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Secondo quanto annunciato venerdì dal governo britannico, le compagnie e le ONG del Regno Unito saranno obbligate a pubblicare le differenze salariali tra dipendenti uomini e dipendenti donne.
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A partecipare all’operazione-trasparenza saranno le aziende con più di 250 dipendenti, le quali dovranno rendere pubbliche le differenze economiche tra maschi e femmine, includendo nel calcolo anche i bonus. Le compagnie saranno obbligate a pubblicare anche il numero di uomini e donne assunte in ogni fascia salariale, per mostrare dove le differenze salariali risultano più ampie.
Nel Regno Unito la differenza media tra la paga oraria di dipendenti uomini o donne, full-time o part-time, è del 19,2 per cento. Per i dipendenti a tempo pieno è del 9,4 per cento, una percentuale che è rimasta più o meno la stessa negli ultimi quattro anni; per quanto riguarda il 5 per cento delle persone che guadagnano di più, come i manager, la differenza mediana sale invece al 46 per cento.
Quali sono le ragioni principali di questo divario salariale? Più uomini svolgono professioni ad alto reddito rispetto alle donne; viceversa, più donne lavorano part-time o con orari flessibili rispetto agli uomini; ma ovviamente, anche le discriminazioni sul posto di lavoro e durante il processo di assunzione hanno un loro peso.
Queste tendenze sono legate ai ruoli di genere tradizionali e alle aspettative su quello che gli uomini e le donne sono in grado di fare, o quello per cui sono più portati. Un fattore importante è anche la mancanza di opzioni di lavoro part-time o con orari flessibili di qualità e ben pagate per le donne che hanno bisogno di ferie per portare a termine una gravidanza, o per crescere i figli.
Oltre a obbligare le società a rivelare le loro differenze salariali – che il governo metterà insieme in un documento che mostrerà la performance dei diversi settori – il governo del Regno Unito vuole incentivare più bambine e ragazze a studiare la matematica e le scienze, per fornire loro le capacità per lavorare nelle professioni con i salari più alti.
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Le nuove norme, che interesseranno circa 8.000 imprese, entreranno in vigore ad aprile 2017, quando le società dovranno iniziare a raccogliere i dati che verranno pubblicati ad aprile dell’anno successivo.
Le informazioni sul lavoro full-time e part-time non saranno separate. Il fatto che sia molto più probabile per le donne lavorare part-time rispetto agli uomini è una delle cause principali delle differenze salariali, e pubblicando i dati disaggregati si rischia di nascondere la differenza media complessiva tra uomini e donne.
Le informazioni dovranno essere pubblicate sui siti internet delle rispettive compagnie. Il governo userà i dati anche per creare una “classifica” per settori, a cui potranno accedere i dipendenti e i cittadini in generale. Stando al Financial Times, non è ancora stato deciso se sarà pubblicata o meno una classifica delle singole società.
I nuovi requisiti sono stati formulati dopo una consultazione del governo per capire come eliminare le differenze salariali legate al genere, conclusasi lo scorso anno.
Più dell’80 per cento delle società consultate ha concordato sul fatto che la pubblicazione delle informazioni sul divario salariale incoraggerebbe i datori di lavoro a fare qualcosa per eliminare tali differenze.
Nel commentare i risultati della consultazione pubblicati venerdì, il governo ha affermato che alcune compagnie potrebbero non essere al corrente del loro divario salariale — ciò significa che la trasparenza obbligatoria potrebbe servire a fargli conoscere la situazione.
Il governo ha annunciato che stanzierà 500.000 sterline (circa 650.000 euro) per aiutare le società a implementare le nuove norme. Ha annunciato anche che vuole affrontare le cause alla radice del divario salariale, aiutando 15.000 bambine e ragazze a ottenere gli A levels (equivalenti a un diploma di scuola superiore) in materie matematiche e scientifiche entro il 2020 — un aumento di circa il 20 per cento rispetto a oggi.
La Confederation of British Industries (CBI), il gruppo di interesse di riferimento per le imprese britanniche, ha affermato che le classifiche non devono essere usate per “svergognare pubblicamente” le società. I dati presenterebbero solo un quadro parziale, “considerando fattori come la combinazione di lavoro full-time e part-time e le differenze tra i diversi settori,” ha detto Carolyn Fairbairn, direttrice generale del gruppo.
Nonostante la posizione della CBI, il Chartered Management Institute, un’associazione professionale che tutela i manager britannici, ha affermato che la pubblicazione dei dati sul divario salariale potrebbe accelerare la chiusura del divario stesso.
“La trasparenza nell’affrontare i divari salariali legati al gender rappresenta una svolta nell’accelerazione del cambiamento,” ha detto Ann Francke, la CEO del gruppo. “In parole povere, quello che è misurato viene gestito — e quello che è reso pubblico viene gestito ancora meglio.”
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