Probabilmente avrete sentito parlare degli spuntoni anti-senzatetto comparsi qua e là per Londra. Ebbene, a pochi giorni dall'installazione, alcuni attivisti contrari all'iniziativa si sono presentati di fronte una filiale di Tesco in Regent Street provvista di spuntoni e ci hanno versato sopra una colata di cemento in segno di protesta. Il gruppo si era firmato con la tag "LBR", che sta per London Black Revolutionaries.L’azione diretta di LBR sembra aver funzionato; Tesco ha annunciato che gli spuntoni verranno rimossi, anche se ha negato che fossero un modo per tenere lontani i senzatetto. “Alcuni clienti avevano segnalato una serie di comportamenti antisociali davanti alla filiale di Regent Street, e noi abbiamo provveduto installando gli spuntoni,” ha dichiarato un portavoce. “Dato che da diverse parti è stata interpretata come una misura contro i senzatetto, abbiamo deciso di rimuoverli.”Ho chiamato i LBR per sapere qualcosa di più sulle loro attività.VICE: Avete rivendicato la responsabilità del calcestruzzo sugli spuntoni fuori da Tesco, giusto?
LBR: Sì.Perché lo avete fatto?
Abbiamo optato per un’azione diretta perché volevamo legare l'intenzione politica a un tentativo vero e proprio di eliminare gli spuntoni. Non sempre usiamo questa tecnica, ma in questo caso pensavamo che per dare a Tesco un messaggio chiaro fosse necessario colpire direttamente proprio quelle borchie metalliche.Siete soddisfatti?
Abbiamo calcolato male la quantità di calcestruzzo. Mescolarlo è stato molto più difficile del previsto, e c'era bisogno degli attrezzi giusti. Ma eravamo piuttosto soddisfatti, perché non volevamo fare una bella spianata di calcestruzzo sopra le punte. Volevamo fare casino, così avrebbero dovuto ripulire tutto, oppure pensarci due volte prima di rimettere quegli spuntoni. Gli operai che guardavano dall’altra parte della strada ci hanno dato qualche dritta. La prossima volta la nostra performance col calcestruzzo sarà nettamente migliore.Ovviamente un sacco di gente pensa che quello che avete fatto è esagerato. Un atto di vandalismo.
Sì. Ma a noi non interessa. Considerato il tipo di organizzazione che siamo e il background dei nostri membri… non siamo stati molto a pensarci. Avremmo fatto di tutto pur di raggiungere il nostro obiettivo. Tutto quello che facciamo è politico. Non sono generiche azioni violente per rovinare qualcosa.Avete detto che intendete agire di nuovo. Chi si deve preoccupare questa volta?
Qualsiasi organizzazione che ha in progetto di piazzare spuntoni anti-senzatetto. Bisognerebbe destinare fondi alle case di accoglienza, alle mense o alle banche del cibo. Questo sì che potrebbe aiutare. Non risolverà il problema dei senzatetto, certo, ma allevierà le sofferenze di alcune persone.Chi sono i London Black Revolutionaries?
Siamo un gruppo chiuso di socialisti rivoluzionari di colore e asiatici. Ci basiamo su valori antifascisti, antirazzisti, anti-omofobi e anti-sessisti. Siamo nati a Londra, e ora operiamo in diverse località—ma su questo non entrerò nei dettagli. Siamo tutti giovani, neri e molto politicizzati. Non ci piace come le altre organizzazioni manchino di qualunque forma di militanza; non vogliamo convertire l’impegno politico in retorica o in un semplice stile di vita. Molte organizzazioni, anche se dovrebbero rappresentare ambienti operai, hanno ansie e aspirazioni da classe media. E questo li porta a non avere un vero contatto con la vita dei lavoratori.Con che struttura operate?
Siamo divisi in cellule locali, al momento ne abbiamo tre. Stiamo crescendo velocemente e presto potremmo avere un paio di cellule nel nord. Se così sarà, forse cambieremo il nome London Black Revolutionaries.Quanti siete?
Meno di venti, ma non posso essere più preciso.In quali altre campagne siete coinvolti al momento?
