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stili di gioco

Report post partita, Italia-Croazia 1-1

Un'accurata analisi del secondo pareggio italiano a Euro 2012.

Per spiegare le ragioni del deludente pareggio contro la Croazia, ricorrerò a un passaggio tratto dalla biografia di Prandelli, Il calcio fa bene (Giunti). Nella parte dedicata al periodo in cui allenava le giovanili dell'Atalanta c'è un punto a mio avviso particolarmente significativo, in cui racconta: "Eravamo i più forti, e quindi ci capitava spesso di trovarci in vantaggio 3 a 0, quando mancava ancora un tempo alla fine della partita. Ma invece di inseguire il quarto, il quinto o magari il sesto gol-una logica che secondo me non ha alcun senso-continuavamo a giocare per costruire qualcosa. E la gente spesso non apprezzava. Protestava."

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Quindi, per Prandelli, un calcio costruttivo non deve avere necessariamente come fine ultimo la ricerca del gol. Per lo meno in determinate situazioni, a risultato acquisito cioè, si può "continuare a giocare per costruire qualcosa" e al tempo stesso non "inseguire" il gol. Anzi, quella che vuole assolutamente veder gonfiata la rete, è una logica che secondo lui non ha alcun senso.

La verità è che in giudizi di questo tipo (come nelle decisioni che vedremo più avanti) interviene un'idea extra-calcistica di calcio, inteso non come sport ma come funzione sociale. In che senso ci si aspetta che uno sport faccia del bene? Perché fa bene alla salute? Perché si gioca all'aria aperta, perché è sempre meglio che stare chiusi in casa a guardare la tv? Per Prandelli lo sport è un veicolo attraverso il quale persuaderci delle sue idee sul mondo, uno strumento pedagogico con cui educare le masse sui comportamenti e sul tipo di atteggiamento da avere nei confronti della vita.

Prandelli, filosofo del calcio buonista, ha schierato la stessa squadra che ha resistito e messo in serissima difficoltà la Spagna. Una scelta di questo tipo, nel contesto delle idee di Prandelli, non è puramente conservatrice. L'intento, anzi, era dimostrare che quella squadra tutta-dietro era capace di dominare una partita dall'inizio alla fine. A testimonianza di ciò la scelta di schierare Giaccherini e non Balzaretti. Che  Srna spingesse molto si sapeva. Che i cross per Mandzukic e Jelavic (dieci gol nelle ultime dieci partite con l'Everton, specialista degli inserimenti sul primo palo) fossero praticamente l'unico modo in cui la Croazia potesse andare in rete, pure. Nonostante ciò Prandelli ha voluto giocarsela con un solo uomo per fascia, in ipotetica inferiorità numerica contro le ali e i terzini della Croazia. Non solo, sulla fascia avversaria più forte ha scelto il giocatore meno difensivo che aveva a disposizione. Al di là dell'ottima prestazione difensiva di Giaccherini (nel grafico qui sotto, dove sono confrontati i passaggi ricevuti da Srna contro l'Italia e quelli contro l'Irlanda, si nota come gli è stato impedito di ricevere palla negli ultimi metri di campo, quelli da cui in teoria i cross sono più pericolosi) per Prandelli, semplicemente, la palla avremmo dovuto avercela molto più spesso noi di loro.

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Ma le ragioni per cui il nostro sistema di gioco ha funzionato egregiamente, almeno per un'ora, sono più complesse. In realtà il modulo tattico e le caratteristiche dei giocatori croati nel primo tempo si adattavano alla perfezione all'undici italiano. Se Srna, che sulla carta gioca terzino, sale costantemente sulla linea dei centrocampisti, il suo compagno di fascia Rakitic tende ad accentrarsi, finendo nell'orbita di Thiago Motta e annullando la superiorità numerica. Dall'altra parte Perisic, un'ala pura, veniva seguito sul fondo da Maggio lasciando a Marchisio il terzino Strinic, più timido di Srna. Quindi, non solo non ci trovavamo in inferiorità numerica sulle fasce, ma in questo modo avevamo un uomo in più in difesa. Dopo un inizio in cui Mandzukic schermava i passaggi a Pirlo, e Jelavic copriva De Rossi, lasciando l'impostazione a Bonucci (possibile non ci sia un'altra soluzione in casi come questi?), Pirlo si è ritrovato a giocare la palla senza mai pressione e il nostro gioco di inserimenti e sponde ha funzionato a meraviglia. Davanti eravamo sempre due contro due e Cassano, sfruttando come contro la Spagna lo spazio dietro i terzini (giocando stranamente però più a destra che a sinistra dove Srna era più alto) ha creato quattro occasioni da rete nel primo tempo. Marchisio è andato al tiro tre volte (due nella stessa, splendida azione in cui ha fintato il tiro di destro portandosela di tacco sul sinistro, ma è stato bravo Pletikosa) e Balotelli due. Poi è arrivata la punizione perfetta di Pirlo: tra le prime due teste in barriera, ha curvato il giusto, è scesa il giusto.

