Questa settimana un video chiamato Dirty Girls è diventato virale su YouTube—e non per le ragioni che vi aspettereste dal titolo. Il documentario, girato nel 1996 dal filmmaker (all’ultimo anno del liceo) Micheal Lucid, è uscito nel 2000 e racconta di un gruppo di ribelli, chiamate da chi le avversava “Dirty Girls”, che facevano la propria bandiera dell’essere riot grrrl, dell’essere diverse e del fregarsene di tutto. Il documentario segue le due leader delle Dirty Girls, le sorelle Amber e Harper, che parlano chiaramente ed eloquentemente (per quanto eloquenti possano essere due ragazzine) delle loro convinzioni, mentre le altre ragazze, con occhiali da sole e giacche di jeans, sparlano loro alle spalle. Il documentario non è solo una vera e propria macchina del tempo per tutti quelli che negli anni Novanta frequentavano il liceo, ma è anche la fotografia di due ragazze forti e indipendenti che raccontano le loro convinzioni.
Quando ho visto Dirty Girls per la prima volta, me ne sono innamorato. L’ho linkato a chiunque negli uffici di VICE, e anche loro se ne sono innamorati. Abbiamo deciso che dovevamo assolutamente rintracciare le vere Dirty Girls e vedere dove erano arrivate. Si è rivelato un compito meno arduo del previsto. Harper vive a New York City ed è stata così gentile da venire a trovarci in redazione, e qui ho scambiato quattro chiacchiere con lei e sua sorella, Amber, che si è unita a noi via Skype.
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VICE: Quand’è stata la prima volta che avete visto il video?
Harper: Più o meno subito dopo che lo finirono, eravamo ancora alle superiori. Nel 2000 è stato proiettato a un festival gay a Los Angeles. Era stato tagliato di 40 minuti, quella è stata la prima volta in cui abbiamo visto questo documentario, breve ma molto ben fatto. Non l’abbiamo più visto da allora… Sono passati circa 12 o 13 anni.
Come avete scoperto che stava diventando virale su internet?
Harper: Un mio amico ha ricevuto il link da qualcuno del liceo. Qualcuno me l’ha passato e mi ha detto, “Sono stupefatto. Oh Dio, vi adoro. Siete delle grandi. Così sicure di voi stesse. Sono davvero impressionato.” A quel punto il video aveva già 2.000 visualizzazioni. Ed era il primo giorno che era online. E poi da lì sempre più gente ha iniziato a contattarci.
Amber: L’ho rivisto per intero solo ieri. Mi è sembrato di ricordare davvero bene com’ero 13 anni fa. Provavo una certa quantità di emozioni allora ed ero sicura che rivedendolo avrei provato lo stesso. Ma quando l’ho rivisto ieri, è stato totalmente diverso. Per me è fantastico, perché credo sia una riflessione su di noi e sul nostro background. Sono la stessa persona che l’ha visto 12 anni fa, ma sono anche così diversa nel modo di considerarlo e relazionarmici. È una prospettiva completamente differente. È stato il miracolo della vita. Lo adoro. È affascinante.
Come vi sentite quando guardate il film oggi? Ne siete fiere? Imbarazzate?
Harper: Sono eccitata. Penso sia grandioso. Mi ricordo che allora mi sentivo come se ci stessero dando la possibilità di far sentire la nostra voce, cosa che non avremmo mai potuto fare se il video non fosse stato mostrato al resto della scuola. Allora mi sentivo fiera dei commenti della gente, come lo sono oggi. Sono rimasta a bocca per le reazioni positive. Basta guardare i commenti su YouTube in cui tutti si dichiarano ispirati e colpiti da noi. Mi rende semplicemente felice. Ripenso ad allora, quando cercavamo di dare voce a persone che non ne avevamo una. E credo che entrambe possiamo dire di non provare rancore per nessuno degli studenti più grandi che ci sparlavano dietro.
Amber: La prima volta che è uscito, ho pensato, “Chi se ne frega. Siamo diverse dalla maggior parte degli altri ragazzi, quindi capisco perché lui si interessi a noi.” Ma nel rivederlo ora che siamo più grandi ho pensato, “È fantastico. Abbiamo fatto qualcosa. Non abbiamo fatto semplicemente quello che fanno anche gli altri ragazzini, ma abbiamo fatto una sorta di denuncia.” Ne sono fiera, ma ho ancora qualche fitta della serie, Perché non ho parlato di più? Ora riguardandolo, penso che sia stato il più perfetto esempio di com’era allora la scuola superiore della storia. Non avrebbe potuto essere meglio. Tutti avevano dei problemi. Le opinioni, il bullismo, i ragazzi stravaganti, i duri. Tutto è così perfetto. È così scuola superiore. È veramente il miglior spaccato della vita scolastica di sempre. Ora quando guardo ai ragazzini di 17 o 18 anni, mi dico che sono così giovani, e mi chiedo che cosa sanno. È questa la cosa meravigliosa. Sei in quel periodo della vita in cui per la prima volta testi i tuoi limiti, inizi a cercare la tua indipendenza dalle istituzioni che ti circondano. Siamo davvero fortunate ad avere questo video su di noi, perché è come tornare indietro nel tempo ed è un’esperienza davvero rara.
