Come Flume ha rovinato la musica con un drop
Fotografia di Cybele Malinowski.

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Musica

Come Flume ha rovinato la musica con un drop

Il modo di droppare di Flume è diventato la moda più scontata sui SoundCloud di mezzo mondo.

Non ce ne siamo accorti subito, ma Harley Streten—cioè l'australiano Flume—aveva una formula ben definita fin dall'inizio. Ancora prima che se ne uscisse con il suo album d'esordio nel 2012, era già emerso come un produttore capace di gestire con uguale maestria percussioni affilate e sample vocali. Entrambi erano alla base del costante saliscendi nelle dinamiche dei suoi pezzi. Molti produttori della sua generazione lavoravano in modo simile, ma la magniloquenza frivola delle sue primissime cose le rendeva qualcosa di simile al gas esilarante—che, in base al contesto, serve sia a mandarti in pappa il cervello che a far partire i razzi. La prima volta che ho visto Flume dal vivo, al Terminal 5 di New York—dove ho passato la serata a evitare tizi palestrati con tipe sulle spalle bevendo un po' di drink da tredici dollari—mi sono reso conto che c'è una ricetta dietro al suo successo. Molte delle sue produzioni hanno lo stesso identico drop vertiginoso: si può notare da molti dei suoi remix di alto profilo, come quello di "You & Me" dei Disclosure—avete presente quelle spruzzate di synth singhiozzanti e quella compressione in sidechain che ti prende allo stomaco? Li usa all'apice di tutti i suoi pezzi più famosi. Ne potete trovare un primo esempio nel suo remix di "Tennis Court" di Lorde: dopo un lento crescendo fatto di lunghe note compresse, il suono si spiega in una serie di drop a tempo raddoppiato inframmezzati da vocine frammentate e tutte scoppiettanti. È un suono facilmente riproducibile e popolare, e non ci è voluto molto perché tutti se ne rendessero conto.

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Da allora Streten è diventato sempre più famoso, fino a diventare un nome riconosciuto a livello mondiale. E ci è riuscito grazie ad altre rilavorazioni tutte hipsterone e a un secondo album, uscito l'anno scorso, con dentro qualche hit internazionale (come "Never Be Like You", con Kai, e "Say It", con Toe Lo). Con il passare del tempo, il suo suono è diventato così identificabile da garantirsi un nome proprio: lo stile del suo album di debutto—ondate di synth ampollosi rilassanti come venti in burrasca che soffiano fuori dalla tua finestra—si è evoluto in una struttura caratteristica che molti chiamano il "Flume synth" o il "Flume drop". Può essere difficile descrivere lo stil di Flume usando parole concrete, e chi prova a parlarne spesso lo fa foneticamente. "Quando penso al suono di Flume, l'unico modo in cui posso descrivere quello che mi viene in mente è una serie di accordi che fanno VVWUUUM, con qualche nota forte in mezzo, su un THOOM pesante ma non così frequente," mi dice Kitty, una producer di New York City. "E mi piace un casino," ammette. "Non ne posso più, se devo essere sincera, ma oggettivamente spacca."

Non è poi così strano, se si parla di elettronica, che un produttore trovi uno stile di successo e decida di dedicarcisi, né è così inconsueto che altri artisti lo assumano a loro vantaggio. Eric Prydz, per esempio, ha visto il suono del suo snare diventare il "Pryda snare", oggi soggetto di infiniti tutorial su YouTube e altre forme di appropriazione tipiche di Ableton. Come è successo a Prydz, anche Flume ha la sua discussione su Reddit, e su YouTube ci sono dozzine di tutorial che possono trasformarvi a tutti gli effetti in una sua bella copia. Se avete dodici minuti da parte, potete anche imparare come fare a ricreare fedelmente il drop del suo remix di Lorde.

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Un tutorial per ricreare il suono di Flume su Ableton. Foto via YouTube. Ma che cos'è che piace alla gente dello stile di Flume, oltre ovviamente al fatto che chi lo usa—lui in primis—sta avendo un enorme successo? È una domanda centrale a qualsiasi discorso sulla musica pop: che cosa fa scattare alla gente quel "qualcosa"? "Personalmente, credo che il motivo stia nel fatto che è musica davvero soddisfacente," dice Kitty. "I pezzi EDM più efficaci sono costruiti attorno al drop; il piacere più basilare della cosa nasce dalla soddisfazione insita nell'ascoltare qualcosa crescere il più possibile e sentirlo esplodere." Kitty sta parlando di quei drop da festival da cui molti ricavano piacere e che a molti producer piace usare nei loro pezzi. Ma se gente come Afrojack e Skrillex si è dedicata a perfezionare il droppone sporco e cattivo, Flume ha scelto di combinare la formula strutturale del tipico drop EDM con qualcosa di più soffice e clemente. Quando Flume suona dal vivo e i suoi pezzi raggiungono il loro climax, la gente non alza i pugni al cielo tutta carica come fa, per dire, il pubblico del Tomorrowland: si muove gentilmente, dondola, balla. "Prima del Flume-Rinascimento, la norma era creare tensione con bassi profondi e le giuste percussioni," dice Kitty. "Flume ha scoperto, o almeno reso popolare, un approccio più multidimensionale al drop, usando una sorta di spazio negativo per far risuonare ritmicamente i suoi synthoni."

