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Cibo

Un altro chef restituisce la stella alla Michelin, stavolta per motivi economici

Questo autunno uno chef francese ha restituito le tre stelle, adesso Jérôme Brochot rinuncia alla sua. Stavolta, però, è tutta una questione di soldi.
Roberta Abate
Milan, IT

Quando in Italia il compianto Gualtiero Marchesi aveva rinunciato alle tre stelle Michelin lo aveva fatto per una questione ideologica. Il suo pensiero al riguardo era molto semplice: perché la cucina italiana doveva essere giudicata secondo i dettami di quella francese? (la domanda rimane ovviamente ancora valida).

Non era la prima volta che la Rossa veniva cortesemente allontanata, e non è stata neanche l’ultima. Solo che le motivazioni nel tempo sono cambiate e, da atto politico, la restituzione delle stelle è diventata soprattutto una decisione economica.

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L’ultimo in ordine di tempo a chiedere di "perdere£ il prezioso riconoscimento è stato un francese, Jérôme Brochot, chef dell’omonimo ristorante d'hotel a Montceau-les-Mine in Francia, che a fine novembre 2017 ha contattato la Guida Michelin, dicendo che non poteva più permettersi di avere una stella.

Come spiegato dal New York Times, gli abitanti della città dove sorge il ristorante di Brochot non possono sempre pagare cene a base di spigole e champagne; lo chef ci ha provato a portare l'alta cucina in una cittadina piena di lavoratori, ma ha fallito e non ha avuto paura di ammetterlo.

"La situazione economica qui, in un ex bacino minerario, è un disastro. Non ho deciso di farlo alla leggera, ma non avevo altra scelta", ha scritto Brochot alla Michelin. Montceau non è una città turistica, in più mettici la disoccupazione al 21% e un numero di abitanti decisamente esiguo, 18.000. Dopo la cessione di altre importanti attività in città anche lo chef si è arresoe ha restituito gentilmente la stella ricevuta 6 anni fa. In precedenza aveva iniziato a tagliare i prezzi e a servire piatti meno pretenziosi, fatti con ingredienti "poveri", e questo aveva iniziato ad aiutare l'attività e ad attrarre nuovamente gli abitanti della città.

"La stella forse spaventa le persone" ha riferito sempre al New York Times lo chef francese.

E si, non è la prima volta che una stella non fa la felicità, anzi. In Italia, ad esempio, il ristorante Donatella a Oviglio (Alessandria) aveva restituito la stella alla Michelin con la stessa motivazione. Il riconoscimento dopo anni non rifletteva più le attuali condizioni del territorio. I prezzi non erano mai cresciuti dall'assegnazione della stella, semplicemente il potere d'acquisto dei clienti non era più lo stesso. Allora il cambio di rotta: nella primavera del 2015 la proprietà scrive alla Michelin per chiedere di restituire la stella in vista della trasformazione di sala e menu. Non più un ristorante stellato, semplicemente un buon ristorante senza ansia da prestazione e da scontrino.

Piccoli e rari segnali di un cambiamento di rotta? La Guida Michelin è ancora uno strumento realmente utile alle persone, o serve soltanto all'autostima degli chef?