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Mezz’ora a cuore aperto con la Dark Polo Gang

Due anni fa ci eravamo posti una domanda: che cos’è la Dark Polo Gang? Non avevamo trovato una risposta allora e, ad essere sinceri, non l’abbiamo poi mai trovata veramente. Il rapporto tra Tony, Wayne, Pyrex e Side è stato raccontato in così tanti modi che è difficile, se non impossibile, dare una definizione di quello che ha significato per il rap italiano. Sono stati creazione di linguaggio, ma anche affermazione dello stile sul contenuto. Sono stati un controverso fenomeno di nicchia, ma anche uno dei volti più riconoscibili della nuova scuola. Hanno generato rabbia e sdegno, amore e rispetto, risate e ironia.

Quando ho guardato i credit di Trap Lovers, il loro nuovo album e primo progetto dopo l’uscita di Side dal gruppo, ho visto due parole che mi hanno subito fatto rendere conto che era successo qualcosa: “chitarra acustica”. Su “Cambiare adesso”, il brano che apre il loro nuovo album c’è una chitarra acustica. E la suona il producer che li ha accompagnati in questo primo progetto da grandi, Michele Canova Iorfida.

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Intendiamoci, c’è ancora ovunque il nome di Sick Luke, scintilla sonora che ha acceso il fuoco della DPG soffiandoci sopra di progetto in progetto, così che noi ci indovinassimo dentro nuovi significati e potessimo continuare a dire “ah, i testi buu ma le basi, ma le basi”: il clangore di Crack Musica, il fresco soffio di Succo di Zenzero, la melassa di Twins. Ma accanto al suo c’è quello di un uomo che ha nel curriculum Tiziano Ferro, Giorgia, Elisa, Jovanotti, Michele Bravi, Marco Mengoni. Ah, e anche Fabri Fibra e Baby K.

Le quattro stelle polari che la DPG ha seguito fin dall’inizio della sua carriera sono sempre state chiare nel cielo: “La mia ragazza segue la moda, io seguo i soldi e la droga”. Di progetto in progetto, i quattro continuavano a trovare nuovi modi per portarli – e portarsi – all’eccesso, alla farsa, all’assurdo. Ora però se n’è spenta una. Si è portata via Side, la droga, e si è fatta evanescente anche nell’immaginario dei suoi ex compagni di gruppo. Donne, soldi e moda sono molto più vendibili di “DPG triplo 7 abbiamo crack cocaina” e crescendo ti stanchi di dire che fumi così tanto che ti “scambi[o] per un ne*ro,” ci mancherebbe: questa versione della DPG ha senso di esistere, a livello commerciale e mediatico. Ma a quale prezzo?

Quando Totti ha smesso di giocare c’è chi ha smesso di guardare la Roma; ora che la DPG ha scelto di cambiare, adesso, ci sarà chi sceglierà di ascoltare altro. Parte integrante del successo di Tony, Wayne, Pyrex e Side è stata la loro capacità, sebbene forse involontaria, di far parlare di sé a forza di uscite fuori dal comune, sia nella musica che nella vita. E invece il linguaggio alieno si è evoluto, è diventato normale: i suoi creatori sono diventati ricchi, sempre più ricchi, quasi annoiati. E allora le cantano, la ricchezza e la noia, felici di essere diventati dei professionisti che si svegliano la mattina, si danno obiettivi e fanno il possibile per raggiungerli. Una nuova DPG che, ancora una volta, ci fa porre la stessa domanda che ha sempre generato: e adesso che cos’è?

