Ecco come mangiavano davvero gli Egizi
Foto via Facebook Museo Egizio Torino

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Cibo

Ecco come mangiavano davvero gli Egizi

Abbiamo contattato il Museo Egizio di Torino per sapere qualcosa in più sulle abitudini degli Egizi. E la loro alimentazione è chiaramente il sogno di qualsiasi nutrizionista.

Se dovessi dirvi da dove nasce la mia "perversione" per le civiltà antiche non vi saprei rispondere; so che il mio orale di maturità era incentrato sulla mitologia greca, e che mi piace fare sempre un po' di ricerca, ultimamente soprattutto sugli aspetti pratici e quotidiane delle popolazioni dei secoli scorsi, e le abitudini alimentari non fanno eccezioni.

Questa volta complice forse il bizzarro entusiasmo per quello che potremmo definire brodo di scheletro - il ritrovamento di qualche mese fa di un sarcofago pieno di un liquido che qualche pazzo ha chiesto di bere - ho deciso di dedicarmi proprio all'Antico Egitto. Come sapete a Torino abbiamo un’eccellenza sul tema, il Museo Egizio, che custodisce la seconda collezione al mondo dopo quella del Cairo. Dal 2015 ha cambiato totalmente look e impostazione, grazie anche all’instancabile lavoro del suo team guidato dal direttore Christian Greco e dalla presidente Evelina Christillin. E i risultati si sono visti se si considera che nel 2017, secondo il MIBACT, è stato l’ottavo museo italiano con più visitatori.

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Aldilà dell’immaginario collettivo costruito da saghe come quella di Indiana Jones e della Mummia, gli egizi continuano appunto ad affascinare, per questo ho contattato Alessia Fassone, la curatrice del Museo Egizio con “la delega” alle questioni alimentari, e insieme abbiamo iniziato un viaggio che riporta alla luce alcune delle informazioni che i reperti ci hanno restituito sul menù dell’Antico Egitto.

Nella tomba di Kha, conservata proprio a Torino, c'erano addirittura forme di pane, composte di frutta, una sorta di minestra e carni affumicate, tutte ben conservate.

Qualche precisazione preventiva è indispensabile. Ad esempio, che il menù che noi conosciamo, sebbene molto ricco se si pensa alla deperibilità dei generi alimentari, è probabilmente rappresentativo solo di una parte della popolazione del tempo.

Tutte le foto per gentile concessione del Museo Egizio di Torino

Nonostante molte siano le prove in nostro possesso, infatti, la maggioranza presumibilmente proviene dalle stesse fasce sociali. Già, perché la maggior parte dei reperti egizi di cui disponiamo oggi appartiene ai corredi funebri di persone piuttosto agiate. «Le fonti da cui ricaviamo informazioni sono quasi sempre quelle ufficiali, legate ai riti funebri delle persone altolocate. Quello che era il consumo popolare forse un po’ ci sfugge. Sappiamo però che c’erano tanti legumi che sono poi rimasti nella dieta egiziana di oggi: fave, ceci, lenticchie. Ancora oggi costituiscono la base dell’alimentazione povera».

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Le pratiche funerarie, che per gli egizi erano una sorta di ossessione, hanno permesso la conservazione di alcuni cibi fino a oggi: una grande fortuna. «Per altre civiltà è molto più difficile ricostruire le tecniche di cottura e conservazione, ad esempio, perché mancano i documenti. Noi abbiamo addirittura cibi provenienti dalle tombe che si sono conservati. Fra questi quelli della tomba di Kha, conservata proprio a Torino, che conteneva forme di pane, composte di frutta, una sorta di minestra e carni affumicate».

Un ruolo fondamentale l’ha giocato anche il clima di alcune di quelle terre che ha permesso «un’essicazione rapida e veloce di reperti deperibili come il legno, i tessuti e il cibo. Lo stesso tipo di reperto in alcune zone dell’Egitto, quelle più umide a nord del Cairo, non si è conservato altrettanto bene».

Consapevoli di queste coordinate generali, possiamo iniziare il nostro itinerario gastronomico e attraversare le diverse categorie alimentari per capire da quali tipi di cibi erano rappresentate nell’Antico Egitto.

L'Egitto era il granaio dell'Impero Romano

E iniziamo con i cereali che avevano un enorme pregio: riempivano la pancia (oltre a essere poveri di glutine). Le specie consumate erano innanzitutto quelle «che si trovavano in natura come orzo, farro, segale e sorgo. Principalmente dall’orzo e dal farro si ricavavano anche il pane e la birra».