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Negli Stati Uniti, il drop alla Flume è diventato ancora più famoso grazie al contributo di un'icona delle caramelle: gli M&Ms. Il jingle di una pubblicità delle M&Ms trasmessa ampiamente nel 2016 era infatti, "Candyman" di Zedd e Aloe Blacc. E se Zedd si era costruito una carriera facendo electro pensata per suonare enorme, la struttura di quel pezzo gridava invece "Flume" a pieno polmoni. Diplo ha anche accusato pubblicamente Zedd di aver creato un "Drop alla flume falso."  Le somiglianze erano particolarmente evidenti anche grazie a tutti i flirt che Flume stesso ha avuto con il magico mondo della pubblicità. Qualche anno fa, la Intel ha collaborato con lui per una pubblicità che aveva come protagonisti il setup del suo palco e i suoi accordoni tuonanti. Un po' come quando Gap usò "Digital Love" dei Daft Punk nel 2001 con in testa una certa idea di elettronica melodica e innocua. Certo, c'è una distanza enorme tra Flume e i Daft Punk: ma sono entrambi parte di una lunga tradizione di brand che usano pezzi allegri e sensibili per comunicare effettivamente la plastica luccicante del commercio mainstream. Insomma, il suono di Flume è particolarmente appetibile per chi si occupa di pubblicità dato che può toccare uno spettro demografico molto ampio: dai ragazzini e i clubber in erba fino alle casalinghe che tengono la TV accesa tutto il giorno.

E così il suono alla Flume è diventato inevitabile. Oltre alle pubblicità, è arrivato anche agli apici della musica più mainstream. Qua sopra potete ascoltare "Here Comes the Night" di DJ Snake, dal suo album di debutto Encore, costruita attorno a un drop alla Flume che compare più o meno attorno ai 90 secondi dall'inizio del pezzo. E non dimentichiamo i capi dei successoni da classifica, i Chainsmokers, che l'anno scorso hanno usato quel modo di editare la voce e quei synth sincopati su "Roses". E grazie al successo monumentale di, "Closer", che è rimasta per quattordici settimane al numero uno della classifica dei singoli statunitense, "Roses" ha risalito la china arrivando al numero 25 (e raggiungendo, invece, il primo posto nella Top Dance Music Chart di Billboard).

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Ci sono anche altri produttori meno famosi che hanno provato a tentare la fortuna replicando lo stile di Flume, forse sperando di ricevere così un aiutino a salire un gradino in più sulla scala del successo. Per esempio Vincent con la sua "Her", che potete sentire qua sopra. L'estate scorsa i Party Pupils, un duo di Los Angeles hanno rilavorato "Ms. Jackson" degli OutKast in versione Flume (errorone, secondo me) e riempiendola di synthoni spezzati. Risultato? Il loro pezzo ha fatto 400,000 play su SoundCloud in due settimane e ora ne ha più di un milione. Il che dimostra quanto si possa diventare famosi semplicemente cucendosi addosso un certo stile.  Un altro esempio sono i Louis the Child, un duo di Chicago che l'anno scorso ha fatto il botto con una collaborazione con K.Flay intitolata "It's Strange". Il pezzo, pompato anche da Taylor Swift, prende molto da Flume. Un commentatore non solo si è reso conto della somiglianza, ha scritto che il loro pezzo era meglio di Flume. Personalmente, se mi mettessero una benda sugli occhi credo che farei fatica a riconoscere chi è chi. Ma il punto non è essere capaci di adottare lo stile di Flume: è che a forza di applicarlo inizia a stancare. Il sistema di rilascio della dopamina di questi pezzi opera sempre allo stesso modo, usa sempre lo stesso suono—e tutti ci ricordiamo com'è andata a finire con i drop dubstep, vero?

"Succede, così è la vita," dice Nina Las Vegas, una DJ e producer australiana, quando le chiedo che cosa ne pensa di questa appropriazione generale dello stile di Flume. Sono undici anni che Vegas conduce un programma su Triple J, una delle stazioni radio australiane più famose, ed è quindi stata testimone dello sviluppo dello stile in prima persa. È inoltre una cara amica di Flume. Da persona abituata ad ascoltare attentamente qualsiasi cosa inizi a fare tendenza, quando si parla di musica dance, sembra essere d'accordo sul fatto che la formula sia ormai abusata. "Se viene rilavorata in modo sensato non c'è nessun problema, credo. Quando dietro non c'è un'idea è piuttosto facile rendersene conto, e chi copia non durerà," dice. "Non puoi continuare a ripetere una formula per troppo tempo." Streten, nel frattempo, si sta smarcando sempre di più dal suono di cui è stato pioniere. Ascoltate per intero il suo Skin e vi renderete conto che si sta spostando verso qualcosa di più convenzionalmente pop, sia per quanto riguarda le strutture dei suoi pezzi che per le sue melodie—il che ha senso, se pensiamo alla sua parabola e a quella di chi ha trovato successo seguendo la sua scia. Ma solo il tempo potrà dirci se il suo nuovo corso avrà lo stesso impatto sui SoundCloud di tutto il mondo.

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