Noisey: “Cambiare adesso” è una botta di malinconia totalmente inedita per la DPG. Che cosa vi ha fatto venire voglia di parlare d’amore in questi termini?
Wayne: “Amore” sembra una parola scontata. Sono esperienze. Abbiamo tirato fuori una parte più intima del nostro modo di essere.
Tony: Sono cambiate tante cose. Ora stiamo sempre insieme, viviamo insieme. Prima io e Pyrex eravamo fidanzati. E quando hai tanto lavoro da fare la donna un po’ ti limita, no? Ti mette un po’ il freno.
Wayne: Più che un limite è che non le puoi dare tanto tempo quanto meriterebbe.
Pyrex: Non si riesce a mettere completamente nei tuoi panni, e lì si creano delle difficoltà. Come con gli amici, non tutti riescono a capire le tue crisi mentali. Il nostro è un lavoro che sforza un sacco la mente. Noi tre invece siamo come una persona sola.
Wayne: Questo era il momento di fare un po’ cultura, di cambiare la situazione e far capire cosa c’è dietro a tutto, che cosa proviamo. C’è un momento per essere crudi e duri e un momento per mostrare altri lati, far capire veramente quanto è difficile a volte fare ‘sto lavoro. Perché è diventato questo. Ci sentiamo più professionisti dei ragazzi ribelli dell’Agarthi. Ci svegliamo, facciamo interviste, ci teniamo. Vogliamo avere un sound che spacca come gli altri e non più la musica che sembra uscire da una cassetta che non si sente bene. Non ce ne vergogniamo, è il modo giusto per cambiare le cose. E il progetto è spaziale.

Immagino che sia stato anche cominciare a lavorare con Fedez a darvi quest’impronta.
Tony:
Siamo persone difficilmente influenzabili. Ma diciamo che siamo andati a giocà alla Juve, e prima stavamo alla Roma.
Pyrex: Diciamo al Real, dai.
Wayne: Fedez ci ha dato un’idea. Approcciarsi a persone come lui significa entrare nel mondo dei professionisti, e quando vedi uno come lui ti rendi conto di che cosa significa il lavoro. Non ci piace più guardarci dietro e renderci conto che non ci svegliamo la mattina.

Michele Canova Iorfida, l’unico altro nome ad aver lavorato al disco a parte Sick Luke e Chris Nolan, ha nel curriculum Jovanotti, Mengoni, Giorgia, Elisa, Tiziano Ferro. E adesso la DPG. Che cosa significa?
Wayne:
New wave!
Tony: Lui era nostro fan, ci aveva già fatto degli apprezzamenti. Poi tramite Federico l’abbiamo conosciuto e si è preso bene a lavorare con noi. Quindi siamo andati a Los Angeles a fare delle cose. È stata una presa bene da tutte e due le parti.
Pyrex: Prima di andare ad LA non sapevamo che cosa aspettarci. Ci siamo fatti un viaggio di due giorni in cui ci siamo chiesti, “Ma stiamo facendo bene?” Poi sapevamo di stare facendo la cosa giusta, ma avevamo dei dubbi. Poi siamo entrati in studio, ci siamo messi a fare “Splash” e ai primi due o tre trick che ha fatto siamo impazziti. Non è un trapper, è un signore. Conosce la trap meglio di noi.
Tony: Super informato sulla musica attuale.

Non puoi fare pezzi che dicono “Bacio in bocca come i mafiosi / Sto mescolando coca” e passare in radio, in Italia, e quindi: la libertà espressiva è venuta meno?
Tony:
Semplicemente lo abbiamo già fatto.
Wayne: Ci rappresenta sì e no, era roba che facevamo due anni fa e che aveva un’idea diversa. Noi facciamo musica sul tipo di vita che facciamo, quindi se ora sto più con tipe e alle feste, sto facendo soldi in un altro modo, è quello che racconto. Quella wave è finita, è morta.

Non vi fa strano che la DPG sia diventata, in un certo senso, normale? Che il linguaggio alieno diventi semplicemente linguaggio?
Wayne:
È diventata cultura, bro! Siamo la bibbia del rap italiano.
Tony: Abbiamo dato un vocabolario vasto a tutti questi rapper di adesso. Ora lo possono sfogliare e fare dischi più facilmente.

In “Baby che noia” parlate di noia come condizione dell’essere.
Wayne:
Sai quando stai tipo popstar Califano, capito? Che a un certo punto stai a fà talmente tante cose che le ripeti. Ti trovi alle solite feste, con i soliti modi di spendere soldi, solite facce. Stai al top, ma anche il top a una certa è una routine.
Pyrex: È difficile trovare nuovi entusiasmi e nuovi stimoli. Te li devi porre te, come abbiamo fatto noi con questo disco. Quella non è la nostra visione assoluta.
Wayne: È una parentesi! Ogni tanto ti svegli e stai Califano.
Tony: Dici che palle, mò devo andare a spendere duemila euro da Goyard, che due coglioni! Però lo fai perché lo devi fare. Spendi duemila euro, e devi andare là a magnà con quella…
Wayne: Come dicono a Milano, non puoi abbassare il tenore. Noi stiamo su un altro livello adesso.
Tony: Se prima stavamo sul marciapiede mò stiamo sull’attico.

