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Tecnologia

Il senso del vaccino per il MoVimento Cinque Stelle

Il M5S ha presentato un progetto di legge per abolire la vaccinazione obbligatoria in Lombardia. L'idea è quella di fare risparmiare soldi alla regione, ma le cose non stanno esattamente così.
Immagine: National Museum of Denmark/Flickr

Tutta l'attenzione di questi giorni è focalizzata su un paio di palazzi a Roma, Chigi e Madama, dove il parlamento sta votando la fiducia al nuovo governo di Matteo Renzi. Un po' come si vede nella sigla di apertura di Game of Thrones, quello che accade nella capitale (insomma, Approdo del Re) sembra avere più peso delle scaramucce su al Nord, oltre la barriera. Nei palazzi del potere, Renzi ottiene la fiducia al Senato, e il M5S—che non ci sta—lo bolla come una “Wanna Marchi” della politica. Nel frattempo, nelle lande a settentrione (Milano), il MoVimento propone una legge contro l'obbligo di vaccinare i bambini.

Già. Lassù, dalle sale della Regione Lombardia, è uscito fuori un progetto di legge per abolire l'obbligo di vaccinazione nell'età evolutiva. Il primo firmatario è Dario Violi, consigliere del M5S, che insieme ad altri otto cittadini eletti in Lombardia ha presentato un testo di sei articoli che rende facoltativa la vaccinazione dei bambini residenti sul territorio regionale. Il punto, secondo Violi, è che questo provvedimento “non comporterebbe conseguenze per la salute pubblica e consentirebbe un notevole risparmio di denaro.” In poche parole, i lombardi, giovani e adulti, sono già abbastanza vaccinati da permettere ai più piccoli di vivere senza il timore d'essere contagiati da gravi malattie. Sì, una sorta di effetto cuscinetto.

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Restiamo sul piano tecnico. Le vaccinazioni obbligatorie che il progetto di Violi renderebbe facoltative sono l'antidifterica, l'antitetanica, l'antipoliomielitica e l'antiepatite virale B. Non sono esattamente malattie qualsiasi. In Italia i casi sono limitatissimi, ma i flussi migratori provenienti da altri paesi—soprattutto da quelli devastati dalla guerra, come la Siria—potrebbero sempre cambiare le carte in tavola. In aggiunta, il Piano nazionale vaccinazioni 2012-2014 (PNPV) ha indicato che sarebbe opportuno vaccinare gli italiani, giovani e meno giovani, anche contro papilloma virus, morbillo, varicella, rosolia e influenza. Altro dettaglio importante: per essere efficace la vaccinazione su base nazionale deve essere coordinata a livello regionale.

Torniamo alle lande del nord: se il progetto Violi diventasse legge—in questo momento è ancora in fase di studio—le famiglie si ritroverebbero di fronte a due messaggi contrastanti. Il primo, quello del Ministero, che suggerisce di fare anche le vaccinazioni facoltative, e il secondo, quello della regione, che invece rende la vaccinazione una scelta facoltativa tout court. Insomma, la proposta del M5S permetterebbe di iscrivere i bambini a scuola senza più vaccinarli, anche se il discorso sul risparmio per la sanità regionale non è fondato.

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Pubblicazione di Dario Violi - Movimento 5 Stelle Lombardia.

La proposta ha suscitato un dibattito abbastanza acceso su Facebook. C'è chi vede nel progetto di Violi un'opportunità per smarcarsi dalle pressioni delle case farmaceutiche, e chi, invece, pensa che l'idea sia pericolosa per la salute di tutti, perché rendere facoltative le vaccinazioni sarebbe una sorta di invito palese a farne a meno e ridurre la fascia di popolazione immunizzata. Nel difendersi dalle critiche, spesso Violi cita il caso della regione Veneto, la quale ha reso le vaccinazioni facoltative già nel 2008. La situazione è stata monitorata da vicino e gli ultimi [dati del Ministero](http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=811&area=Malattie infettive&menu=vaccinazioni) dicono che nel 2012 non ci sono stati grandi stravolgimenti. Mentre la copertura nazionale per le quattro vaccinazioni obbligatorie superava in media il 96 percento, quella per il Veneto era tra il 94 e il 95 percento. Per assurdo, Sardegna e Provincia Autonoma di Trento erano molto più scoperte, rispettivamente al 93 e 89 percento. Insomma, la maggior parte dei genitori preferisce comunque vaccinare i propri figli.

La cosa non deve sorprendere, perché, a prescindere dalle teorie complottiste nei confronti delle lobby farmaceutiche, la vaccinazione resta una responsabilità etica e culturale. Secondo le considerazioni del progetto VENICE sulle campagne di vaccinazione in Europa, solo la metà dei paesi dell'unione le impone come obbligatorie in almeno un caso. I paesi che hanno scelto i vaccini obbligatori lo hanno fatto in modi non molto uniformi, sebbene con uno scopo comune: difendere la salute dei propri cittadini.

Il risultato del nostro studio dimostra che esistono numerose differenze tra i paesi partecipanti. Le strategie di immunizzazione andavano da programmi del tutto volontari fino a campagne completamente obbligatorie, comprese tutte le sfumature intermedie. Le ragioni dietro a queste differenze così varie sono, probabilmente, di natura storica e culturale piuttosto che basata sull'evidenza. Bisogna inoltre considerare la differenza di costo per il cittadino e la tipologia di offerta dei vaccini, sia attiva o passiva.

L'Europa ha lottato a lungo contro le malattie infettive, e se oggi batteri e virus ci uccidono sempre meno è soprattutto merito del fatto che siamo corsi al riparo con vaccini e antibiotici. Le vaccinazioni hanno funzionato perché hanno coinvolto gran parte della popolazione, impedendo la formazione di grandi focolai di infezione. Ma le malattie fanno sempre in tempo a ripresentarsi—vedi gli ultimi casi di meningite batterica—e a richiedere interventi su misura. Non a caso, Violi ha visto bene di inserire nel suo progetto di legge un articolo, il quarto, che prevede il “ripristino dell'obbligo vaccinale in caso di pericolo per la salute pubblica conseguente al verificarsi di eccezionali e imprevedibili eventi epidemiologici.”

Per riassumere: la vaccinazione facoltativa non farà risparmiare soldi al sistema sanitario. A meno che la proposta di Violi non sia interpretata come un lasciapassare per cancellare i vaccini dai piani sanitari della regione. Il che sarebbe una pessima scelta.