FYI.

This story is over 5 years old.

Poltronette

Lo Scorsese minore

Dopo il trailer più entusiasmante del 2013, il 23 gennaio esce nelle sale The Wolf of Wall Street, il film in cui Scorsese cerca di battere Scorsese nel fare lo Scorsese.

“AHHHHHHH”

Martin Scorsese potrebbe dirigere film di cappa e spada tra gangster nello spazio. Potrebbe dirigere centoventi minuti di performance teatrale di uno che dice solo parolacce, potrebbe dirigere documentari su George Harrison. Potrebbero metterlo in cima a un dirupo, con una benda sugli occhi e i timpani fracassati, e l'unica cosa che direbbe prima di cominciare sarebbe: "OK, ma una parte per Leonardo c'è?"

Pubblicità

Martin Scorsese non sarà esattamente il Dürer degli storyboard, ma potrebbe dirigere qualsiasi cosa. Nel corso della sua non breve carriera, l'ha fatto—con il rispetto per il mezzo e la sensibilità che hanno sempre conferito alle sue storie quel senso di prospettiva e quell'attaccamento ai personaggi, anche quando questi ultimi venivano raccontati con un certo distacco ironico. Nei fatti, Scorsese ci ha fatto affezionare a un sacco di stronzi.

In foto: Eccone due, per esempio.

È per questo che, quando la regia di The Wolf of Wall Street è passata di mano in mano fino a finire dritta in grembo alle nostre Sopracciglia preferite, è stata una festa. La parabola discendente di un personaggio deprecabile con finale ironico? Non aggiungete altro.

Ed è per questo che il trailer con Matthew McConaughey che si batteva il petto e con Leonardo DiCaprio che urlava cose prive di consequenzialità, pur con “Black Skinhead” in sottofondo, era comunque il trailer più entusiasmante del 2013.

The Wolf of Wall Street è stato sceneggiato da Terence Winter, a braccetto di Scorsese da quattro stagioni di Boardwalk Empire, ed è una storia vera, tratta dall'autobiografia di Jordan Belfort, un broker che ha frodato i suoi stessi clienti di centinaia di milioni di dollari e ha scontato in galera meno di due anni.

Il film racconta l'ascesa di Belfort; le droghe, gli eccessi e la frode su tutti i fronti. Ma principalmente parla dell'ambizione divorante che conduce un uomo in una specie di gigantesco vortice di nulla ancora prima che Wall Street getti in lui il seme del vizio (Belfort ha cominciato come broker a Wall Street, prima di perdere tutto nel Lunedì Nero del 1987, e riciclarsi vittoriosamente poco dopo).

Pubblicità

“AHHHHHHHHHH”

Nell'universo di The Wolf of Wall Street tutti urlano come dei koala, tutto il tempo. Il che è assolutamente comprensibile, se non addirittura utile a rendere la frenesia di un trip di cocaina di due ore e cinquantanove minuti. Ma funziona? David Denby ha dato, per il New Yorker, una delle definizioni più veritiere che siano state date, finora, sul film, e cioè: "È il tentativo [di Scorsese] di battere Tarantino nel fare il Tarantino." La struttura dei dialoghi e il record di 506 “fuck” pronunciati sembrerebbe dargli ragione. E, per fare giustizia a Denby, mettiamo la sua definizione in un contesto: il termine “tarantinata” viene scomodato per qualsiasi atto di violenza o parola che faccia accigliare nonne. È tipico di Tarantino, però, riproporre la sua formula alzandone la posta o modificandola in base alla storia. Allo stesso modo, in The Wolf of Wall Street, Scorsese cerca di battere Scorsese nel fare lo Scorsese.

C'è tutto il distillato: c'è praticamente l'esatta struttura di Quei Bravi Ragazzi, ci sono i personaggi sopra le righe introdotti in maniere sopra le righe, ci sono le carrellate spettacolari, ci sono le musiche (mi auguro fosse il cinema dove l'ho visto proiettato, altrimenti: mixate malissimo), c'è la voce narrante in prima persona, c'è un cast di attori eccellenti e creativi che fanno esattamente ciò che viene detto loro, c'è la mano fatata di Thelma Schoonmaker, la montatrice di fiducia di Scorsese. Che però, gli volesse davvero bene, avrebbe tagliato via quaranta minuti di film e li avrebbe nascosti in una scatola con lucchetto dove nessuno potesse trovarli.

Pubblicità

Forse perché la storia in sé è una storia sulla superficie delle cose, ma il film non va molto oltre, e i personaggi, anche quando si sforzano di avere delle emozioni, galleggiano sul confine tra il disinteresse e il “non essere nemmeno vagamente vicini alla scrittura delle relazioni interpersonali in American Hustle.”

Forse perché non si è voluta fare un'opera di selezione ma si sono volute inserire tutte le stravaganze immaginabili. Le scene in cui c'è uno sfrenato sfoggio di ricchezza/potere (il lancio del nano, lo scimpanzé in ufficio, il corteggiamento della trophy wife), che VOLENDO, PROPRIO VOLENDO, sono la metafora visiva delle esagerazioni di Wall Street, ricordano troppo quelle scene irritanti di Boardwalk Empire in cui si vedono delle tette o c'è una qualche esplosione di violenza casuale, non tanto perché siano indispensabili alla storia, ma perché la gente sgranerà gli occhi dicendo "Oh HBO! Me l'hai fatta ancora una volta!"

Eppure il trailer di Wolf of Wall Street è, praticamente, il film. Una concatenazione di scene in cui si verificano cose che a me e Noam Chomsky piace definire “mattissime.” Forse è che Scorsese disprezza profondamente Jordan Belfort, ma non è in grado di dimostrarlo senza provare un po' di compassione per il personaggio che Winter gli ha scritto. Ha cercato di sospendere il giudizio, di lasciare che sia il pubblico a giudicare, e se ne è uscito con il compromesso di un film che funziona solo in superficie.

Pubblicità

Christina McDowell, la figlia del “vero lupo di Wall Street” ha inviato una lettera aperta a Scorsese e DiCaprio invitando a boicottare i botteghini di The Wolf of Wall Street, sostenendo che si tratta di un film irresponsabile, perché la sua sceneggiatura ne glorifica i protagonisti. Non è esattamente così—avesse saputo glorificarli appieno, Scorsese sarebbe riuscito a fare un film migliore.

Jordan Belfort, però, dalla vendita dei diritti per il film ha incassato un milione di dollari. Forse, è questa la parte inaccettabile del compromesso.

AHHHHHHHHHHHHH!!!!!

Nel post precedente:

Le classifiche dei Natali futuri