Questo lunedì la Camera dei deputati ha finalmente avviato la discussione sul disegno di legge “Cannabis Legale,” presentato da un Intergruppo parlamentare bipartisan guidato da Benedetto Della Vedova.
Considerata la natura della proposta, poteva essere un momento discretamente storico: per la prima volta viene presentato un impianto legislativo moderno e non repressivo, senza avanzi della cena del giorno prima—leggi: la Jervolino-Vassalli degli anni Novanta—né vecchi che paragonano il consumo di marijuana a quello dell’eroina.
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Per riassumere brevemente, la legge prevede un innalzamento delle quantità previste per la detenzione personale (cinque grammi che diventano 15 in casa propria), la possibilità di coltivare privatamente o in forma associata sul modello dei club spagnoli, e infine l’apertura di una sorta di Monopolio statale per la vendita al dettaglio.
Però, appunto: poteva. In realtà sono piuttosto basse le probabilità che la legge passi così com’è, visto che non verrà votata a corpo unico, ma su ogni singolo articolo. In Senato, poi, i numeri a supporto sono davvero bassi.
A tutto ciò, che era prevedibile, si sono però affiancate fin dal primo momento alcune voci—ciò su cui voglio concentrarmi in questo articolo—accomunate da quella conoscenza rocciosa della materia che ti aspetteresti da chiunque debba esprimere un voto. Poco sorprendentemente, molte di queste voci erano per il NO.
Vorrei cominciare la disamina dal nostro ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che naturalmente si è espressa più volte sulla materia:
Lorenzin è chiaramente preoccupata: la droga torna. Dove sarà stata tutto questo tempo? Di sicuro non per le strade (lei cammina molto, per cui lo saprebbe). Inoltre—come tutti sanno—le canne non sono quelle di una volta, ma sono diventate così forti che adesso appena hai finito di fumarle tranquillamente si trasformano in siringhe. Pazzesco.
Non vorrei però che la posizione di potere occupata dal Ministro oscurasse uno dei più grandi one-liner della tradizione italiana, la cui presenza scenica spiazzante non manca mai di dividere: Maurizio Gasparri.
Per la cronaca, nel caso vi interessasse un parere, studiando nel corso del tempo l’account Twitter di Gasparri sono arrivata a rispondermi che si tratti di una sorta di installazione permanente, probabilmente uno scherzo di Maurizio Cattelan. Se qualcuno avesse delle spiegazioni migliori per favore le condivida con me. Nel frattempo “è un provocatore, out” è la frase con cui risponderò a qualsiasi critica riceverò da qui fino al giorno della mia morte.
In generale, comunque, questo ddl ha chiaramente aperto una qualche varco per il Sottosopra come in Stranger Things, perché sono tornati a manifestarsi figure mitologiche come Paola Binetti, che durante il suo intervento in Aula ha addirittura inserito dei monologhi in prima persona di “ex tossici” per rendere un po’ tutto più scientifico e professionale.
Per Binetti, come per Don Matteo, la DROGA è una grande indistinta entità mortale probabilmente proveniente da un’unica malvagia pianta situata da qualche parte dentro un video YouTube dell’Isis. E in più, grazie a questo provvedimento avremmo una generale “legalizzazione dello spaccio,” nonché orde di “pusher minorenni” intenti a rifornire i “droga-party” che inevitabilmente esploderebbero in giro per l’Italia.
Anche se è un po’ uscita dai radar—sono lontani i bei tempi in cui suggeriva che la pedofilia e l’omosessualità fossero strettamente collegate—oggi Binetti milita nell’Area Popolare di Angelino Alfano, ed è molto attiva. Basti pensare che solo per questo ddl è stato presentato un totale di circa 1300 emendamenti, quasi tutti ostruzionistici. D’altronde l’attitudine alla discussione aperta è tipica di forze politiche come quella rappresentata da Alfano, consolidate da anni di storia, ideali e presenza sul territorio.
Sul fronte ultrà del dialogo non si è fatta attendere la Lega Nord. Il deputato Marco Rondin, con grande accortezza, ha sgamato subito che il provvedimento “mira al compimento di quella rivoluzione antropologica che agisce per disarticolare i nessi e i legami dell’idea di comunità che ha caratterizzato sino ad ora la nostra esperienza storica.” Se non fosse chiaro, le puntate precedenti di questa catastrofe culturale sono le unioni civili e l’immigrazione. Al termine del suo intervento in aula, Rondin ha voluto lasciare nell’aria una domanda piuttosto inquietante: “Quanto male farà lo Stato ai suoi giovani, offrendo loro lo sballo legale?”
Ovviamente, trattandosi di un dibattito che riguarda la salute pubblica, non si sono espresse solamente personalità poliche. Il fronte nocannegiammai si è anche avvalso di esperti, cioè di rappresentanti delle varie comunità di recupero (come ad esempio quella di San Patrignano), che hanno tenuto una conferenza stampa in Parlamento insieme al ministro Lorenzin.
È tutta abbastanza surreale, ma mi sono appuntata un paio di affermazioni che meritano davvero:
– “Le chiamano piantine, ma sono arbusti che possono produrre fino a ventimila euro sul mercato”;
– “L’aumento di consumo si è verificato soprattutto nel Sud America, e sto parlando del Colorado”;
– “È chiaro che se la canna diventa legittima come la birretta io per provare la stessa sensazione di perversione dovrò passare a qualcosa di più pesante.”
Questi discorsi proseguono per circa un’ora, ma intorno al ventiseiesimo minuto il fatto che mancassero il bollino dell’Istituto Luce e una voce off squillante ha cominciato a disorientarmi e ho dovuto spegnere.
L’area proibizionista è insomma riuscita a esprimersi in varie forme, raggiungendo il notevole traguardo di non argomentare mai in maniera anche solo lontanamente civile o scientifica, e conservando al contempo una forte probabilità di non far passare il provvedimento. Il PD, che dovrebbe essere fra i principali promotori del provvedimento, sbuffa e si muove lento come un cane obeso, mentre l’unico entusiasta è Civati—e questo dovrebbe farci riflettere tutti.
In ogni caso il percorso della legge si profila bello lungo, e difficilmente ci saranno delle votazioni prima dell’autunno. Il tempo perché il ddl guadagni attenzione e peso nel dibattito pubblico e costringa più forze politiche a esporsi c’è; e già il fatto che una proposta legislativa simile sia arrivata alle Camere ci restituisce un po’ di fiducia nell’umanità. Se non altro, è un inizio.
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