Dopo essere stato interrogato dal Congresso americano per quasi 10 ore, Mark Zuckerberg sembra finalmente aver capito la lezione. Sul palco del F8, la conferenza annuale per gli sviluppatori, lo ha ampiamente dimostrato: look completamente rinnovato e umorismo inaspettato. Tutto qui. Anzi no: ha introdotto anche una app per gli appuntamenti di coppia.
Per il resto, se ci aspettavamo delle novità sui processi di raccolta dei dati personali o delle modifiche alla piattaforma che è ormai diventata l’autostrada che gestisce l’accesso alla nostra attenzione, non troveremo nulla. Piuttosto sembra essere tornati ai tempi in cui nel suo dormitorio ad Harvard sviluppava Facemash, il predecessore di Facebook.
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I problemi dello scandalo di Cambridge Analytica, seppur discussi nel video introduttivo della conferenza, sembrano non aver scalfito i piani di Facebook. Secondo il nuovo mantra introdotto da Zuckerberg, il social network e i suoi sviluppatori “devono continuare a costruire” strumenti per connettere le persone. Per il bene della comunità, ovvio, ma anche e soprattutto dei suoi investitori.
E i risultati finanziari di questo primo trimestre del 2018 sono una chiara conferma: i ricavi dovuti alle pubblicità su dispositivi mobili hanno raggiunto il 91% dei ricavi pubblicitari complessivi, salendo dal 71% del primo trimestre 2017. Allo stesso modo gli utenti attivi giornalmente e mensilmente hanno visto un aumento del 13% anno dopo anno.
Il discorso di Zuckerberg al F8 ha segnato una discontinuità che rischia di rimanere puramente di forma: abbandonare la sua cara T-shirt grigia e farsi aiutare da un ex-speechwriter di Obama non risolveranno in alcun modo i problemi strutturali di Facebook.
Presentando una nuova funzione per vedere i video in diretta insieme agli amici, Zuckerberg si è persino lanciato in battute riguardo la sua audizione al Congresso, augurandosi di non doverle fare di nuovo:
E mentre eravamo distratti dal suo umorismo, ha rivelato che Facebook introdurrà nei prossimi mesi uno strumento chiamato “Clear History” che serve per rimuovere le informazioni personali che sono state raccolte attraverso i bottoni per i Like e i codici di Facebook Analytics presenti su app e siti di terzi.
E come uno studente che porta gli esercizi in ritardo pavoneggiandosi però dei suoi meriti scolastici, Zuckerberg è riuscito a far passare questo strumento come uno sforzo da parte di Facebook per migliorare l’uso del social network per gli utenti. In realtà, il Regolamento Europeo per la protezione dei dati personali prevede il diritto per gli utenti di ottenere informazioni riguardo i dati raccolti su di essi e offre la possibilità di poterli cancellare definitivamente. Non siamo di fronte a una concessione di Facebook, questo strumento deve essere introdotto per legge.
Tutto questo però non aiuta direttamente le persone a sentirsi più connesse, c’è bisogno di “costruire delle relazioni veramente di lunga durata” e qui entra in gioco la nuova app per appuntamenti offerta da Facebook.
Il sogno originario di Zuckerberg si può così realizzare: Facemash, il predecessore di Facebook nato nel 2003 per offrire agli studenti la possibilità di decidere se una persona fosse attraente o meno — e che aveva già preannunciato tutti i problemi di abusi che stiamo riscontrando sui social network, fino a costringere persino Zuckerberg a dare il via al suo ciclo di scuse pubbliche che dura da 15 anni — si evolve fino a diventare una vera e propria app di incontri.
Alla luce dello scandalo di Cambridge Analytica, delle richieste di maggiore responsabilizzazione di Facebook e delle indagini riguardo l’abuso del social network da parte di un dipendente per stalkerare una donna — poi licenziato, la mancanza di dettagli accurati su questa nuova app di incontri per quanto riguarda la protezione della privacy degli utenti e le misure per contrastare eventuali usi impropri fanno scattare un campanello di allarme assordante.
Purtroppo, però, rivelano anche un altro triste segnale: i campanelli di allarme suonano da anni ma Zuckerberg è rimasto il solito ragazzo del dormitorio di Harvard che se ne frega. Resta da capire fino a quando potrà permettersi di farlo.
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