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Musica

Addio Burzum, non ci mancherai

Tra chiese bruciate, omicidi e razzismo, che cosa ci lascia il volto più controverso del black metal ora che ha annunciato la fine del suo progetto musicale?

Dei suoi ventisette anni di attività (e anche un po’ di attivismo, nel senso di quello suprematista bianco), Varg Vikernes ne ha passati oltre la metà al gabbio, ma di questo vi abbiamo già raccontato per sommi capi in occasione dello showcase dedicato al suo canale YouTube. La sua creatura Burzum, tuttavia, ha continuato a imperversare nello stereo, nel lettore mp3 o nell’account Spotify di tutti i metallari più disadattati, giovani o meno giovani che fossero.

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Grazie al suo alto coefficiente tecnico e alla produzione per veri audiofili il repertorio di Burzy, soprattutto nella sua prima parte, è uno dei più apprezzati di tutto il mondo black metal da che questo è venuto alla luce, indipendentemente dalle cacate sparse che il buon Varg ha rilasciato in tempi più recenti. Poi c’è anche quella faccenduola che si tratta di alcuni dei dischi più geniali, seminali e inconsapevoli della storia, ma questo è un dettaglio.

Ciò che conta è che, nella sua nuova veste di youtuber nonché vate del survivalismo etenista, lo scorso weekend Varg ha annunciato la fine ufficiale del suo più importante nonché unico contributo sensato (?) alla storia dell’umanità. A quanto è dato capire, era in atto una qualche sfida online tra Varg e uno dei suoi follower, tale Nathan B, un americano il cui profilo mostra video in cui affila coltelli con una cote e spara in mezzo a una foresta. La sfida, qualunque essa fosse, si è svolta su YouTube tra un commento e l’altro, ma non ci ho capito granché (diversi video sono stati rimossi, non si sa perché e ho un po’ di paura a chiedermelo); il risultato, comunque, ha visto Varg soccombere alla superiorità di Nathan e pagare pegno.

Nello specifico, il nostro prepper preferito ha spedito a questo tizio dall’altra parte dell’Atlantico la sua copia personale del suo primo album, l’omonimo Burzum, una prima stampa in CD autografata da Varg stesso che oggi vale svariate centinaia di euro. Tutto viene ovviamente documentato in un video pullulante delle urla della conigliata di figli di Varg, il quale poi prosegue seguendo il proprio solito preciso filo logico, ossia totalmente a caso, scagliandosi contro l’avidità della società ed esortandoci tutti ad agire non per profitto personale ma per il bene comune. A questo punto, in una romantica confessione, Varg si spinge oltre e arriva a definire Burzum una “palude puzzolente” e “qualcosa fatto in attesa di qualcos’altro mai arrivato”. La pulizia etnica, probabilmente. E conclude con “bye bye Burzum”.

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A poche ore dalla notizia, già su Reddit c’è chi specula parlando di mossa commerciale per poter organizzare un tour di reunion con la formazione originale, ma noi non ne siamo convinti. Noi crediamo nelle ferme posizioni del paladino del complottismo neopagano e ci auguriamo tantissimo che Burzum sia un capitolo chiuso nella storia della musica e degli Stati socialdemocratici del nord Europa. È quindi sull’onda della malinconia che cerchiamo di stilare un bilancio di tutte le cose che Burzum ci ha insegnato in quasi trent’anni di aneddotica folle, musica geniale e una serie di corollari al limite dell’apocalittico. A conti fatti sono incredibilmente poche, ma tutte estremamente importanti.

AVERE SEMPRE L’ACCENDINO IN TASCA

Negli anni ‘90 i gadget andavano molto di moda: qualsiasi rivista comprassi in edicola aveva qualche scemenza allegata, e ogni volta che si andava a una fiera si tornava a casa con borsoni di roba inutile tra penne, tazzine, portachiavi e altre cose assolutamente inutili. Da vero imprenditore di se stesso, anche Varg aveva presto capito l’importanza di questi piccoli omaggi, e già nel 1992 decise di preparare qualcosa di speciale per chi avesse acquistato la prima edizione del suo EP Aske (“ceneri”): un simpatico e pratico accendino. Per la precisione, un accendino con stampata la stessa immagine di copertina dell’EP, ossia i resti di una chiesa data alle fiamme. L’accendino, dice la leggenda, era anche accompagnato da una nota scritta a mano con scritto “fatene buon uso”. Due anni dopo, Varg è stato condannato a diversi anni di reclusione per incendio doloso ai danni di una stavkirke.

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LE VUVUZELA SONO SCANDINAVE, NON SUDAFRICANE

Mi sembra ieri quando, nel 2010, i mondiali di calcio in Sudafrica venivano appestati da quelle trombette demoniache. Il tormentone di quell’estate non fu una “Despacito” qualsiasi, ma una semplice, singola, perforante nota soffiata a più non posso nella plastica di quei cosi. Pochi immaginavano il disastro che ne sarebbe derivato, così come la totale-memeizzazione conseguente. Eppure si tratta di un enorme falso storico: come dimostra la copertina di Filosofem, la splendida illustrazione di Theodore Kittelsen, la vuvuzela è palesemente uno strumento scandinavo e chi vi dice che quella raffigurata è una tromba di quercia mente. A ulteriore conferma, venga messo agli atti un estratto con i momenti più drammatici de La Compagnia Dell’Anello. È risaputo come Tolkien abbia attinto a piene mani dalla mitologia scandinava per la creazione del suo epos, a dispetto delle sue origini… sudafricane. Una coincidenza? Non secondo Adam Kadmon.

SORRIDERE ANCHE NEI MOMENTI PIU’ DIFFICILI

Poco da aggiungere in questo caso. Affrontare la vita con il sorriso aiuta. Sempre. Anche nell'esatto momento in cui vieni condannato a ventun anni di carcere per omicidio di primo grado dopo aver inferto ventitre coltellate al tuo compagno di band e manager.

GESÙ È CATTIVO

E anche morto. Gli Emperor avevano pubblicato “Inno A Satana” giusto un paio d’anni prima, e la metà degli anni ‘90 era il periodo di massimo splendore per la blasfemia in musica. Burzy non poteva non far parte dell’allegra brigata, e il brano “Jesus' Tod” (“la morte di Gesù”, appunto) è il non plus ultra dell’amore verso Cristo. Definito una figura talmente empia da far appassire i fiori e così malvagia da far gelare le acque, Gesù è il simbolo di tutto ciò che è malvagio nel mondo.

Andrea è uno dei Lord di Aristocrazia Webzine, vai a seguirlo su Instagram.

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