Cosa ha significato per voi andare in televisione? Non vi siete sentiti un po’ dei personaggi, in contesti come l’intervista a Le Iene?
Wayne:
Noi siamo il virus. Se arriviamo alla TV vuol dire che siamo il Matrix, capito? Vuol dire che le cose stanno cambiando, non che stiamo cambiando noi. Un progetto come il nostro lo riduci, lo riprendi, ma comunque se va in TV è il Matrix.
Pyrex: È vero che un po’ non ci hanno preso sul serio. Ma è un loro modo di approcciare. Se non ci prendevi sul serio non ci chiamavi.

In “Aldilà” Wayne aveva dato un ritratto della Nuova Scuola fatto di unione e connessioni: Rkomi, Izi, Sfera, Tedua, Enzo. Che cosa ne è oggi di quelle connessioni? Quanto sono cambiate alla svelta le cose?
Pyrex: Siamo sempre tutti amici, capita pure di beccarci. Ma prima facevamo gruppo per sfondare un portone enorme. Ora è una figata che tutti abbiano preso una strada.

E che ricordi avete di quel periodo?
Wayne:
A me sembra passata un’eternità.
Pyrex: Io sono un’altra persona. Certi live non te li ricordi bene. Sono a macchie, tipo un sogno. Non so se avevo bevuto, ma all’Agarthi, al nostro primo concerto a Milano, ero uscito a vomitare perché era una botta d’adrenalina così forte…
Wayne: È stato 8 Mile. Ma le cose sono cambiate in bene. Vedo tutti e sono contento per tutti. Per il genere, per le classifiche, per il mood della gente. Non siamo cambiati solo noi, è cambiato tutto. Abbiamo superato altri paesi accanto a noi così, dal nulla. La cosa più figa che si può fare è crescere assieme a un fenomeno.

“Dice che le piace la dark ma non il resto della trap”, dice Pyrex in “Toy Boy”. È una frase che mi ha fatto pensare perché la DPG è stata ed è effettivamente qualcosa d’altro. Che cos’è oggi la Dark Polo Gang?
Wayne: Dire trap ormai è dire pop, no? È una parola universale. Noi siamo qualcosa di diverso ma ci siamo impossessati di quella parola perché la gente ha bisogno di vedere noi al suo interno. La gente ha sempre bisogno di una categoria, di stare tranquilla, di non avere problemi, di sapere cosa fa domani, di schematizzare. Così hai meno paranoie per capirlo. Però è palese che il nostro movimento non è confrontabile a nessun altro della scena. Anzi, si sa che siamo molte volte i trendsetter. Quello che abbiamo fatto adesso sarà il vocabolario del prossimo anno.

Infatti sono curioso di sentire che effetto faranno le chitarre acustiche di Trap Lovers sulla scena.
Wayne:
È successo anche con Twins. Per quanto è stato odiato e criticato, ha cambiato tutto quello che è successo dopo. Il catchy rap.

E invece che effetto vi ha fatto stare sulla traccia con Rich The Kid?
Wayne:
È un’occasione che ci è stata offerta da Universal. Era un momento in cui stavamo ancora capendo bene quale sarebbe stata l’onda del disco e quella traccia dava molto l’idea dello spazio. In qualche modo doveva succedere. Rich comunque ha sentito e approvato il pezzo, gli è piaciuto. Ci siamo dati un appuntamento in America per conoscerci, ma ora sarà un po’ complicato.
Pyrex: DPG worldwide.
Tony: Sì, è next.

