gigi d'agostino

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Musica

Chi va davvero a una serata di Gigi D'Agostino?

Ci vanno tutti: perché Gigi D'Agostino è un fenomeno musicale italiano transgenerazionale, solo che invece di Campovolo ha le Rotonde di Garlasco.

Nel 1999 esce L'Amour Toujours, doppio album del producer e dj torinese Gigi D'Agostino. La prima parte del disco s'intitola Chansons for the Heart e contiene i singoli "The Riddle", "Bla Bla Bla", "La Passion" e ovviamente "L'amour toujours (I'll Fly with You)". La seconda parte è Beats for the Feet, una decina di tracce dance vicine alla techno e alcuni edit dei singoli della prima parte. In una riunione editoriale organizzata per stabilire la lista dei 10 album italiani migliori degli anni '90, la mia argomentazione sull'importanza culturale di questo album non solo per l'Italia, ma per l'Europa (e sull'essere l'ultimo momento di un'occupazione ventennale della musica italiana sui dancefloor del continente) è stata liquidata con un sorrisetto. Se avessi avuto abbastanza braccia per trascinare per le orecchie tutti i miei ex colleghi al Fabrique sabato 18 febbraio 2017, davanti a migliaia di persone pronte a spendere dai 20 ai 30 euro per assistere a un dj set di Gigi D'Agostino, lo avrei fatto.

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Claudia, a destra, e le sue amiche

Io non l'avevo mai visto dal vivo. Quando nel 1999 è uscito L'Amour Toujours avevo 13 anni, le discoteche le avrei viste almeno tre anni dopo (e ci avrei ballato principalmente dance francese), ma mio fratello di cinque anni più grande aveva quel disco e lo ascoltava continuamente, e per quanto potessi dargli dello zarro, quei pezzi iniziarono a piacere pure a me, in quel modo zero ironico possibile solo durante la pubertà. In coda al Fabrique scopro che questa storia, che pensavo fosse un piccolo fiocco di neve, è la storia di tutte le ragazze nate tra l'85 e il '90 con un fratello maggiore—tipo quella di Claudia, nata nel 1989, che è in coda per entrare al suo primo live di Gigi D'Agostino insieme alle sue amiche: «Lo ascoltava mio fratello, lo ballava in discoteca, ma anche mio padre lo ascoltava in macchina». Canzoni preferite: "L'amour toujours" e "Super", il brano cantato da Albertino.

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Il banchetto delle magliette di Gigi D'Agostino (che non tirano come quelle di Carl Cox)

Sarebbe facile dire che il pubblico è formato da soli nostalgici, ma la gente in coda sembra messa insieme per randomizzazione – avrebbe avuto senso intervistare tutti i presenti sulle prossime elezioni per avere il polso del Paese invece che interrogarli su quello che stavano per vedere, ma non sono Nando Pagnoncelli. L'unico elemento comune dei presenti me lo dice il venditore di magliette fuori dal concerto: i fan di Gigi comprano poco, «non come fuori dai set di Carl Cox, lì vendo intorno alle 130 magliette. Da Gigi ne venderò una quarantina».

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Alessandro, Nicolò e Alessandro.

Mentre capisco la presenza di chiunque avesse già le sinapsi attive quando L'amour Toujours è uscito, non ho idea di cosa ci facciano qui persone come Alessandro, Nicolò e Alessandro, con cui ho condiviso il viaggio sul tram 27 fino a qui. Hanno uno 16, uno 17 e uno 18 anni—il più giovane mi sbatte in faccia un "quando è uscito il disco, io dovevo ancora nascere". Mi dicono che conoscono Gigi D'Ag da un paio d'anni, è la prima volta che lo vedono e pensano che la sua musica abbia "un fascino tutto suo" che "ti prende". Non posso pretendere più di queste sei parole. Canzoni preferite: "La Passion", "L'Amour Toujours" e "The Riddle".

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Marco, Fabio e Valentin, i marinai di Gigi.

