Ciao sono Paola, sono alta 1.63 cm e ho ingurgitato cibo per un’intera squadra di rugby al terzo tempo, tutto in una notte sola, a Napoli.
Considerata la mia altezza e il mio peso, l’unica spiegazione che riesco a darmi al fatto che sia riuscita in questa impresa considerata dalla società piuttosto virile è che nel mio stomaco non ci sia un buco nero. No, neanche il verme solitario. Bensì, un enorme vuoto legislativo.
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Per citare Kant: “Il cielo stellato sopra di me, lo shfunno dentro di me”.
Ah non diceva così? Allora scusate, ho sbagliato.
Cioè, mi spiego meglio, come tutti ho preso sbronze colossali e ho dovuto asciugare l’alcol con cibo spazzatura. Ma così, in queste quantità e con questa foga, mai. Napoli si presta perfettamente a questa esperienza sensoriale. Anche di notte? Certo, anche di notte. La cultura partenopea non può prescindere dal concetto di cibo a qualunque ora.
Ciancio alle bande, in questa notte di hamburger e pasta sfoglia, di goduria e conati di vomito, mi ha accompagnato come sempre la mia super amica e reporter Alessandra, con cui ho smezzato panini e pizzette e che mi ha asciugato la fronte come un fedele Angelo Dundee.
Tra le altre cose io avevo l’auto dal meccanico e lei ha gentilmente messo a disposizione il suo motorino, il che ci ha reso la vita un po’ meno complicata, dato che muoversi in macchina a Napoli tra il venerdì e la domenica è un suicidio bello e buono.
Ci siamo incontrate a metà strada tra casa mia e casa sua, ore 23:30, caschi alla mano.
Direzione: centro storico di Napoli.
Abbiamo voluto, diciamo così, ricreare una delle tante serate a birre e cicchetti di antica memoria.
Parcheggiamo a Mezzocannone e subito saliamo su al Buco Pertuso. Le casse pompano i Nu Guinea: “Parev ajeeeere, era bell a sta miez a via, senza pensier…”.
“Due tequila, grazie”. Partenza strong, lo so, ma ci serviva qualcosa che ci desse la carica.
Pita gyros da rehab – Neapolis
E via da Neapolis con la prima abbuffata: Pita gyros con cipolla, pomodoro, tzaziki e patatine fritte. E ci mettiamo su anche una Mytos gelata per non farci mancare nulla. Dò un primo morso e riconosco subito quel sapore, è il sapore del rehab.
Il tempo di otturarsi le arterie con il grasso della carne e l’olio delle patatine e paghiamo, 5,50€. In teoria onesto e appagante. In pratica, serve allo scopo.
Salutiamo e ci muoviamo verso la seconda tappa.
Panino con polpette | Tandem d’Asporto
Avete presente quando vi svegliate con il profumo di pomodoro, cipolla, carne e basilico che si fa prepotentemente strada prima nel vostro naso e poi nel vostro cervello e vi sembra di avere di nuovo 7 anni e che vostra nonna sia di là in cucina ad aspettarvi? No? Beh, non sapete cosa vi perdete. Uno dei motivi per cui amo la mia città è proprio il profumo di ragù che esce dai balconi ogni domenica mattina. Ed è lo stesso profumo che ho sempre sentito ogni volta che passavo davanti a Tandem d’Asporto (che è la versione street dell’originale Tandem ristorante).
Entro già con l’acquolina in bocca al pensiero del cuzzetiello di pane cafone ripieno di polpette al ragù. Faccio per sedermi ma mi dicono che stanno chiudendo e che posso soltanto ordinare qualcosa a portar via. Ci resto malissimo, accenno la polemica ma i ragazzi si accorgono del mio dispiacere e mi servono velocemente due polpette al piatto. Buone, un po’ gommosette, le ricordavo migliori ma non fa nulla, forse era la fame. Ne mangio soltanto una.
Intanto si è fatta l’una. L’una di notte senza un panino. Come è potuto accadere?
