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10 domande a...

10 domande che hai sempre voluto fare a un musulmano in Ramadan

Mohamed, di Treviso, è originario del Marocco. Gli abbiamo fatto un po' di domande su come affronta il Ramadan.
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Foto per gentile concessione dell'intervistato.

"Non mangiate, ma almeno l'acqua sì, vero?," "Perché vi fate del male? Riuscite a sopravvivere?" e "Quindi state un mese intero senza mangiare?" sono solo alcune delle domande a cui si trovano a rispondere i musulmani italiani (e in generale tutti quelli che vivono in paesi non a maggioranza musulmana) ogni volta che si presenta il mese di Ramadan, ovvero il nono—e più importante—del calendario islamico.

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In questo mese sacro i fedeli sono infatti tenuti a osservare l'astinenza dal bere, mangiare, fumare e praticare attività sessuali dall'alba al tramonto, il tutto con l'obiettivo di purificarsi e immergersi nella spiritualità.

Personalmente, ricordo ancora quando anni fa ho fatto credere a una compagna di classe che i miei genitori avessero l'abitudine di chiudere il frigorifero col lucchetto per non farmi mangiare. Ovviamente non è vero e non lo farebbe mai nessuno, ma la sua reazione è stata strepitosa. Anzi, penso ci creda ancora.

Per fare un po' chiarezza su questo mese prima che finisca, abbiamo pensato di porre qualche domanda a Mohamed di Treviso, originario del Marocco—e musulmano. Al momento vive in Svezia, dove il sole tramonta alle 22:00 circa e la giornata sembra infinita.

VICE: Ma nemmeno un goccio d'acqua? E le sigarette?
Mohamed: Eh no, proprio niente. Più che il cibo però le mancanze sentite sono altre. La gola è un peccato che deve mancare in questo mese. Così come il privarsi dei vizi, tipo le sigarette.

A parte gli scherzi, puoi spiegare cos'è il mese di Ramadan a chi non ne sa niente?
Non voglio fare il teologo che non sono, ma credo che il mese di Ramadan possa anche estendersi "laicamente" a credenti di altre religioni o a chi semplicemente non crede. Il Ramadan è una sfida di 29/30 giorni [il calendario islamico, a differenza di quello gregoriano, si basa sul ciclo lunare, motivo per cui il periodo di Ramadan cambia ogni anno] contro il proprio ego, un digiuno dai piaceri della carne, contro le imposizioni della società. In un certo senso, il Ramadan è essere anticonformisti in un mondo di conformisti. Quindi può valere anche per chi non pratica o non crede nella religione musulmana.

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Nello specifico, poi, aiuta il musulmano a ritrovare l'equilibrio psico-mentale e fisico con se stesso. Ma non c'è costrizione nella religione [citando da un versetto coranico che stabilisce che il singolo è responsabile della sua fede e delle sue azioni e può essere giudicato solo da Dio].

A che età hai iniziato tu a digiunare, e a che età si inizia di solito in generale?
Io ho iniziato quando avevo sette anni, digiunando solo qualche giorno, per poi praticarlo interamente all'età di 11/12 anni. In generale si inizia a completare tutto il digiuno una volta raggiunta la pubertà. Ovviamente sono esentate le donne in gravidanza, i malati, gli anziani e chi per cause di forza maggiore non può digiunare.

Quando ho iniziato da piccolo ho avuto maggiori difficoltà in quanto non capivo perché io non dovessi avere la merenda e gli altri sì, poi grazie ai miei genitori ho capito quanto fosse importante per un credente e le cose sono diventate più semplici. Ad ogni modo non venivo maltrattato, lo giuro—quelli che ritengono pazzi i genitori che insegnano ai propri figli il valore del digiuno magari sono pure quelli che i loro figli non li vaccinano?

Quali sono i benefici del digiuno, per come hai avuto modo di vivere il Ramadan in questi anni?
Con il digiuno capisci i tuoi limiti, scopri il dottor Jekyll e il mister Hyde che è in te. E per me che sono religioso ha anche una valenza spirituale: in questo mese cerco di avvicinarmi maggiormente alla fede e alla bellezza della spiritualità.

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Cosa mangi solitamente la sera? Ti ingozzi o mangi moderatamente?
Vivendo da solo e facendo tanto sport cerco di mangiare moderatamente e di non abbuffarmi come quando vivevo con i miei genitori. Mia madre, come tutte le donne marocchine, preparava l'iftar [il pasto di rottura del digiuno] come se fossimo in carestia totale da anni o avessimo ospiti tutti i dipendenti pubblici della Calabria.

Hai sviluppato delle tecniche per gestire la fame o la sete?
Impegnare la mente. Alla fine è la mente che controlla la fame, più che lo stomaco. Il tempo lo passo leggendo molto, studiando, lavorando. All'inizio qui in Svezia è stato traumatico perché il digiuno dura praticamente 19 ore, ma poi ci ho fatto l'abitudine. Vado anche spesso in moschea, e qui, essendo maggioritarie le moschee sciite, ho la possibilità di conoscere un Islam diverso da quello sunnita.

Come è invece digiunare in Italia, e quali sono le reazioni della gente quando dici che digiuni?
Spesso sono di incredulità, sconcerto. Io non penso assolutamente sia un handicap. È una mia scelta e proprio per questo non deve influenzare il giudizio degli altri. A scuola i professori mi dicevano "se ti compriamo un panino lo mangi, sia mai che ti senti male." Da lì ho capito che il Ramadan non va fatto per influenzare o convincere chi ci sta attorno, ma per influenzare la nostra coscienza. Inoltre ho smesso di dire alle persone che lo faccio, a meno che qualcuno non me lo chieda espressamente.

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Due anni fa sono stato su un campo da calcio con i bambini del Milan a 35 gradi sotto l'afa romana e senza un goccio d'acqua, e come vedi, sono ancora qua.

Pensi che in Marocco lo passeresti in maniera differente?
Non sarebbe così tanto diverso per me. Certo, in Marocco viene vissuto più come un momento per stare tutti insieme, con la famiglia, si va in moschea tutti assieme. Ho pensato che forse quel clima lo avrei potuto vivere anche qui in Svezia, dove mi trovo da qualche mese.

Una cosa che mi ha colpito molto è stato vedere alcuni ragazzi recarsi dal kebabbaro dieci minuti prima del tramonto e aspettare il calare del sole per poter rompere il digiuno. Erano profughi siriani che avevano perso i cari, quindi non avevano nessuno che preparasse loro da mangiare. Ecco, questo mi ha fatto riflettere.

Quanto ai tuoi coetanei musulmani in Italia invece? Loro digiunano? E cosa pensi di chi non digiuna?
Credo che digiunino, anche se come ti dicevo rientra in una sfera intima e personale. Di chi non digiuna ho rispetto perché, in fondo, se non se la sentono, sono quelli che non mentono a Dio in questo mese così sacro. E questo va apprezzato. Non li giudico perché ognuno, con la propria conoscenza, è libero di fare ciò che ritiene più opportuno.

Qual è per te la difficoltà maggiore di questo mese?
Stare senza caffè per un caffè-dipendente è veramente dura. Soprattutto quando sei abituato ad iniziare la giornata con brioche, caffè italiano (sia sempre lodato) e Gazzetta.