Che l’aumento di valore dei bitcoin nell’ultimo anno sia stato vertiginoso ormai è noto a tutti. La grande notizia di questi giorni, però, è l’arrivo sul mercato dello scambio di futures sulla criptovaluta presso il Chicago Board Options Exchange.
I futures sono contratti nei quali un acquirente e un venditore si impegnano a scambiarsi una determinata quantità di una certa attività, finanziaria o reale, a un prezzo prefissato e a una data futura prestabilita — con l’obbligo di effettuare quella prestazione alla scadenza determinata. Nella maggior parte dei casi, i futures non si concludono con la consegna fisica del bene: gli operatori preferiscono rivendere un contratto futures acquistato in precedenza oppure acquistare il contratto futures precedentemente venduto per risparmiare sui costi di consegna. In alternativa, si possono liquidare i contratti calcolandone il controvalore monetario o consegnando fisicamente il bene, in base al mercato del momento in cui va liquidato il contratto.
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Il Chicago Board Options Exchange ha aperto gli scambi del nuovo futures alla mezzanotte di oggi, ora italiana. Prevedendo che sarebbe successo qualcosa di grosso (i bitcoin hanno superato il valore di 18.000 dollari) ed essendo sempre consapevole del fatto che, nel mondo, ci saranno sempre solo circa duecento persone che ne capiscono davvero qualcosa — ho contattato al telefono Ferdinando Ametrano che insegna “Bitcoin and Blockchain Technologies” al Politecnico di Milano e all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ecco cosa ci siamo detti.
Questi contratti sono regolati in dollari e non in bitcoin: questo permette di investire indirettamente in bitcoin aprendo le porte a chi non sapeva farlo tecnologicamente o non poteva farlo per questioni regolamentari.
Non sono da sottovalutare le difficoltà tecniche del custodire in sicurezza un asset puramente digitale come bitcoin. Se già privati dal buon background tecnologico hanno qualche difficoltà, le istituzioni finanziarie mancano completamente di processi di sicurezza e custodia specifici. Il futures rende le cose semplici e possibili per investitori istituzionali.
Si tratta inoltre di un significativo “sdoganamento” dei bitcoin nel mondo della finanza tradizionale. Questo ha provocato una crescita dei prezzi, perché si stima siano in arrivo grandi capitali. Se così fosse potrebbero esserci ulteriori significativi rialzi.
Eppure, ci sono stati degli istituti bancari che si sono espressi in modo critico nei confronti del lancio dei bitcoin futures…
Ci sono atteggiamenti diversi: quelli più innovativi ed orientati a soddisfare le esigenze dei clienti hanno mostrato aperture, vengono in mente Goldman Sachs che opererà sui futures e Gestpay di Banca Sella che accetta i pagamenti in bitcoin. Altri invece hanno un atteggiamento più cauto, se non addirittura di aperta ostilità: la percezione è che bitcoin possa essere un nemico o che, se anche non lo fosse, averlo osteggiato all’inizio impedisca adesso di ammettere l’errore.
Nei giorni scorsi, i bitcoin hanno raggiunto il massimo storico di 19.000 dollari su alcuni exchange, in seguito il loro valore è calato di nuovo — per poi risalire di nuovo. Cosa è successo?
Questo genere di fluttuazioni sono naturali in un mercato giovane, illiquido e tecnicamente complesso. In ogni caso ci troviamo ai massimi storici. Ammettiamo che i bitcoin crollino ad un valore di 1.500 dollari, chiuderebbero comunque l’anno con un incremento del 50% rispetto all’inizio 2017.
A cosa è dovuta la differenza di valutazione dei vari Exchange?
Gli arbitraggi tra exchange (cioè acquistare dove il prezzo è basso per rivendere dove è più alto) dovrebbero tenere prezzi allineati ovunque. Ma non è tecnicamente semplice effettuare questi arbitraggi, specialmente in momenti di euforia come nelle ultime settimane, sia per i limiti delle piattaforme di scambio che per i tempi di conferma intrinseci di una transazione bitcoin. Inoltre non tutti gli exchange hanno la stessa affidabilità, per cui un bitcoin detenuto presso due borse di scambio diverse ha diverse probabilità di poter essere riscosso in sicurezza: anche da questa osservazione possono originare prezzi diversi in momenti turbolenti di mercato.
È diventato molto più complesso rispetto a qualche mese fa fare del trading tramite le piattaforme di exchange, le operazioni sono molto più lente…
Molti exchange sono nati in modo hobbistico, non hanno tradizioni decennali ed hanno finora gestito una liquidità limitata. Nessuno aveva previsto una crescita così esplosiva come quella degli ultimi mesi e quindi faticano a tenere il passo. In questo momento l’app COINBASE è la più scaricata su iTunes. Anche io, nel mio piccolo, sto sperimentando problemi simili: sono passato dal concedere un’intervista alla settimana sul tema bitcoin a due al giorno e fatico ad accontentare tutti! [ride.]
Quindi dobbiamo aspettarci altre evoluzioni con l’arrivo sul mercato dei futures su bitcoin?
È ragionevole aspettarsi che il loro effetto si farà sentire. Tra i due bitcoin futures il contratto più robusto mi sembra quello del Chicago Mercantile Exchange che arriverà il 18 dicembre, ma già col contratto del Chicago Board Exchange che parte l’11 dicembre potremmo vedere significativi movimenti.
Quindi, le monete tradizionali prima o poi crolleranno?
Io non ho una visione antagonista di bitcoin come metodo per sovvertire la finanza tradizionale. Credo che l’euro e il dollaro beneficeranno della concorrenza di bitcoin intraprendendo percorsi sempre più virtuosi. Si tratta della realizzazione del sogno del premio Nobel per l’economia Friedrich von Hayek: la fine del monopolio governativo sulla moneta e l’affermarsi del libero mercato e della concorrenza, che permetteranno l’emergere di buone monete e buone prassi monetarie.
In conclusione, siamo di fronte a una bolla finanziaria?
Capire bitcoin è complicato, perché si situa all’incrocio tra crittografia, sistemi distribuiti peer-to-peer, teoria monetaria e teoria dei giochi: Sono poche le persone che hanno competenza in tutti questi ambiti.
Certamente non si tratta di una bolla, piuttosto il paragone appropriato potrebbe essere quello di una grande, disordinata, scomposta, irrefrenabile corsa all’oro. Il valore di bitcoin cresce perché l’offerta è deterministicamente limitata, mentre la domanda cresce vertiginosamente: tutti sembrano volere questo oro digitale chiamato bitcoin.
Per la prima volta disponiamo di un bene digitale trasferibile ma non duplicabile. È inoltre scarso: ci saranno al massimo 21 milioni di bitcoin. Se pensiamo all’impatto che ha avuto l’oro fisico nella storia della civilizzazione, della moneta e della finanza, possiamo immaginare quale impatto dirompente potrebbe avere un oro digitale, leggerissimo, “liquido” come la musica ed i film che consumiamo oggi, nell’attuale civilizzazione digitale e nel futuro della moneta e della finanza.
In quanto oro, bitcoin è un bene rifugio non confiscabile, non inflazionabile e non controllabile. Per questo è stato bandito in Stati come la Russia, la Cina e il Venezuela. In un certo senso possiamo dire che il bitcoin è una cartina tornasole della democrazia.