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Ma dopo un'ora la Croazia ha cambiato schema. Rakitic è scalato dietro e Modric ha giocato più vicino alla nostra porta (andando al tiro due volte in pochissimi minuti). Con un uomo costantemente davanti, Pirlo è uscito dal gioco. Ma ancor più del cambiamento tattico, la Croazia ha cambiato lato forte. Da destra è passata è sinistra, ovvero dalla parte di Marchisio, impegnato adesso da Modric e Strinic. Qui sotto i cross effettuati dalla Croazia nel primo tempo, e quelli nel secondo.

Nonostante il gol di Mandzukic sia difficile da digerire, l'Italia ha difeso bene sui cross. Conservando l'uomo in più in difesa, l'Italia ha vinto 11 su 15 scontri aerei. Il colpo di testa sul secondo palo resta l'azione più difficile da difendere per un difensore. Arrivare o meno sulla palla è una questione di centimetri; sarebbe bastato che Chiellini non avesse fatto l'ultimo passo in avanti, così da allungare la traiettoria del pallone e rendere impossibile a Mandzukic di controllarlo in quel modo. Inoltre, il cross di Strinic era di difficile lettura, altrimenti lo stesso Mandzukic avrebbe cercato il colpo di testa, piuttosto che quel goffo stop di piatto. Quello che ci è mancato semmai è il pressing e l'aggressività che ci ha portato a recuperare molti più palloni contro la Spagna che contro la Croazia. Il che è dovuto in parte al fatto che i passaggi della Croazia sono meno ambiziosi di quelli spagnoli, ma anche da un calo difensivo del nostro centrocampo. Sul gol, a mio avviso, altrettanto colpevole di Chiellini è proprio Pirlo, lentissimo a coprire su Strinic che ha avuto tutto il tempo e lo spazio per calibrare il suo cross.

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Prandelli ha parlato di calo atletico. E non come scusa, ma come ammissione di colpa. È stata una sua scelta quella di far giocare 180 minuti in 3 giorni sia a Maggio che a Giaccherini sulle fasce, e a Pirlo e Marchisio al centro. I suoi cambi oltretutto non sono sembrati quelli di un allenatore preoccupato dal calo fisico: Thiago Motta e Balotelli garantivano un peso maggiore di Cassano e Pirlo. Il che significa che aveva intenzione di combattere la pressione dei Croati in un altro modo. Ed è qui che viene fuori l'ideologia calcistica di Prandelli: il nostro c.t. ha scelto di uscire da quella situazione di inferiorità fisica provando a giocare con la palla a terra, per questo ha inserito Montolivo e non Nocerino, per questo ha tolto Balotelli e non Cassano. I suoi non sono stati cambi tattici. Non ha abbassato uno degli intermedi per impedire che Modric trovasse sempre spazio fra le linee, non ha inserito Di Natale con Balotelli per far tenere palla a uno e correre nello spazio l'altro, non ha aggiunto un uomo per fascia per impedire i cross dei terzini.

Per Prandelli il solo modo per far uscire l'Italia da quella situazione sarebbe stato segnare il secondo gol. In sostanza però ha puntato tutto sulla possibilità di replicare il gol fatto alla Spagna, costringendo l'Italia a subire passivamente per poi ripartire in contropiede. Non ha risposto sul piano del gioco a una Croazia fisica e messa meglio, almeno nel secondo tempo, in campo: ha solo provato a fare la cosa che gli è riuscita nell'ultima partita. In questo senso Prandelli si è rifiutato di adattare il proprio gioco su quello degli avversari, finendo così proprio per agevolarglielo.

Non sempre le cose vanno come si desidera. Speriamo solo che non vadano esattamente nel modo opposto, almeno contro l'Irlanda. Ovvero, che non succeda di nuovo questo:

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