Panino di Notte a Napoli: d’Ausilio
Devo rimediare immediatamente. Salita Tarsia ci aspetta. E D’Ausilio pure. D’ausilio è il classico esempio di macelleria tradotta in paninoteca. Non è stato il precursore di quest’idea a Napoli, ma ad oggi per me è senza dubbio il panino più buono della città. D’Ausilio non delude mai.
La prima volta mi ci portò un amico dicendomi che non avrei mai più desiderato la carne d’altri. Come se d’Ausilio avesse una tavola di 10 comandamenti da seguire e noi fossimo i suoi discepoli. Ed effettivamente ce l’ha una tavola, solo che al posto dei comandamenti ci sono 13 dei migliori panini mai inventati nella storia. E nel weekend li potete mangiare fino alle 4.30 del mattino.
Nella strada verso il Santo Graal delle paninoteche, pensavo già a cosa ordinare: una porzione di polpettine (vista la delusione precedente) e poi il mio preferito dei panini della tombola: ‘O Surdate (6,00 €). Burger di Marchigiana 200 gr, cheddar, bacon croccante, pomodoro di Sorrento, insalata iceberg, cipolla caramellata, salsa BBQ artigianale. E che gli vuoi dire?
Incontriamo degli amici in fila lì fuori insieme a tantissima altra gente, e Alessandra mi propone un secondo panino in condivisione. Come faccio a dire di no? ‘O padrone ‘e casa (7,00 €): Burger di pollo “crispy” 200 gr, emmental, pomodoro di Sorrento, insalata iceberg, bacon croccante, salsa Big Daddy (che per chi non lo sapesse è un grande classico americano per la carne da barbecue), salsa BBQ artigianale.
Ad ogni morso le mie papille gustative andavano in estasi.
Il Cornetto | Bar Pasticceria Esposito (La Merdaiola)
Sapevo che difficilmente avrei raggiunto quei livelli quella stessa sera, ma avevo voglia di qualcosa di dolce prima di cambiare quartiere. Dovevamo salire al Vomero per cui Via Salvator Rosa era di strada.
E a Via Salvator Rosa c’è il regno del cornetto: il Bar Pasticceria Esposito (meglio conosciuto come “La merdaiola”). Esposito invece mi ricorda le serate a casa con gli amici a canne e Peroni. Stavamo lì le ore a suonare e a dire cazzate. Oddio non è cambiato molto eh. Con la differenza che oggi se fumo rischio il collasso.
La cosa bella di Esposito è che non solo è aperto h24 ma che consegna a domicilio h24. Mi ricordo che quando arrivava quella fame incontrollabile si chiamava la merdaiola e si rimaneva comodamente seduti col culo sul divano a divorare cornetti e brioche come se non ci fosse un domani. E nemmeno un dopodomani.
Io ordinavo sempre un cornetto ischitano. L’ischitano, per capirci, è quello fatto di pasta brioche all’interno e pasta sfoglia all’esterno e lo si può avere farcito con ogni sorta di crema, dalla nutella alla marmellata, dalla crema pasticciera alla crema di pistacchio. Stavolta ho scelto proprio quest’ultima.
Mentre salivano le endorfine i ragazzi dietro il banco ci hanno offerto un caffè e abbiamo fatto due chiacchiere. Gli ho raccontato dell’impresa titanica che stavo compiendo e mi hanno incoraggiato con un buondì in omaggio.
Carbonara | Harnold’s al Vomero
E poi su verso la zona collinare. Il Vomero è sempre stato per me un quartiere inesplorato. Sono nata e cresciuta a Chiaia e un po’ per abitudine, un po’ per pigrizia, mi sono sempre spinta al massimo verso il centro storico. Vero è che a Napoli ogni quartiere conserva ancora una sua entità ben precisa e che per quanta commistione sociale ci possa essere, chi cresce in un quadrilatero, tende a rimanervi.
Al Vomero ci sono salita negli anni per lo più per andare a San Martino a godermi il panorama, o a Castel Sant’Elmo a vedere qualche mostra e a sentire qualche concerto, oppure per l’altissima concentrazione di pub e birrerie in cui passare il sabato sera. I pub al vomero spuntano come funghi, ce ne sarà sempre uno che non hai mai provato.