Negli Stati Uniti si sta ripensando molto il rapporto tra linguaggio, musica e società. Non è un discorso nuovo, Kanye si interrogava anni fa sull’utilizzo di “bitch”, oggi Eminem viene criticato per “faggot”. Voi come vi ponete alla questione? E perché in Italia la questione non è così sentita?
Tony: “Frocio”, nel 2018, mi sembra un po’… insomma. Meno male che fa rumore.
Pyrex: Dipende come lo dice. Posso anche fare il romano e dire “L’amico mio…” chiaro che se lo dice Eminem riferito a un altro grande artista è normale incazzarsi.
Wayne: Ormai basta pure poco. C’è un gossip dietro al mondo rap che va più forte…
Tony: …di Uomini e donne.
Wayne: Una canzone c’ha l’hype per due mesi, se fai il dissing e ti crei questo rumore è una roba fake. Si vuole più far parlare del disco che della parola in sé.
Tony: Io credo sia marketing. Dico “faggot” così tu giornalista ti scaldi. A noi non è fregato mai un cazzo di dissare la gente. Poi se mi dici qualcosa ti guardo e ti dico “Porcoddue, sei un infame”.
Wayne: Noi non abbiamo ‘sta rabbia nei testi, questo è poco ma sicuro. Ci autocelebriamo piuttosto. L’unica cosa che ci piace fare sono i discorsi sulla tua tipa, ma lo facciamo perché è vero. Non lo facciamo neanche apposta.
Tony: Però porcoddue, purtroppo ‘ste tipe dei rapper fanno i danni.

Quando vi siete resi conto che vi seguivano un sacco di bambini come l’avete presa?
Pyrex:
Io non mi aspettavo che anche i bambini riuscissero a capire un rap così particolare e sofisticato. Ed è anche merito dei social ma ce ne siamo resi conto per la prima volta agli instore perché arrivavano questi ragazzini così che ti abbracciavano e tu facevi tipo, “porcoddue”.
Tony: Senti più il peso di lasciare un messaggio positivo. Quando vedi un bambino gli dici “Oh, studia, tratta bene mamma, non farla incazzare”. Nei testi diciamo sempre quello che vogliamo dire ma nel momento più importante, quando incontriamo un fan di persona, lo guardiamo negli occhi e lo raddrizziamo, gli diciamo di non far cazzate.
Wayne: A volte siamo stati espliciti ma era comunque una verità. Non ci piace essere super espliciti ma anche giocare con il linguaggio. Un bambino può anche divertirsi a sentirci dire che c’ho tre collano e sembro un gelato. Ma per noi è qualcosa di serio, ci piace confrontare le cose. E alla fine siamo un po’ ovunque.
Tony: Siamo un po’ la Disney del rap.

Essendo voi stati il fenomeno più unico, distintivo e controverso della nuova scuola, che cosa ne pensate delle reazioni di rottura che ha causato Young Signorino?
Tony: Tutti questi nuovi rapper, questa wave, sono tutti dei nostri fanboy. Il signorino c’ha tatuato 777, quindi ci prende bene che questi fan sono riusciti a fare qualcosa di grande. Bella per Signorino.


Avete visto il suo episodio di Noisey Personal? Per la prima volta ha fatto un’intervista fuori dal personaggio, per così dire.
Wayne: Lo devi fare, a un certo punto. Lui è un estremo, ma devi anche dare un’idea di normalità. La gente vuole sapere chi sei. Quella è una bilancia che non tutti sanno usare, noi l’abbiamo sempre saputa usare bene. E poi c’è chi si nasconde dietro ad altre cose. Quando sai dire la parola giusta, quando sai consigliare la cosa giusta, e non solo entrare nel personaggio. Noi siamo così. Noi qua siamo quelli che vedi nei video. Lo sai che dietro c’è un progetto. Lo sai che siamo delle persone.

E invece avete visto Noisey Personal con Side?
Tony:
Io sì, l’ho visto. Gli auguriamo di riprendersi al meglio, questa è la cosa importante, oltre ‘ste cazzate della musica. Ci teniamo che torni Side. È tosta, e gli vogliamo bene.
Pyrex: È un nostro amico storico, non abbiamo rancore. Le cose uno le può risolvere soltanto da solo. Gli auguriamo il meglio, punto.
Wayne: È tutto a posto. Chiariamo una cosa: Side ha deciso di andare via dalla DPG, questo è un punto che possiamo scrivere grosso così. A volte uno dovrebbe fare più domande a lui che a noi. Noi abbiamo deciso di continuare a portare avanti il progetto Dark Polo Gang. Non ce l’ha ordinato il dottore, capito? Mi dà un po’ fastidio quest’aria di complotto, noi siamo sempre quelli di prima. Siamo sempre qua.

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