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Musica

Oggi non è il giorno per criticare Sfera Ebbasta o la trap

Fare polemica sulla strage al concerto di Sfera Ebbasta è inutile e deleterio, le cose importanti di cui parlare oggi sono altre.
corinaldo sfeera
Fotografia via Twitter Vigili del Fuoco

Quando succede una tragedia ormai i social network si riempiono di opinioni, come il bar del paese che risuona di “signora mia”. Dopo la strage avvenuta prima del concerto di Sfera Ebbasta vicino ad Ancona di ieri notte, con numeri di morti e feriti degni di un attentato in una serata che sarebbe dovuta essere di divertimento, nel giro di qualche ora è già capitato di leggere di tutto. Purtroppo le cose in questi casi tendono solo a peggiorare.

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Forse se fosse successo al concerto di qualcun altro si leggerebbero meno sciocchezze in giro, ma sappiamo che l’antipatia che Sfera è in grado di generare nel pubblico generalista è impressionante. Molti si stanno quindi scatenando su quello che è l’elemento variabile meno importante di tutta la vicenda, e cioè di chi fosse il concerto.

Nell’ansia social di dover commentare a tutti i costi si leggono critiche a Sfera che non avrebbe detto niente, mentre nel frattempo ha detto tutto quello che andava detto e cancellato i prossimi concerti, così come hanno fatto un grande numero di altri rapper e addetti ai lavori in segno di solidarietà. Ci sono statre critiche ai testi di Sfera e della trap, al fatto che i minorenni vadano a vedere un artista che promuove simili disvalori (“è questo il vero problema”).

C'è gente che scrive che non porterebbe mai suo figlio a un concerto del genere, chi dà la colpa al “pubblico della trap”, gente che rimpiange l’epoca in cui andava ai concerti punk e mica ai concerti di questo qua, e ancora chissà quante ne toccherà leggere. Non aiutano contro questo tipo di sensazionalismo i media che oggi spiegano chi è questo Sfera Ebbasta con grande attenzione per “testi che parlano di droga e di soldi”.

La verità è che sarebbe potuto accadere a qualsiasi concerto di un artista di successo, a qualsiasi concerto affollato in un club. È successo ai live di Elisa, di Justin Bieber e di decine di altri musicisti. È successo a molti festival, è successo quando sono state proiettate nelle piazze partite di calcio importanti.

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Lo spray al peperoncino viene utilizzato in luoghi affollati per rubare, per creare confusione e arraffare telefoni, collane e borse, oppure per disperdersi nella folla dopo i furti. Succede ormai da qualche anno e le rapine nei locali non le ha certo inventate la trap, né il diffondersi dello spray al peperoncino è legato in qualche modo al successo di questo genere.

È vero che questo spray crea situazioni tese, frenetiche, e il panico della folla è molto difficile da gestire anche per professionisti ben preparati. Però se è di responsabilità che dobbiamo parlare, prima di fare i sociologi della domenica ci penseranno le indagini a accertare se fossero a norma le condizioni di sicurezza del locale, che è ovvio ma forse può avere senso ricordare non sono responsabilità dell’artista. O se, come scritto da più parti e riportato anche dal ministro dell’Interno, il pubblico fosse molto superiore alla capienza massima del locale, e se le uscite di sicurezza fossero adeguate o meno.

Andrebbe poi aperta anche una riflessione sull’uso e sulla diffusione dello spray al peperoncino, che in Italia viene venduto anche in edicola dal quotidiano Libero, allegato come fosse un DVD. Insomma, è assolutamente legittimo che non piaccia la musica di Sfera Ebbasta, ma non è esattamente questo il punto. E oggi forse non è il giorno migliore per improvvisarsi battutisti, sociologi o critici musicali.

Federico è su Instagram.

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