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relazioni

È ora di parlare delle vostre relazioni platoniche su internet

Chi non ha una persona con cui fa lo scemo su Facebook nella consapevolezza che non diventerà mai nulla di reale alzi la mano.
Niccolò Carradori
Florence, IT
Ditemi che queste chat non vi sono famigliari.

Immaginatevi una situazione di questo tipo, declinabile secondo tutti i generi e gli orientamenti sessuali: X, mentre scorre la home di Facebook, legge sotto al post di un amico il commento sardonico di Y, mette like e decide di cliccare sul suo profilo. Nota che Y scrive in italiano corretto, condivide le line-up di festival che non sono il Primo Maggio e ha un numero di selfie non patologico in cui è palesemente di bell'aspetto. I gradi di separazione amicali sono minimi, e i due abitano nella stessa zona. Apparentemente hanno molte cose in comune, e dopo qualche secondo di esitazione, X decide di chiedere l'amicizia a Y.

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Y accetta, poi passa in rassegna le foto in cui è taggata X: memorizza il suo nome, e la sua attenzione selettiva inserisce il profilo fra quelli da individuare nello scrolling della home. Seguono settimane di avvicinamento reciproco: like a uno status in cui X si lamenta delle feste comandate in famiglia, like a una foto ironica in cui Y guida un segway con tag #BenHur, like a un meme di D'Alema con una citazione di Gollum dal Signore Degli Anelli, like a una foto profilo in cui il fatto che X abbia le tette grosse è acclarato. Like reciproci ai commenti simpatici sotto gli status degli amici comuni. C'è una certa tensione quando uno dei due vede un nuovo contenuto social dell'altro, e la cosa si comincia a notare.

Alla fine Y scrive a X in chat privata, sfruttando la prima occasione che gli pare propizia: cominciano a comunicare direttamente, con un sacco di "ahahahaha XD" alla fine delle frasi per stemperare la tensione. Dopo i convenevoli, che possono variare di volta in volta in base ai gusti e alle attitudini, si palesa l'idea di un possibile incontro faccia a faccia. Il tutto avviene sotto forma di domande come: "Ti va di vederci uno di questi giorni?" L'indefinitezza temporale dell'ipotetico appuntamento non è casuale. L'altra persona accetta, e da lì parte una serie di posticipazioni e imprevisti reciproci. Non si incontreranno mai, se non a qualche festa in cui faranno finta di non riconoscersi. Quel coito in potenza che entrambi avevano visualizzato fin dall'inizio rimarrà confinato alle richieste di Facebook "Invita X/Y su Messenger."

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Vi suona familiare? Sapete ovviamente di cosa sto parlando, perché è una situazione estremamente comune. Tutti prima o poi sperimentano una relazione platonica sui social, single e non—perché sono quel tipo di interazioni via internet senza impegno, senza nulla di esplicito e inevitabilmente senza sbocco. O per imbarazzo, o per fatica, o per noia, o perché uno dei due, mentre la cosa va avanti, conosce effettivamente qualcuno nella vita reale (o ce l'ha già) e perde interesse. Le motivazioni sono infinite. Eppure dietro c'è una metodologia ben precisa: calcoli in parallelo su tutti i profili social, visualizzazione intensiva di tutto il materiale fotografico reperibile, una pianificazione certosina di frasi simpatiche con cui iniziare le conversazioni in chat.

Perché facciamo tutto questo sforzo di attenzione e di tempo, per poi rinunciare non appena la questione potrebbe spostarsi nel mondo a tre dimensioni? Ovviamente non va sempre così: a volte ci si incontra davvero e le cose possono finire bene, ma se fate mente locale su quante interazioni social del genere avete accantonato, e siete onesti con voi stessi, non potrete non ritenerlo un fenomeno peculiare. E soprattutto contemporaneo: non credo che in epoca vittoriana due poveri cristi si scambiassero corrispondenza amorosa via piccione viaggiatore sapendo già, almeno inconsciamente, che non si stava andando da nessuna parte.

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È il genere di situazione su cui qualche editorialista del Corriere scriverebbe un articolo intitolato "L'amore fallimentare e vuoto nell'epoca dei social: i giovani hanno perso il contatto con la vita reale." Ovviamente le cose non stanno così: la gente continua a scopare più o meno gioiosamente—o almeno lo spero per voi—ma anche passare del tempo a covare un'affinità elettiva senza sbocchi sembra perfettamente normale.

Per capire meglio il fenomeno mi sono rivolto ad amici e conoscenti, che mi hanno aiutato a individuare i punti chiave di un amore platonico sui social.

Prima, e dopo. Screengrab gentilmente concesso da una delle persone intervistate.

