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Perché l'emergenza siccità in Italia è più grave che mai

E non riguarda solo il caso recente del lago di Bracciano.
Immagine via Pixabay

L'emergenza siccità è estesa ormai a tutta Italia, con almeno 10 regioni che stanno iniziando le procedure per la richiesta di stato di calamità naturale al Ministero delle Politiche Agricole. Un ritornello che purtroppo si ripete ogni anno in Italia e che quest'anno ha raggiunto proporzioni drammatiche. Un esempio per tutti: il lago di Bracciano ha perso almeno 60 centimetri rispetto allo zero idrometrico, con ovvie conseguenze sull'ambiente degli ecosistemi circostanti. Il che ha portato al conflitto tra Acea — la società che gestisce la rete idrica di Roma — e la regione Lazio, che ha imposto uno stop ai prelievi e misure di razionamento e risparmio. Ma è solo il caso più evidente e più portato all'attenzione della cronaca dei conflitti che coinvolgono l'acqua.

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Secondo l'associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana Coldiretti, i danni a coltivazioni ed allevamenti ammontano già a più di 2 miliardi di euro, con un'irrigazione di soccorso per salvare le produzioni sempre più difficili, e crolli di produzione che in certe situazioni superano tranquillamente il 50 percento. La crisi colpisce anche il nord: il Lago di Garda è sotto per due terzi rispetto al suo volume di riempimento, e il totale della riserva idrica dei laghi del Nord Italia è già sotto ai livelli dell'anno peggiore in tempi recenti, il 2007. Il conflitto politico si incentra sulle infrastrutture e la pianificazione della risorsa idrica, sui 39 litri d'acqua persi al giorno su 100 dalla rete idrica Italiana. Va ricordato che le perdite sono definite come la differenza tra acqua immessa e acqua fatturata (il che significa che non si contano solo le perdite nei tubi e l'evaporazione, ma anche le derivazioni abusive e l'evasione) ma ciò non toglie che la rete stessa sia allo sfacelo, con l'Italia fanalino di coda in Europa per quanto riguarda gli investimenti.

Europa che non è tuttavia certo immune a questa temibile ondata di siccità. In tutto il Mediterraneo le piogge si sono ridotte in media del 40 percento, con picchi di oltre il 75 percento di pioggia in meno. Anche i temporali attesi ad agosto non cambieranno la situazione dell'approvvigionamento, anzi — probabilmente peggioreranno soltanto i danni alle colture: laghi, fiumi e falde riescono ad avere un bilancio positivo solo in autunno, mentre le piogge estive, di fatto, evaporano. L'Europa, e il Mediterraneo in particolare, sono un "hotspot" per i cambiamenti climatici. Le ondate di calore sulle capitali europee sono aumentate di durata e intensità di oltre il 60 percento negli ultimi 20 anni. Il riscaldamento non è uniforme: la temperatura media globale è aumentata di circa un grado rispetto ai livelli pre-industriali, ma l'aumento locale nel mediterraneo ha già raggiunto 1.4 °C. Non si tratta più di qualche giorno particolarmente caldo, o dei luoghi comuni sul rimanere idratati e evitare di uscire nelle ore più calde del giorno: si tratta di cambiamenti di temperature e piogge che riguardano un'intera area geografica, di cui questi, purtroppo, sono solo i primi segnali. Se ormai ogni estate si ripropongono immancabilmente stati di emergenza e calamità per la mancanza di risorse idriche, ha ancora senso definirle "anomalie termiche"? Forse è il momento di cominciare ad abituarsi a questa "normalità diversa".