E infatti parlando con degli amici che abitano in zona esce fuori Harnold’s. Harnold’s è un pub, certo, ma è rinomato in realtà per i suoi primi piatti. Arrivo ore 2:30. Ci sediamo praticamente subito. C’è un gruppo di ragazzi che sta già mangiando. Ci consigliano di prendere la carbonara e si prestano volentieri a qualche foto.
Ordiniamo una chiara alla spina (0,40 cl) e una sola porzione di carbonara, date le quantità che vediamo nei piatti e le successive tappe che ci aspettano. Qualche minuto di attesa ed eccola che arriva, maestosa e trionfante. Avvolgo la prima forchettata: la cottura degli spaghetti è pressoché perfetta.
La giusta quantità di uova e guanciale, forse un po’ troppo formaggio in proporzione, ma per essere un piatto preparato a quell’ora va più che bene. Conto: 14,40 €.
Il Buondì artigianale | Fabiolotto
Sono le 3:15 del mattino. Altro giro, altra corsa. Chi prende il fiocco giro gratis.
Dopo il salato c’è il dolce (e poi ancora il salato, e poi ancora il dolce) quindi è l’ora di Fabiolotto. Fabiolotto è un po’ la versione vomerese di Esposito. Cornetti, brioche e bomboloni in bellavista. Entriamo e chiedo di darmi la loro specialità, così, a scatola chiusa.
Diversi bar a Napoli propongono la versione artigianale del più noto Buondì da supermercato, ma troppo spesso è secco e la granella di zucchero a volte diventa una glassa appiccicosa che lo rende stucchevole. Devo ammettere che invece qui l’impasto è speciale.
Insomma per 2€ ho mangiato in piena notte un’ottima merendina calda farcita bigusto (nutella e crema al cioccolato bianco).
Fuorigrotta | La patria del cibo notturno a Napoli
Ore 3:40 Comincia a piovere e io comincio a rimpiangere la mia auto. Ci ripariamo sotto un tendone, ma non accenna a smettere. Cacchio, manca ancora Fuorigrotta! Non possiamo saltarla, Fuorigrotta è la patria del cibo notturno!
E vabbè ci bagneremo. “Non può piovere per sempre” e noi dobbiamo ad ogni costo finire il giro. A Fuorigrotta sono mille i bar, le cornetterie e i vapoforni atti a soddisfare le voglie dei più discotecari che escono dai locali di Via Coroglio e Via Napoli nelle ore piccole (comprese le mie quando avevo ancora una vita sociale).
Ricordavo che una delle tappe obbligatorie e più frequentate era L’Eden – il paradiso del gusto, a due passi dall’Arenile di Bagnoli.
Non ci tornavo da anni e avevo paura che dopo tutto questo tempo mi deludesse. E invece no. La sfoglia del cornetto (1,50 €) è sempre di altissimo livello.
Unica pecca è che non ha posti a sedere e parcheggiare nel weekend viene difficile. Ma noi siamo in motorino quindi poco male, ci fermiamo a volo e via.
Alle 4:30 raggiungiamo finalmente l’istituzione delle istituzioni dei ritrovi notturni, il non plus ultra del cornetto di notte, il Bar Tico in Via Giulio Cesare. Non passava un’alba senza che a qualcuno venisse in mente di andare da Tico. Tutti sono sempre andati in fissa con questo cornetto, di pasta brioche e ripieno fino a scoppiare, ma io ho sempre preferito la sua pizzetta. Tonda, soffice, media grandezza, il pomodoro divino e poi la provola.
Pizzetta con patate e gin tonic per chiudere
Avevo chiuso in bellezza, ora potevamo tornare a casa.
Il fatto è che sulla strada di casa c’è La Focaccia. E che fai non ti fermi? E che fai non te la prendi una pizzetta con le patate di Don Ciro?
E che fai se poi incontri Carlo (quello che nella foto mi fa ridere di gusto) non te lo bevi un gin tonic all’Happening?
Che qualcuno mi aiuti!
Non credo di riuscire a smettere, sono diventata un terminator.
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