Campagne contro la violenza della polizia e il razzismo nelle istituzioni, resistenza contro lo sfratto… Uno dei nostri progetti è la realizzazione di una cucina mobile; potrebbe sembrare un po’ romantico, ma l’idea è di andare in giro per alcuni complessi residenziali a distribuire cibo gratis. È un modo per far vedere alla gente che ci dedichiamo seriamente alla causa. Alcuni membri stanno lavorando a un sito di istruzione online gratuita, per sabotare le privatizzazioni e promuovere l’educazione.A settembre gireremo le scuole di tutta Londra per reclutare un po' di gente. Durante le rivolte studentesche del 2010 abbiamo visto che lo zoccolo duro dei militanti proveniva da lì. Adesso sembra che si sia ritornati a uno stato di apatia. I cittadini oggi si avvicinano alla politica da giovani, ma sono disillusi. Sono delusi dall’impotenza, dalla mancanza di azioni concrete: noi vogliamo mostrare che per cambiare le cose non c’è bisogno di essere ricchi o di avere una laurea. Puoi essere il più povero dei poveri ed essere artefice di una svolta politica.Vi state dedicando ad altro? Avete detto di essere antifascisti…
Sì, siamo anche coinvolti in azioni antifasciste. A febbraio abbiamo intercettato i fascisti ungheresi di Jobbik nel centro di Londra. Gli abbiamo fatto vedere cosa succede se si azzardano a venire a Londra. Non ci interessano solo le manifestazioni—be’, sì, vogliamo fare grandi manifestazioni e coinvolgere un sacco di gente, ma non diamo eccessiva importanza ai raduni oceanici. Non hanno nessun impatto reale. Entro il 2015 vogliamo liberare Londra dai fascisti.Perché mettete tutta questa attenzione sull’essere di colore?
Io ho una famiglia mista, ci sono anche dei bianchi. Ma essere non-bianco ha influenzato i miei rapporti sociali fin dal primo giorno di scuola. La stessa cosa accade a tantissimi altri. Viviamo in una nazione in cui la maggioranza è bianca, quindi anche la maggior parte delle associazioni politiche è formata da bianchi. Non che questo sia un problema, ma all’interno di queste associazioni manca una prospettiva. Mi è capitato di sentirmi molto isolato. Le organizzazioni di sinistra operano nella classe operaia, ma non riescono a rapportarcisi fino in fondo. Noi non mettiamo l’accento solo sulla razza, ma anche sull’appartenenza a quella classe, e sulla povertà.Escludere i bianchi non vi fa perdere credibilità? Non vi impedisce di “rapportarvi fino in fondo” con la classe lavoratrice?
Noi ci occupiamo di temi come il razzismo nelle istituzioni, cose che i nostri compagni bianchi non vivono sulla loro pelle. Non sminuiamo i nostri alleati politici. Non voglio che si pensi che isoliamo qualcuno. Non possiamo pensare di rivolgerci alle persone che non condividono la nostra razza e la nostra esperienza sociale. Magari crescendo amplieremo la nostra base; siamo aperti a ogni possibilità. Dalla nostra situazione non possiamo uscire. L’unico modo che abbiamo per combattere lo schifo con cui dobbiamo convivere è il potere politico che essere strutturati ci dà.È un po’ come per i gruppi per i diritti LGBT: sono per la maggior parte gestiti da persone LGBT, ma non significa che odino gli etero.
Esatto. Spero di aver fatto capire che non odiamo i bianchi. La maggior parte degli attivisti che conosco sono bianchi.Avete dei piani ambiziosi, per essere un’organizzazione così piccola.
Siamo piccoli, ma molto efficienti. Rimarremo qui e continueremo a lottare. Faremo tutto il necessario. Siamo a pronti a tutto. Molti di noi non hanno niente, quindi cosa abbiamo da perdere?Segui Simon su Twitter: @SimonChilds13
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LBR: Sì.Perché lo avete fatto?
Abbiamo optato per un’azione diretta perché volevamo legare l'intenzione politica a un tentativo vero e proprio di eliminare gli spuntoni. Non sempre usiamo questa tecnica, ma in questo caso pensavamo che per dare a Tesco un messaggio chiaro fosse necessario colpire direttamente proprio quelle borchie metalliche.Siete soddisfatti?
Abbiamo calcolato male la quantità di calcestruzzo. Mescolarlo è stato molto più difficile del previsto, e c'era bisogno degli attrezzi giusti. Ma eravamo piuttosto soddisfatti, perché non volevamo fare una bella spianata di calcestruzzo sopra le punte. Volevamo fare casino, così avrebbero dovuto ripulire tutto, oppure pensarci due volte prima di rimettere quegli spuntoni. Gli operai che guardavano dall’altra parte della strada ci hanno dato qualche dritta. La prossima volta la nostra performance col calcestruzzo sarà nettamente migliore.
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Sì. Ma a noi non interessa. Considerato il tipo di organizzazione che siamo e il background dei nostri membri… non siamo stati molto a pensarci. Avremmo fatto di tutto pur di raggiungere il nostro obiettivo. Tutto quello che facciamo è politico. Non sono generiche azioni violente per rovinare qualcosa.Avete detto che intendete agire di nuovo. Chi si deve preoccupare questa volta?
Qualsiasi organizzazione che ha in progetto di piazzare spuntoni anti-senzatetto. Bisognerebbe destinare fondi alle case di accoglienza, alle mense o alle banche del cibo. Questo sì che potrebbe aiutare. Non risolverà il problema dei senzatetto, certo, ma allevierà le sofferenze di alcune persone.Chi sono i London Black Revolutionaries?
