiana è da alcuni punti di vista ancora peggiore. La velocità media delle nostre reti internet è di soli 15,1 Mb/s, e il 13 percento delle case non ha ancora alcun accesso a internet.

D’altra parte, la diffusione delle connessioni a fibra ottica è in decisa crescita anche in Italia, e per quanto riguarda le reti per smartphone si sta iniziando a parlare di 5G. Forse non siamo ancora pronti, ma sembra insomma il momento giusto per iniziare a parlare di videogioco in streaming. E infatti se ne parla parecchio: Google Stadia non è per nulla un’idea nuova. L’azienda americana OnLive ci ha provato già dieci anni fa con risultati catastrofici, Sony ha PlayStation Now già disponibile anche in Italia, Nvidia ha GeForce Now e Microsoft si prepara a lanciare il suo servizio di cloud gaming. Esiste persino già un servizio specializzato solo sullo streaming di videogiochi indipendenti. Ogni grande azienda videoludica sta pensando al cloud gaming o sta lavorando concretamente al suo servizio.

E qua si arriva a un altro problema. Google non ha ben spiegato quali saranno i giochi disponibili sulla piattaforma o come li pagheremo, ma come abbiamo visto le piattaforme di streaming esistenti sono già molteplici e normalmente funzionano su abbonamento (appunto come Netflix). Secondo una recente ricerca, quasi metà della popolazione americana soffre di “affaticamente da abbonamento,” cioè è frustrata della quantità di abbonamenti che è costretta a seguire per i vari servizi e da come i film preferiti possano improvvisamente svanire dalle loro piattaforme quando scadono i contratti di distribuzione. I videogiocatori potrebbero trovarsi presto in una situazione simile.

I vantaggi di Google rispetto ai suoi concorrenti — e i motivi per cui l’entrata in scena di Stadia sarà a prescindere significativa — sono la sua disponibilità di centri di elaborazione dati in tutto il mondo e la sua base di utenza: Stadia potrà essere usato su qualsiasi computer che abbia Chrome, su alcuni smartphone (potenzialmente, su qualsiasi dispositivo Android), sui computer Chromebook e sui Chromecast, dispositivi Google che collegati alla TV permettono di accedere a vari servizi internet come Netflix. “Stadia può funzionare ovunque YouTube funzioni bene” ha dichiarato Phil Harris, vice presidente di Google.

Si potrà giocare con mouse e tastiera e chi ha già un controller per PC o console potrà in molti casi usarlo su Stadia. Ma per gli altri esisterà un apposito controller di Google capace di collegarsi direttamente alla rete Wi-Fi.

E questo è, forse, un altro problema della proposta di Google: siamo ancora a parlare di controller — cioè alla fine siamo ancora a parlare solo a un pubblico di videogiocatori che sa come manipolare questi maledetti apparecchi pieni di tasti e levette. Forse in futuro la fibra ottica smetterà di essere un lusso per pochi e il videogioco sarà in streaming come film e musica, ma il domani videoludico suggerito da Google Stadia assomiglia un po’ troppo al presente e non ci sembra così democratico.

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