Un discorso diverso riguarda il grano. Quello che conosciamo noi arriva dall’Oriente e viene introdotto in Egitto dall’epoca greco-romana. È in questo periodo che vengono inaugurate «politiche di coltivazione su larga scala che portano poi l’Egitto a diventare il granaio dell’impero romano».

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Gli Egizi consumavano molta frutta, forse anche per questioni climatiche. Non tutte le specie che conosciamo oggi esistevano al tempo dei faraoni, ma fichi, carrube, uva (che tuttavia proveniva dall’Oriente) e i datteri facevano parte della dieta del tempo. Quale caratteristica lega questi frutti? «Erano tutti zuccherini e per questo utilizzati pure per addolcire cibi e bevande» racconta Fassone. Oltre a questi erano presenti la melagrana e l’olivo, anche se provenivano dalla zona siro-palestinese. La frutta non veniva solo mangiata «fresca, ma anche essiccata e sotto forma di composta».

Stando alle testimonianze della Tomba di Kha e Merit, erano molto amate anche le noci di palma dum, grandi poco più di una mela. E anche se oggi il loro uso gastronomico è andato perso, vengono ancora sfruttate per le proprietà lenitive della tosse.

Per quanto riguarda la verdura, i reperti in nostro possesso suggeriscono che il consumo di zucche, cipolle, aglio e insalate come la lattuga era ampio. In generale «la vocazione agricola dell’Egitto risale alle epoche più remote: l’introduzione dell’agricoltura risale al X-XI millennio prima di Cristo».

Gli antichi egizi consumavano molto pesce, soprattutto di fiume, con la tilapia, il tipico pesce nilotico, in testa alle preferenze ittiche. «Il pesce di mare era consumato essenzialmente nelle zone vicine al Mar Rosso e al Mediterraneo, ma entrava poco nella valle del Nilo per problemi di conservazione. Il pesce era essiccato e affumicato per poi essere consumato in un secondo momento. Le tecniche di conservazione erano diverse e dovevano permettere al cibo di sopravvivere al clima molto caldo».

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Si antilopi e gazzelle, no maiale

Le carni disponibili nell’Antico Egitto sembrano essere diverse, ma un ruolo importante lo ricoprivano i volatili da cortile come anatre e oche. Il pollame non era estremamente diffuso o per lo meno non per tutta la durata del regno, «perché la gallina arriva dall’Oriente e compare solo da un certo momento in poi».

Erano inoltre consumati «volatili selvatici come quaglie e fagiani, cacciati con arco e frecce, lance e reti. Cacciare era considerato anche nell’Antico Egitto uno sport, un divertimento per le classi agiate».

Il maiale c’era, ma forse il suo consumo era già un tabu per una ragione specifica. Questa carne e quella di ovino tendevano a prendere facilmente la tenia, il verme solitario. «La prescrizione per le popolazioni semitiche di mangiare la carne di maiale poteva essere legata a questo motivo. Non lo si ritrova fra i cibi ufficiali, ma veniva consumato forse a livello popolare».

Gli egizi a un certo punto tentarono di addomesticare anche antilopi e gazzelle, ma con scarso successo. L’ovino, povera bestia, moriva invece di caldo e quindi era scarsamente diffuso.

Il consumo di carne era comunque appannaggio delle famiglie più agiate. «Soprattutto i grandi animali perché porzionarli significava poter sfamare diverse persone. La conservazione era inoltre sempre difficoltosa». La vita degli alimenti era, infatti, pesantemente condizionata dal clima torrido dell’Egitto. Anche per questo motivo diverse erano le tecniche di conservazione utilizzate: «essicazione, affumicamento, sotto sale, sotto grasso, ma non sott’olio, in quanto molto costoso. Non erano però tecniche sul lungo periodo e quindi i gusti poco piacevoli che la carne assumeva per conservazioni non perfette venivano nascosti…».

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Giù di Spezie

In Egitto fa un caldo faraonico e i mezzi per conservare la carne degli antichi egizi non erano di certo perfetti. Poteva succedere quindi che l’anatra non sapesse molto di anatra… E quindi? E quindi giù di spezie!

«Alcune di quelle che utilizzavano gli egizi erano indigene di quelle zone dell’Africa, come il cumino e il ginepro. Il pepe, molto utilizzato, arrivava invece dal Levante o dall’Africa Nera. Dall’Oriente arrivavano poi quelle più salmastre come l’origano, il dragoncello, la maggiorana e il timo. Le spezie non erano limitate al consumo alimentare, ma erano anche largamente commerciate e utilizzate per la profumeria. Nell’antico Egitto, infatti, i profumi avevano note più speziate e piccanti, diversamente da quelli che utilizziamo noi oggi, distinti da fragranze più floreali».