"Partiamo innanzitutto dal presupposto più ovvio: è facile e indolore," mi ha detto Matilde, 28 anni, che in questo momento ha una relazione platonica in atto. "Visto che la comunicazione è così immediata e allo stesso tempo schermata, puoi aggiustarla e gestirla come vuoi. Puoi scegliere le cose dell'altro a cui prestare attenzione, e lasciar perdere tutte le ipotetiche rotture di scatole. Se sta diventando noioso lasci perdere. Visto che non ci siamo mai incontrati di persona, non mi sento obbligata a seguire nessun tipo di etichetta che normalmente applicherei a qualcuno con cui sono effettivamente uscita. Non mi sento una stronza se smetto di rispondere a qualcuno che non ho mai visto. Solitamente a me capita questo: nella vita reale mi piace una persona con cui non sto facendo alcun tipo di progresso, e mi balocco con queste interazioni sapendo che comunque il focus vero è su qualcun altro. Però mi dico che 'ipoteticamente' posso sempre uscire con quello che seguo sui social. Magari non avviene mai, ma in testa la possibilità rimane. Non è male alla fine, perché un po' mitiga la frustrazione, ad essere sinceri."

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C'è una certa componente di ego quindi, come è facile intuire. La presenza di segnali immediati che indicano un interesse reciproco—la possibilità di mettere like e dimostrare interesse a foto, status e quant'altro—è una forma di apprezzamento piuttosto diretta ed esplicita. E confortante, anche. Non soltanto ricevete attenzioni, ma vi arrivano delle notifiche sul cellulare quando questo avviene. "Non cerchiamo di girarci troppo intorno," mi ha detto Riccardo, 26 anni,parlando della questione, "se vedo uno, anche solo vagamente interessante, che sui social mi segue costantemente e cerca tutti i presupposti per entrare in contatto con me la cosa mi gratifica, anche se in modo un po' ridicolo. Cioè, uno tutti quei selfie in macchina pieni di filtri non se li fa tanto per fare, dai, non diciamoci cazzate. Quindi non è così complicato capire perché mando avanti la cosa anche se so che non succederà niente."

Federico, 26 anni, mi fa notare come queste relazioni platoniche siano soddisfacenti proprio perché estremamente superficiali. Siccome tutto si mantiene, in modo inalterato nel tempo, in quella fase in cui non si va in profondità perché non ci si conosce bene e ci si limita a cercare di essere simpatici, le comunicazioni si stabiliscono su un'unica grande danza del pavone fatta di battute, meme e commenti stupidi. Tutte le questioni serie—il fatto che il vostro lavoro vi fa schifo, che l'altro ha attacchi di panico, che a entrambi piace leggere Proust perché siete persone fondamentalmente malinconiche nonostante le apparenze—sono accantonate e rimandate al momento in cui vi vedrete realmente.

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Gli spunti di riflessione su quanto possa anche essere masturbatoria una situazione de  genere, però, portano anche ad altre conclusioni. Perché i lati negativi dell'amore stilnovista 2.0 sono più noiosi da evidenziare. Ma comunque presenti.

Innanzitutto, il pericolo che questa tendenza prenda il sopravvento sulla vostra vita reale non è da scartare a priori. Almeno come possibilità teorica. Se passate un'infinità di tempo a vivisezionare il profilo di qualcuno per assimilare informazioni sul suo conto, per poi frullare tutto nel cesso, e saltate da un amore platonico all'altro in base a quali sono le amiche o gli amici dei vostri contatti con una foto profilo decente e due canzoni che vi piacciono pubblicate in bacheca, è il momento di chiedersi se c'è qualcosa che non va. Tipo se vostra madre vi negava il seno da piccoli, o cose del genere, ecco.

"Ho passato un periodo in cui mi ero veramente fissato con questa cosa del cercare ragazze interessanti su internet e imbastire appuntamenti che poi non si verificavano mai," mi ha detto Elia, 29 anni, che sostiene di essere uscito dal tunnel. "Ma non era tanto il fatto che perdevo un sacco di tempo a scandagliare profili di ragazze semi-sconosciute, ma le abitudini che avevo preso. Pubblicavo foto o status quasi esclusivamente per vedere se queste ragazze avrebbero messo like, perché li avevo creati secondo una precisa strategia basata sulle informazioni che prendevo dai loro profili."

Che tipo di risposte ci dà questa realizzazione su noi stessi e le nostre nevrosi? Impossibile dirlo: già non ci capiamo un cazzo delle relazioni reali, figuriamoci di quelle fittizie.

È già un passo importante quello di ammettere che questo tipo di interazione esiste, e che sta diventando sempre più comune. Tanto che ormai viene da chiedersi come si svilupperà la cosa in futuro. Tutto si alimenterà con forza centripeta fino a che la specie non si estinguerà? Riusciremo a trovare un piano successivo in cui sfogare il lato più morboso dei nostri bisogni relazionali? Oppure arriverà Elon Musk con sistemi di inseminazione artificiali che ci permetteranno di blandire l'ego all'infinito?

Staremo a vedere. Nel frattempo, cercate anche di mantenere puliti e funzionanti i vostri organi genitali.