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(in)exactitude in science

In queste opere la realtà è sopraffatta dalla sua replica digitale

Durante la biennale The Wrong il padiglione '(in)exactitude in science' riflette sulla dipendenza tra elemento originale e copia.

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In quell'Impero, l'Arte della Cartografia raggiunse tale Perfezione che la mappa di una sola Provincia occupava un'intera Città, e la mappa dell'Impero un'intera Provincia. Col tempo, queste Mappe Smisurate non soddisfecero più e i Collegi dei Cartografi crearono una Mappa dell'Impero che aveva la grandezza stessa dell'Impero e con esso coincideva esattamente.

Si apre con questa citazione tratta da Del rigore della scienza di Jorge Luis Borges il padiglione (in)exactitude in science curato da Kamilia Kard e Filippo Lorenzin in collaborazione con Whitelight Art di Milano e Galerie Charlot di Parigi per The Wrong, la più grande biennale di arte digitale contemporanea, la cui missione è quella di creare, promuovere e diffondere le opere più innovative nel campo e la cui peculiarità è di avere per ogni padiglione un proprio tema e identità specifici.

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The Grand Credits - Antoine Schmitt. Screenshot via

Le opere digitali presenti all’interno di (in)exactitude in science sono ad opera di Enrico Boccioletti, Emilie Brout & Maxime Marion, Marco Cadioli, Alka Cappellazzo, Mighty KongBot, Marco Mendeni, Jacques Perconte, Antoine Schmitt, Guido Segni, Natália Trejbalová e Fabien Zocco.

Il padiglione si concentra “sul rapporto di dipendenza tra l’elemento (non digitale) di partenza e la sua resa (digitale)”: il secondo si distacca dal primo, fino a prenderne addirittura il posto e l’importanza.

A quiet desert failure - Guido Segni. Screenshot via

Il processo di analisi del mondo reale si svolge in questi termini: “il modello di partenza viene osservato, discretizzato, analizzato e renderizzato in un insieme di dati talmente esauriente” che queste mappe ad altissima risoluzione ormai influiscono direttamente sui modelli di partenza che in un certo qual modo ne diventano le copie a bassa risoluzione.

Questo perché la maglia della “griglia digitale che, come una coperta, ricopre l’oggetto da analizzare e sintetizzare”, diventa sempre più densa e precisa. Secondo i curatori del padiglione, infatti, siamo già giunti al punto in cui “la Rete è la rappresentazione in scala 1:1 del mondo reale, anzi ha superato quel livello di dettaglio diventando una struttura a parte” che influenza il dato reale.

Wow - Fabien Zocco. Screenshot via

Tra gli artisti e le opere degne di nota, Guido Segni ha programmato un bot che ogni 30 minuti posta su una pagina Tumblr un’immagine deserto del Sahara proveniente dai database di Google Maps. La performance, parte di Data fillings, una serie di lavori concettuali che si concentra sul riempire i luoghi di riferimento fisici di internet (i data center) con informazioni apparentemente inutili, dovrebbe durare approssimativamente 50 anni, ammesso che la tecnologia che la supporta continui ad esistere e gli spettatori non prendano altri impegni.

[ 6 E Q U J 5 ] la sequenza alafanumerica nota come il segnale WOW! è invece la trascrizione di un segnale radio pervenuto il 15 Agosto 1977 presso il radiotelescopio Big Ear della Ohio State University dalla costellazione del Sagittario, ritenuto da alcuni di origine non-umana. Il bot creato da Fabien Zocco invia il segnale WOW! a indirizzi mail selezionati randomicamente.

Infine, The Grand Credits di Antoine Schmitt è un archivio digitale in continua espansione che si ripropone di includere tutti i nomi degli esseri umani esistenti per disporli come i credits che scorrono nei titoli di coda dei film. Se volete contribuire aggiungendo il vostro nome e quello dei vostri contatti potete farlo qui.

Chissà se questo mondo digitale farà la fine delle dettagliate mappe del racconto di Borges.

La biennale The Wrong prosegue online e IRL fino al 31 gennaio 2016, proponendo ogni giorno nuovi contenuti. Andate qui per saperne di più.