Il pane fatto a forma di animali

Il pane era molto diffuso nell’Antico Egitto ed è stato ritrovato in moltissime tombe. A dircelo sono anche diverse raffigurazioni sopravvissute fino ai giorni nostri. «Aveva una variante di cottura nel forno a cupola, il tandur. Si appiccicava un pezzo di impasto all’interno del forno e questo si cuoceva per il calore, diventando croccante. Era una tecnica diffusa nel medio oriente».

Il pane poteva essere molto semplice e dalla comune forma tonda, ma abbiamo testimonianza anche di pagnotte più elaborate a forma di animali come pesci e arieti.

Non veniva consumato solo da solo, ma anche con prodotti che lo addolcivano, come il miele. «Le api sono allevate in Egitto fin dalle epoche più antiche e tutto quello che era legato all’apicoltura era conosciuto». In alternativa al miele, il pane poteva essere insaporito con spezie, uva passa o frutta.

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Passando dal solido, le bevande dell’Antico Egitto comprendevano senza dubbio la birra. «Era fatta negli stessi laboratori del pane, partendo dallo stesso impasto. Parte di quello preparato per il pane, infatti, veniva separato e messo in vasche di acqua riscaldata che ne attivavano la fermentazione. Il risultato era una birra molto torbida e amara perché conservava in parte il gusto dell’impasto del pane. Era tuttavia una bevanda molto ricca da un punto di vista energetico».

Anche per quanto riguarda il vino, gli egizi erano preparati e avevano metodi di classificazione che possono ricordare vagamente quelli attuali, con tanto di etichette. «La vinificazione era già molto conosciuta. C’erano varianti di vino bianco e rosso. Sul recipiente veniva segnata la provenienza del vino e il periodo in cui era stato prodotto: esisteva una sorta di etichetta che denunciava la vigna di provenienza e il contenuto. Esistevano inoltre tecniche di travaso da recipienti più grandi a più piccoli per permettere di consumare il vino».

Il clima egiziano rendeva difficile la conservazione del latte che tuttavia era consumato. I formaggi probabilmente esistevano anche se non sappiamo se fossero così come li conosciamo noi.

Gli egizi mangiavano tutte le volte che potevano

Se da un lato i reperti ci forniscono preziose informazioni sui tipi di alimenti consumati nell’Egitto Antico, dall’altro poco ci dicono sul come venisse mangiato. Quanti pasti facevano al giorno? Come si svolgevano? Mangiavano cibi raccapriccianti?

«La quotidianità è difficile da recuperare. Nelle rappresentazioni delle tombe, vediamo banchetti con tanti invitati e portate. Il mangiare insieme era senza dubbio un elemento di convivialità e il condividere il cibo rientra nella cultura egizia. Non sappiamo quante volte al giorno mangiassero, ma è presumibile che mangiassero quando potevano».

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Molto spesso nell’immaginario comune si pensa che gli egizi mangiassero chissà che. Forse non era così anche per motivi religiosi in certi casi. «Non possiamo escludere che mangiassero serpenti, topi, cavallette e ricci, ma non abbiamo attestazioni a riguardo. Diversamente dai Romani, che mangiavano quasi qualsiasi cosa si muovesse, gli egizi non hanno lasciato tracce di alimenti che ci farebbero storcere il naso. Certi tipi di animali erano inoltre oggetto di culto in alcune zone dell’Egitto e mangiarli era un tabu. Fra questi, il serpente, il maiale e la tartaruga erano legati a un concetto di negatività e quindi si tendeva a evitarli. Consumare un animale sacro poteva indisporre la divinità a cui era consacrato. L’animale totemico di un dio poteva cambiare da zona a zona poiché esistevano declinazioni locali della religione ufficiale».

Gli operai venivano pagati in birra e cibo

Sappiamo inoltre che il cibo non veniva solo ingerito, ma utilizzato anche per altri scopi. «Il cibo serviva anche come pagamento. Lo stipendio degli operai che costruivano le tombe nella valle dei Re e delle Regine, ad esempio, era corrisposto in beni di consumo». Era inoltre dato in dono alle divinità perché secondo la cultura religiosa dell’Antico Egitto «il dio doveva mangiare e fra i doni votivi spesso si ritrovano proprio offerte in cibo». Infine, ed è questo uso che ci ha permesso di avere tutte le informazioni di cui disponiamo, era parte dei rituali funerari. «Le formule funerarie per augurare prosperità nell’aldilà prevedono spesso che il defunto abbia pane, birra, vino, volatili, carne bovina. E così il cibo diventava davvero il cibo dell’anima».

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