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In Bahrein ci sono più lacrimogeni che abitanti

Un documento pervenuto al gruppo di advocacy Bahrain Watch mostra come il regno avrebbe pianificato l'importazione di ingenti carichi di gas lacrimogeno dalla Corea del Sud. E alla luce delle proteste in corso nel paese dal 2011, non è un mistero l'uso...

Foto di una manifestazione in Bahrein, Ahmed Al Fardan.

Dopo circa un anno passato a impartire lezioni al resto del mondo a suon di internet, la Corea del Sud ha deciso di concentrarsi su un nuovo tipo di impatto culturale: fornire strumenti di repressione al Bahrein, una delle nazioni più autocratiche del Medio Oriente.

Le proteste nel Paese sono iniziate nel 2011, e coloro che vi sono coinvolti sembrano aver rinunciato al tentativo di cercare una soluzione. Per tutta risposta, invece di trattare con i manifestanti pacifici per venire incontro alle loro richieste, il governo li ha bersagliati con munizioni e proiettili di gomma, quando non è passato direttamente a misure più violente o "preventive".

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Un documento arrivato nelle mani del gruppo di advocacy Bahrain Watch mostra che il regno ha pianificato di importare carichi di gas lacrimogeno da usare contro i civili. Il carico comprenderebbe 1,6 milioni di bombole di lacrimogeni e 90.000 granate, ovvero più materiale antisommossa di quanti siano effettivamente i cittadini (secondo l'ultimo dato disponibile, circa 1,3 milioni).

Cosa sta alimentando la richiesta di lacrimogeni?

Mentre gli Stati Uniti stavano ancora valutando l'idea di bombardare la Siria per l'uso di armi chimiche, Washington aveva presentato un piano per risolvere la crisi in Bahrein. Secondo alcuni la speranza era che l'Iran sarebbe stato grato agli Stati Uniti per aver risolto una conflitto alle sue porte, arrivando a rivedere il sostengo ad Assad e perdonando l'America per tutti i problemi tra i due.

Mentre l'Iran non ha mai accettato esplicitamente di fare marcia indietro sul suo sostegno ad Assad, ha pubblicamente approvato il piano statunitense per risolvere la situazione in Bahrein. Ora, però, lo scacchiere è cambiato, e il Dipartimento del Pentagono non ha più la necessità di placare l'Iran con la questione del Bahrein.

Così, l'apparente venir meno del compromesso ha spinto il Bahrein, sostenuto dagli alleati sauditi, a dare un ulteriore giro di vite nella lotta contro il malcontento popolare. Le autorità si sono rifornite di gas lacrimogeni per almeno i prossimi dieci anni, hanno arrestato il vice del partito di opposizione, Khalil al-Marzooq, e hanno spedito in galera dozzine di persone accusate di aver preso parte al movimento del 14 febbraio, una coalizione che il governo ritiene colpevole della violenza nelle proteste.

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A questo si sono aggiunte le voci su presunti accordi, quelli che il Bahrein starebbe cercando di concludere con il Regno Unito per l'estradizione di "terroristi sciiti" colpevoli di indebolire il regime da Londra. È altamente improbabile che il Regno Unito firmi questo tipo di trattato, soprattutto da momento che il Bahrein vuole arrestare cittadini britannici.

Secondo diverse fonti, la polizia del Bahrain avrebbe già ucciso fra le 26 e le 77 persone attraverso l'uso di gas lacrimogeno—per soffocamento o per lesioni dovute allo scontro col candelotto, o ancora per aborti spontanei in donne incinte esposte al gas per periodi prolungati. Il numero delle persone ricoverate o trattate in seguito all'inalazione di gas non è quantificabile, perché molte vengono curate in casa o in cliniche private, visto che gli ospedali sono controllati dal governo e i manifestanti temono possibili conseguenze derivanti dalle cure ricevute per ferite legate alle proteste.

In Bahrein le cose vanno avanti così da due anni, perciò chi vende lacrimogeni al paese non può farsi illusioni su come questi finiranno per essere usati.

Sia il Regno Unito che gli Stati Uniti hanno dichiarato di non esportare equipaggiamenti usati per la repressione delle proteste, molto probabilmente perché questo creerebbe problemi tra l'opinione pubblica interna e minerebbe ulteriormente gli impegni annunciati per la tutela dei diritti umani. Tuttavia non mancano fiere di armi a cui i dittatori del Bahrein possano partecipare, per poi acquistare da società con sede altrove.

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Ed è questo forse il motivo che ha spinto il Bahrein a guardare verso paesi con organizzazioni per i diritti umani meno avanzate—ad esempio la Corea del Sud, dove società come la DaeKwang sembrano essere diventate le principali fornitrici di lacrimogeni al Bahrein. Ma non sembrano non andarne troppo fieri, vista la quantità di lacrimogeni importati senza etichette.

Posto che il prezzo per ogni unità si aggira tra i 10 e i 20 dollari, il contratto con la DaeKwang potrebbe valere fra i 25 e i 30 milioni, anche se non è improbabile che la somma finale venga gonfiata dalle commissioni (note anche come tangenti) destinate a intermediari come i negoziatori o i membri della famiglia reale, noti per intervenire sugli accordi commerciali per farcire le loro tasche.

Era stata proprio la corruzione ai vertici una delle ragioni che aveva unito varie classi sociali contro il regime, all'inizio della rivolta del 2011. Nel frattmepo il governo ha optato sempre più per una strategia da divide et impera, portata avanti sfruttanto la divisione fra manifestanti sciiti e sunniti, al fine di isolarli. Ma facendo tutto questo, il regime del Bahrein è diventato il peggior nemico di se stesso, perseverando in tutte quelle politiche che avevano inizialmente dato origine alle tensioni sociali.

Segui John su Twitter: @jwsal