Il mese scorso l’ho passato in Italia. Volevo solo prendere un po’ di sole e mangiare verdura che sa di verdura… invece ho trovato la disperazione.
Si sente nell’aria, fossi rimasto lì forse mi ci sarei abituato piano piano e non l’avrei sentita così forte. Tutta una serie di amici che lavoravano da una vita sono rimasti senza lavoro, ma quelli che stanno peggio sono quelli che un lavoro ancora lo hanno e che si trovano a dover sottostare a tutta una serie di ricatti psicologici nemmeno tanto velati, anzi, fatti proprio alla luce del sole, giocando con la paura di perdere il lavoro: dirigenti che attaccano sulla bacheca della fabbrica articoli di altre fabbriche che chiudono nella zona come a dire “State tranquilli e non rompete tanto le palle, che qui alla fine ancora un lavoro lo avete.” Oppure il capo che chiama un amico mio per farsi aggiustare una cosa a casa sua il sabato sera (come se l’operaio fosse di tua proprietà—idea che hanno sempre avuto del resto, ma che ora si vergognano un po’ meno a mostrare in pubblico); cose completamente anomale che stanno diventando la norma.
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Per fortuna i miei amici più cari sono ancora svegli (tant’è che l’amico chiamato di sabato sera ha sfanculato il capo, per poi sapere il giorno dopo che altri tre si sono precipitati a leccare il culo là dove lui s’era rifiutato).
Appena rientrato in Belgio sogno ancora puffi, ma questa volta mi spiegano che un paio di manciate dopo la rivoluzione francese è tornato di nuovo un imperatore, e che OVVIAMENTE pure chi l’ha fatta era ben cosciente che l’uguaglianza professata non sarebbe stata possibile, che quello che ora vediamo come un processo normale e giusto all’epoca venne vissuto come uno scontro violentissimo (ci pare quasi normale, ma tagliare teste in piazza quando sei lì ti fa chiedere se tanta violenza ha un senso).
Ma possiamo essere coinvolti in una rivoluzione e rimanere innocenti?
I puffi dicono no e mi spiegano che questa volta per essere sicuri non basterà tagliare teste, bisognerà ridurre tutti in pezzettini piccoli piccoli. Del resto Gargamella è un po’ quello che ti chiama il sabato sera per un lavoro a casa sua: uno che voleva mangiarsi i puffi e che poi ha scoperto che poteva trarne profitto trasformandoli in oro. Puffo operaio mi dice che la storia sarà sempre la stessa: “NOI VS I PADRONI.”