Città di cartone

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Città di cartone

Nel periodo comunista della Romania, lo stato gestiva complessi residenziali per i lavoratori. Oggi nessuno se ne occupa più, ma intere famiglie continuano a viverci.

Durante il periodo comunista, in tutta la Romania sono stati costruiti complessi residenziali nel tentativo di fornire una casa ai lavoratori delle miniere, delle industrie e dell’agricoltura. Tuttavia, una volta che è iniziata la rivoluzione e il capitalismo ha fatto irruzione con la promessa di un mondo migliore, i palazzi sono stati dimenticati. Malgrado nessuno si stesse più occupando degli edifici, molte delle persone convinte o costrette a lavorare nella zona non hanno avuto altra scelta che rimanervi.

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È stato visitando il sobborgo di Mija vicino alla città di Ploiești che ho avuto l’idea per questa serie di fotografie, quindi ho fatto un po’ di ricerche e ho scoperto che posti come questo esistono ancora in tutto il Paese. Non ho avuto la possibilità di documentarli tutti, ma sono riuscita a includere quelli di Aninoasa—da due colonie chiamate Baraci (baracche) e Orasul de carton (Città di cartone)—Lonea, vicino Petrila, Găești, Anina, Horea nel municipio di Baia Mare e Altân Tepe.

Ho finito per dirigere la mia attenzione sui bambini che vivevano in questi complessi. Non sono abituata ad avere a che fare con i bambini, perciò sono rimasta impressionata dall’entusiasmo, dalla generosità e dalla confidenza che mi hanno dimostrato i ragazzini che ho incontrato. Ammettiamolo, probabilmente ci sono pochi luoghi più deprimenti in cui vivere che dei fatiscenti caseggiati popolari dell’era sovietica rumena, ma loro mi hanno offerto le caramelle che avevano, ci siamo abbracciati, tenuti per mano e abbiamo raccolto insieme fiori di campo.

La maggior parte degli adulti nei complessi è disoccupata, in quanto i lavori per cui si sono trasferiti qui non esistono più, non ne sono mai stati creati di nuovi e imparare un altro mestiere non è la cosa più semplice quando hai dedicato la tua intera carriera a un'unica cosa. Salutarli non è stato facile, quindi ho pensato che il minimo che potessi fare è mostrare la realtà della loro vita di tutti i giorni.

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