Altrettanto strana mi sembra la presenza di persone che avevano 4 o 5 anni all'uscita di quel famigerato disco, tipo l'altro trio con cui parlo formato da Marco, Fabio e Valentin, nati tra il 1994 e il 1995. Si sono portati da casa il cappello della marina, "Perché Gigi ogni tanto mette il cappello da capitano, e noi siamo venuti a fare i suoi marinai". È la prima volta che lo vedono al Fabrique, ma lo hanno visto spesso alle Rotonde di Garlasco, una discoteca che potrebbe diventare una micronazione governata da Gigi D'Ag. Sono anche stati al Capodanno 2017 alle Rotonde: "È stato bellissimo, un'esperienza da rifare. Ha fatto tre ore di set, dalle 23 alle 2." Marco mi spiega che Gigi gli piace perché non è la solita EDM, e i bassi fanno la differenza. Sono i primi a citare il lento violento, uno stile della dance di cui Gigi D'Ag è il massimo esponente. I pezzi lenti violenti hanno la cassa dell'hardcore ma non superano mai i 120 bpm, e sopra ci stanno loop e sample ipnotici—il primo brano lento violento di Gigi è la b-side di Bla Bla Bla, "Voyage (Africanismo Mix)".

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Annabella

Poi ci sono i fan della prima ora. Fermo Annabella su indicazione dei ragazzi dello stand delle magliette. Annabella ha 51 anni, lo ascoltava in radio ma è diventata una vera fan da una decina di anni. Il suo pezzo preferito è "Bla Bla Bla", e si è tatuata sul polso il personaggio ispirato a La Linea di Cavandoli del videoclip. Dice che Gigi D'Agostino le dà la carica, ma le piace anche come persona, "Nelle interviste sembra una persona timida, che si esprime con la sua musica. È anche migliorato col tempo, è diventato un bell'uomo". L'unico apprezzamento estetico a Gigi di tutta la serata.

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Sofia e Giuliano

I miei preferiti in coda sono Sofia e Giuliano. Giuliano ha 47 anni e ha trascinato i suoi amici a sentirlo live per la prima volta. "Sono 25 anni che lo ascolto, appena è capitato per Milano sono venuto, va sempre a Como o Pavia e con i bambini non potevo andare a sentirlo". La sua figlia più grande ha 17 anni, potrebbe venire anche lei qua, ma non voleva venire perché "ascolta Justin Bieber, Sean…" Paul? "Ma magari, ascolta Sean Mendez o Ed Sheeran." Quando le fa sentire Gigi si schifa, "dice che è roba da vecchi, ma metà della sua scuola è qui." L'altro figlio di 10 anni voleva venire, ma non è ancora in età. Giuliano dice che è bellissimo che ci siano ragazzi di 19 anni nel pubblico: "Lui unisce le generazioni, magari tra qualche anno mio figlio vorrà venire a sentirlo e io verrò con lui – così mi riporta a casa e posso bere." Pezzo preferito: L'Amour Toujours.

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La gente è in coda da prima delle 22.30, e quando io e il fotografo entriamo intorno alle 23 Gigi D'Agostino sta già mettendo dei pezzi violentissimi davanti a una sala mezza vuota che nel giro di un'ora esplode di persone. Ci sono le luci sul palco che formano il suo nome, i visual con il suo nome, gente dell'organizzazione che distribuisce cilindri luminosi con sopra il suo nome. Me ne ritrovo uno tra le mani dopo 10 minuti, e mentre tutti chiedono al fotografo una foto, a me tutti chiedono dove ho preso la Gigi D'Agostino Light—l'efficenza dell'animazione ne fa uscire a nastro, come panzerotti da Luini all'ora di pranzo. Poi arrivano migliaia di palloncini bianchi, anche quelli distribuiti uno a uno. È la serata in discoteca più strana in cui mi sia capitato di essere: un dj associato alla dance anni '90, uno dei generi più massificati che ci siano, sta mettendo a neanche mezzanotte solo pezzi simil hardcore davanti a un pubblico di età ed estrazioni miste. Ci sono gli hipster dei Navigli come le ragazze di provincia, i ragazzi con i maglioncini girocollo insieme a quelli con i capelli rasati con pattern misteriosi, e in un angolino la troupe del Milanese Imbruttito.

