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La mia serata al bowling con un malato di Ebola

So benissimo di non avere l'Ebola, ma perché mi sento così?
The Gutter (non di mercoledì) Immagine: Autore

Ho scrutato i sei chili di palla da bowling verde che avevo in mano, ho preso un bel respiro, e l'ho lanciata lungo la pista, leggermente brillo per via della birra che ho sorseggiato per tutta la sera. Per la prima e unica volta di quel mercoledì sera, ho fatto strike. Sono tornato alle panchine e ho battuto il cinque a tutti i miei compagni di squadra, ai miei avversari, a degli sconosciuti. Dio solo sa chi.

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Un paio di ore fa sono venuto a sapere che una di queste persone potrebbe essere stata Craig Spencer, un dottore andato a combattere l'Ebola in Guinea e che, ora, è il primo uomo a cui sia mai stata diagnosticata l'Ebola a New York.

Non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea che possa aver preso la malattia che sta spaventando a morte tutti quanti da una misera battuta di cinque. So che il contagio richiede il contatto diretto coi fluidi corporei di qualcuno che appare veramente molto malato. Non penso nemmeno di potermi prendere l'Ebola da una palla da bowling. E onestamente non ho nemmeno idea se, davvero, abbia battuto il cinque a Spencer. Ma, ecco, perché diavolo mi sento così?

So come si diffonde l'Ebola. Ho scritto molto a riguardo e ho effettuato ricerche sull'argomento; ho speso un sacco di tempo al telefono con il Center for Disease Control, a guardare conferenze stampa e a intervistare medici. So di non avere l'Ebola. Eppure, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era se avessi toccato o addirittura visto questo tizio—forse per una qualche tetra curiosità.

Forse è questa la forza di questa faccenda. Sono una persona (relativamente) razionale ed altamente informata, ma mentirei se dicessi che non ero un pochino preoccupato.

Il Gutter, la fantastica pista da bowling di Brooklyn che Spencer ha deciso semplicemente di visitare diverse ore prima di cominciare a soffrire dei sintomi dell'Ebola, è conosciuta e amata per la sua atmosfera accogliente, la sua birra economica, il suo tetto gocciolante, le sue piste traballanti e, ecco, i suoi spazi non esattamente enormi.

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Il mercoledì sera—quando giocano gli agonisti—il Gutter è un posto trafficato e rumoroso. Muoversi è complicato, le birre si moltiplicano, così come le battute di cinque e gli abbracci celebrativi. Ho mangiato un pezzo di torta con uno sconosciuto. Dio, ho mangiato una fetta di torta di uno sconosciuto.

So che Spencer non è stato sintomatico (o almeno così ha detto alle autorità) fino a Giovedì mattina. So che non ho l'Ebola. Giusto?

Giovedì pomeriggio ho visto questo tweet:

BREAKING: Possible NYC #Ebola didn't self-quarantine; took an über to Williamsburg bowling alley yesterday; now has fever/pain/nausea

— Vaughn Sterling (@vplus) October 23, 2014

Mi è sembrato assurdamente specifico e assurdamente casuale. Come Spencer, anche io ho preso un Uber per o dal Gutter. Come Spencer, anche io ero in una pista da bowling di Williamsburg mercoledì sera. Williamsburg ha due piste da bowling: quale delle due?

Ho deciso di farmi una passeggiata con un mio collega—con il quale, prima avevo mangiato una zuppa assieme—esattamente alle cinque del pomeriggio. Il Brooklyn Bowl è esattamente dietro l'angolo rispetto ai nostri uffici, il Gutter un paio di isolati più lontano. Il Brooklyn Bowl sembrava si stesse preparando ad aprire, il Gutter era ancora chiuso. A quel punto nessun aveva ancora identificato quale fosse la pista; ma non appena ho visto il Gutter chiuso me ne resi conto.

Due donne erano in fila, fuori dal Gutter, in attesa che aprisse. Non sapevano nulla sul possibile caso di Ebola. Gliel'abbiamo detto, e poi ho detto loro che la sera prima ero lì, la stessa sera in cui Spencer si pensa abbia visitato il Gutter.

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Una foto fatta male del Gutter,chiuso il martedì.  Immagine: autore

Una delle donne mi ha guardato e mi ha detto "stammi lontano." Non stava scherzando. Entrambe hanno cominciato ad allontanarsi da noi abbastanza velocemente.

Qualche minuto dopo essere arrivato a casa, un'amica che era con me alla pista da bowling mi ha chiamato quasi in lacrime. Mi ha detto che sapeva di non avere un atteggiamento razionale, ma che era spaventata. Continuava a chiamare il Dipartimento della Salute di New York, e a sentirsi dire che era chiuso. Non era nemmeno nella nostra squadra di bowling. "Guardiamo [il sindaco Bill] de Blasio mentre ci dice che abbiamo l'Ebola," le ho detto.

Invece c'era Mary Bassett, commissario del Dipartimento della Salute di New York, la quale, dopo diverse ore di teorie e di dettagli provenienti da fonti anonime, ci ha dato la notizia: "Sappiamo che ieri è andato ad una pista da bowling a Williamsburg. Sappiamo che in quel momento stava bene, eccetto la sua sensazione di affaticamento," ha detto. "Si chiama il Gutter. Il paziente è andato lì con i suoi amici e ha giocato a bowling per un po', secondo la nostra ricostruzione degli eventi."

Bill de Blasio che annuncia la notizia. Screenshot: New York City press conference

Per qualche ragione mi sono immediatamente chiesto se avesse fatto una partita a bowling migliore della mia. Mi sono chiesto se si fosse divertito. Mi sono chiesto a quante persone avesse battuto il cinque, e se avesse fatto qualche strike. Eppure, in qualche maniera mi chiedevo se io lo avessi sfiorato, quella sera.

E ora penso a tutti gli altri. Penso ai miei che sabato non andranno al lavoro. Penso a quelle due donne che mi hanno detto di starle lontano. Penso alle persone che chiameranno incessantemente il Ministero della Salute e alle persone che ci scherzeranno sopra su Twitter, penso a quel tizio, sulla metropolitana l'altro giorno, che ho sentito proclamare che l'Ebola ci ucciderà tutti. Penso a tutte quelle persone che eviteranno di prendere la metropolitana.

Mi chiedo se l'America—di cui una parte non irrilevante si beve le teorie di complotto, fa tutto il possibile pur di rimanere ignorante e ha già chiesto di sospendere dei voli verso l'Africa che nemmeno esistono—sarà capace di mantenere la calma e di non trasformarsi in una storia da incubo a tema occhi sanguinanti e sputacchiate rosso vivo e mi chiedo cosa accadrà se non saremo capaci di mantenere il buon senso sulla nostra situazione.

Mi chiedo se Spencer, un dottore altruista che ha passato almeno un po' di tempo a combattere una situazione davvero terribile in Africa, starà bene.

Egoisticamente, mi chiedo anche se il Gutter riaprirà in tempo per la nostra prossima partita di bowling.