Il video stesso è una fantastica memoria degli anni Novanta. La canzone di Liz Phair, le ragazze in macchina con gli occhiali da sole. Quanto a lungo dopo l’uscita del video avete continuato a essere in onda con le riot grrrl? Dico, come atteggiamenti e vestiario?
Amber: Mi identificavo con Kurt Cobain, praticamente lo idolatravo. Una volta disse, “Odio me stesso e voglio morire.” Lo scrissi in un libro di scuola e nessuno sapeva da dove provenisse, quindi quando qualcuno lo trovò mise subito tutti in agitazione, tipo, “Emergenza. Aiutate questa ragazza.” Ma per me era solo la volontà di scrivere una citazione estrema, era quello con cui mi identificavo all’epoca.
Dopo quell’anno ho lasciato la scuola perché volevo frequentare una scuola d’arte. Pensavo, “Questa è tutta una bugia. Dovrebbe essere una scuola d’arte liberale, ma non sta decollando.” Quindi mi sono trasferita in una scuola d’arte e ci sono rimasta per un anno. E lì non conoscevo nessuno. Decisamente non ero più una Dirty Girl. Non avevo un’etichetta, non ero un determinato tipo di persona. Penso di aver iniziato ad ascoltare musica leggermente diversa. È stata una progressione naturale. Non mi piacevano la superiori, quindi ho preso la maturità e sono andata al college in anticipo. Dopo la terza superiore sono andata al college pubblico. Desideravo essere circondata da persone più mature.
Harper: Ricordo che a un certo punto andavo alla riunioni delle riot grrrl e mi sentivo distante dalle credenze che stavano dietro alle donne della setta e da tutto ciò che menziono nel video. Mi sentivo anche circondata da un sacco di persone arrabbiate. Per me qualcosa non stava funzionando. Quando ho iniziato ad avere questa sensazione, mi sono allontanata dal movimento. Volevo più opzioni, più energia positiva.
Le Dirty Girls oggi.
Cosa hanno detto le persone che vi conoscevano quando hanno visto il video? Tipo i vostri amici e genitori?
Amber: Percepiscono la mia personalità. Quasi tutti dicono, “Oh, questa sei proprio tu. È proprio la tua personalità!”
Harper: La gente lo adora. Dicono che sono davvero impressionati soprattutto per come riuscivamo a essere sicure di noi e fregarcene di quello che le persone dicevano, che a 13 anni eravamo già sagge. Dagli amici alla famiglia, sono stati tutti fieri di noi. “Vi amiamo ora, vi amavamo allora.”
Amber: Dici, “Wow, è proprio un documento serio quello che abbiamo contribuito a fare”, soprattutto se sei una professionista, come noi due siamo, ora. Molti dei beni di famiglia sono legati a un’azienda, e io lavoro a stretto contatto con il vice presidente di quella società. Lei fa parte di una specie di famiglia mafiosa di Las Vegas—indossa pantaloni Gucci anni Ottanta, molto professionale e dura. Ho pensato, “Oh no, l’ha visto. E se pensasse che non sono professionale?” E invece lei mi ha detto, “Ragazze voi spaccate!”
Il mondo vuole sapere cosa sono diventate le Dirty Girls.
Harper: Io sono una fotografa e una videomaker. Vivo a New York da sei anni. Amber e io abbiamo avuto qualche opportunità di lavorare insieme, ed è stato bellissimo. Mi sono laureata al Brooks Institute of Photography di Santa Barbara e, subito dopo la laurea, abbiamo avuto l’occasione di viaggiare e girare dei film insieme. Siamo appena tornate dall’India, una settimana fa, o forse dieci giorni fa.
Amber: Ho fatto un sacco di cose. Ora lavoro con l’azienda di famiglia. Produciamo un calice da vino infrangibile. Sembra cristallo, ma rimbalza. La nostra famiglia ha un forte spirito imprenditoriale. Facciamo questo, ma abbiamo anche dei beni immobili. Ho preso una delle prime case di Lucille Ball a Palm Springs e l’ho trasformata in uno spazio per gli eventi. Questo è dal punto di vista della carriera. Nella vita privata stiamo progredendo, cercando di capire come vivere una vita migliore.