Siamo un gruppo chiuso di socialisti rivoluzionari di colore e asiatici. Ci basiamo su valori antifascisti, antirazzisti, anti-omofobi e anti-sessisti. Siamo nati a Londra, e ora operiamo in diverse località—ma su questo non entrerò nei dettagli. Siamo tutti giovani, neri e molto politicizzati. Non ci piace come le altre organizzazioni manchino di qualunque forma di militanza; non vogliamo convertire l’impegno politico in retorica o in un semplice stile di vita. Molte organizzazioni, anche se dovrebbero rappresentare ambienti operai, hanno ansie e aspirazioni da classe media. E questo li porta a non avere un vero contatto con la vita dei lavoratori.
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Siamo divisi in cellule locali, al momento ne abbiamo tre. Stiamo crescendo velocemente e presto potremmo avere un paio di cellule nel nord. Se così sarà, forse cambieremo il nome London Black Revolutionaries.Quanti siete?
Meno di venti, ma non posso essere più preciso.In quali altre campagne siete coinvolti al momento?
Campagne contro la violenza della polizia e il razzismo nelle istituzioni, resistenza contro lo sfratto… Uno dei nostri progetti è la realizzazione di una cucina mobile; potrebbe sembrare un po’ romantico, ma l’idea è di andare in giro per alcuni complessi residenziali a distribuire cibo gratis. È un modo per far vedere alla gente che ci dedichiamo seriamente alla causa. Alcuni membri stanno lavorando a un sito di istruzione online gratuita, per sabotare le privatizzazioni e promuovere l’educazione.A settembre gireremo le scuole di tutta Londra per reclutare un po' di gente. Durante le rivolte studentesche del 2010 abbiamo visto che lo zoccolo duro dei militanti proveniva da lì. Adesso sembra che si sia ritornati a uno stato di apatia. I cittadini oggi si avvicinano alla politica da giovani, ma sono disillusi. Sono delusi dall’impotenza, dalla mancanza di azioni concrete: noi vogliamo mostrare che per cambiare le cose non c’è bisogno di essere ricchi o di avere una laurea. Puoi essere il più povero dei poveri ed essere artefice di una svolta politica.
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Sì, siamo anche coinvolti in azioni antifasciste. A febbraio abbiamo intercettato i fascisti ungheresi di Jobbik nel centro di Londra. Gli abbiamo fatto vedere cosa succede se si azzardano a venire a Londra. Non ci interessano solo le manifestazioni—be’, sì, vogliamo fare grandi manifestazioni e coinvolgere un sacco di gente, ma non diamo eccessiva importanza ai raduni oceanici. Non hanno nessun impatto reale. Entro il 2015 vogliamo liberare Londra dai fascisti.Perché mettete tutta questa attenzione sull’essere di colore?
Io ho una famiglia mista, ci sono anche dei bianchi. Ma essere non-bianco ha influenzato i miei rapporti sociali fin dal primo giorno di scuola. La stessa cosa accade a tantissimi altri. Viviamo in una nazione in cui la maggioranza è bianca, quindi anche la maggior parte delle associazioni politiche è formata da bianchi. Non che questo sia un problema, ma all’interno di queste associazioni manca una prospettiva. Mi è capitato di sentirmi molto isolato. Le organizzazioni di sinistra operano nella classe operaia, ma non riescono a rapportarcisi fino in fondo. Noi non mettiamo l’accento solo sulla razza, ma anche sull’appartenenza a quella classe, e sulla povertà.Escludere i bianchi non vi fa perdere credibilità? Non vi impedisce di “rapportarvi fino in fondo” con la classe lavoratrice?
Noi ci occupiamo di temi come il razzismo nelle istituzioni, cose che i nostri compagni bianchi non vivono sulla loro pelle. Non sminuiamo i nostri alleati politici. Non voglio che si pensi che isoliamo qualcuno. Non possiamo pensare di rivolgerci alle persone che non condividono la nostra razza e la nostra esperienza sociale. Magari crescendo amplieremo la nostra base; siamo aperti a ogni possibilità. Dalla nostra situazione non possiamo uscire. L’unico modo che abbiamo per combattere lo schifo con cui dobbiamo convivere è il potere politico che essere strutturati ci dà.È un po’ come per i gruppi per i diritti LGBT: sono per la maggior parte gestiti da persone LGBT, ma non significa che odino gli etero.
Esatto. Spero di aver fatto capire che non odiamo i bianchi. La maggior parte degli attivisti che conosco sono bianchi.Avete dei piani ambiziosi, per essere un’organizzazione così piccola.
Siamo piccoli, ma molto efficienti. Rimarremo qui e continueremo a lottare. Faremo tutto il necessario. Siamo a pronti a tutto. Molti di noi non hanno niente, quindi cosa abbiamo da perdere?Segui Simon su Twitter: @SimonChilds13