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Mentre mi chiedo che cavolo stia succedendo, perché Gigi non ha iniziato dopo la mezzanotte come ogni main act che si rispetti e perché sta mettendo solo cassa dritta acidissima davanti a un pubblico che immagino sia qui per le hit, mi rendo conto che sono problemi solo nella mia testa. Tutti, dalle diciottenni con le maglie di H&M ai quarantenni con le maglie del merchandise ufficiale, sono presi benissimo. Tutti ti sorridono quando ti urtano per sbaglio, dicono "scusa" e "grazie" prima e dopo qualsiasi domanda, nessuno è molesto. Preso nella sua interezza, il pubblico sembra uscito da una campagna ministeriale per il divertimento consapevole. Saranno i cilindri colorati, la musica fuori da qualsiasi spazio-tempo, qualche teoria basilare della psicologia delle masse che non conosco, sta di fatto che per la prima volta sono in una discoteca in cui sembra che niente di male possa accadere.

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Gabriele

Essendo il mio primo dj set di Gigi D'Agostino, sento il bisogno di una guida spirituale che mi spieghi quello che sta succedendo. La trovo in Gabriele, un ragazzo di 30 anni che il fotografo ferma per immortalare le sue meravigliose scarpe argento con suola luminosa. Come me aveva 13 anni quando è uscito L'Amour Toujours, e l'ha visto live la prima volta proprio alla presentazione di quel disco, allo Studio Zeta. Gabriele è un fan del lento violento: "Il lento violento è un movimento, un modo di pensare fuori dai canoni." Quando gli chiedo se ci sono altri dj che hanno la stessa forza di Gigi, mi cita i nomi della dance italiana "della vecchia Disco Radio" (Molella, Fargetta, gli Eiffel 65, Prezioso e Marvin) lamentando il loro passaggio all'EDM, mentre Gigi D'Agostino "non ha seguito la scia dell'EDM, ha inventato un suo movimento, che piace a tutti, pure ai metallari." Gli chiedo di spiegarmi come sta andando la serata: "Ha iniziato con tribalismi, per poi arrivare al lento violento, con bassi fortissimi, e adesso (è passata da poco la mezzanotte, nda) sta mettendo una delle sue hit, "Lo Sbaglio" (dall'album del 2007 Lento Violento… e altre storie, nda), più melodica. Fa sempre così: parte con dei loop in cui ti ci perdi, per poi arrivare ai pezzi melodici". Gabriele ha conosciuto personalmente Gigi D'Agostino e mi dice che è un po' lunatico: "Se arriva sul palco ed è scazzato, legna di brutto. Se arriva più rilassato, mette suoni più giocosi." Stasera secondo lui, Gigi è salito carico sul palco: "Non lo sento così da tre anni." Il suo parere generale su di lui è molto semplice: "È il dj più figo d'Italia."

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Sta per scattare la terza ora di dj set quando Gigi D'Ag si decide a mettere le sue hit. Sa che il momento in cui mette "L'Amour Toujours" è un tale avvenimento che il pezzo parte lentissimo e finisce nel nulla, dando a tutti il tempo di mettere via i cellulari e riprendere in mano i props dell'animazione. C'è un'attenzione su questo pezzo che neanche l'inno d'Italia prima della finale ai Mondiali nel 2006. Quando inizia a incatenare tutti i principali singoli, io e il fotografo decidiamo di mollare il colpo, mentre una coppia di signori verso la sessantina accanto a noi sta molleggiando sulle ginocchia per la terza ora di fila. Guardiamo dai baracchini la gente che fa ancora la fila per entrare alle due di notte.

Qualcuno dentro diceva che Gigi si è preso 20 mila euro per questa serata, che pensata al netto di tasse e gadget vari mi sembra più che ragionevole per quello che sembra uno dei pochi fenomeni musicali italiani transgenerazionali, che invece di Campovolo ha le Rotonde di Garlasco e che ha come parte integrante di un testo d'amore anche i versi PO / PO PO RO RO / PO PO RO RO / PO PO RO RO POPO RORO RORO.

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