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Perché odiavo fare il poliziotto

Il 90 percento di quelli che sostengono la polizia risponde sempre a chi la contesta dicendo, "Tu non lo sai com'è fare il poliziotto." Be', io non solo ero un poliziotto, ma anche un poliziotto ferito mentre faceva il suo dovere. Questo li confonde.
Illustrazioni di Tyler Boss.

C'è stato un tempo nella vita di Raeford Davis in cui l'idea di indossare l'uniforme lo rendeva felice.

Il poliziotto sembrava il lavoro giusto per un ragazzo del South Carolina cresciuto tra persone abituate ad aiutarsi reciprocamente. Sua madre era un'insegnante elementare, e suo padre lavorava in un centro di accoglienza diurno.

Davis ha indossato l'uniforme nel 2002 e si è unito alla polizia della piccola e tranquilla cittadina di North Charleston. Ma la polizia locale è finita nell'occhio del ciclone l'anno scorso, quando l'agente Michael T. Slager ha sparato otto volte alle spalle a Walter Scott, un uomo di colore disarmato, e tutto l'episodio è stato ripreso. (A ottobre Slager dovrà rispondere davanti alla corte di omicidio di primo grado, dopo essere stato rilasciato su cauzione di 500.000 dollari a gennaio.)

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Fin dai primi tempi, comunque, Davis non si ritrovava nell'approccio della sua squadra nel rispondere e nel gestire la violenza e lo spaccio di droga tra le minoranze. Le tecniche impiegate per sradicare lo spaccio erano, nel migliore dei casi, inefficaci. Nel peggiore, sfondare le porte di case popolari in assetto SWAT e ammanettare ragazzini che non avevano altre opzioni che il piccolo spaccio sembrava una scelta che faceva più male che bene.

Il conflitto interiore lo divorava vivo. Davis è stato congedato nel 2006, dopo essersi rotto una gamba in servizio. Ora, 43enne, lavora con Law Enforcement Against Prohibition, un'associazione no-profit composta da ex poliziotti ed ex membri delle istituzioni che contestano la guerra alla droga.

Ricordo che agli inizi della mia carriera da poliziotto fermavamo le macchine che magari non avevano usato la freccia, e una volta che le avevamo fermate facevamo una perquisizione alla ricerca di droga.

Ero con alcuni agenti che hanno fermato un ragazzino di colore su un motorino perché non aveva messo la freccia. Eravamo quattro o cinque, tutti omoni in uniforme con le pistole alla cintola, l'abbiamo circondato. Abbiamo chiesto, "Va bene se ti perquisiamo il veicolo, per vedere che tu non abbia della droga?" Cosa doveva dire? Non poteva certo dire no. Abbiamo smontato il motorino. Non aveva nulla. L'abbiamo mandato via. Ma mi sono sentito come se quel giorno ci fossimo inimicati per sempre il ragazzino.

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Un'altra volta avevo un agente della cinofili con me. Ha fermato uno perché, di base, si trovava nel quartiere dello spaccio. Era un uomo di colore di mezza età con una bella macchina. Abbiamo portato il cane. È saltato sulla portiera e l'ha tutta graffiata. Poi, ovviamente, è saltato sui sedili di pelle e ha graffiato anche quelli. Io lo vedevo e pensavo, Merda! e non abbiamo trovato nulla nella macchina, l'abbiamo solo graffiata completamente. È stato un po' come dire, "Ecco cosa ti meriti per non aver usato una freccia, buona giornata."

Brutalità. Solo perché ci aveva fatto sorgere il più piccolo sospetto.

Non ero uno SWAT, ma facevo il cordone di sicurezza quando le SWAT facevano i raid alla ricerca di droga. Andavano nelle case più povere delle aree più povere della città. Scardinavano la porta con un calcio, facevano irruzione con i fucili spianati, portavano fuori tutti e trovavano un paio di grammi e 700 dollari. Usare tutte quelle forze e quella violenza in un quartiere che aveva un problema con la droga da ancora prima che io nascessi mi sembrava pericoloso e controproducente.

Poi mi sono reso conto che non facevamo che perpetuare la situazione. Arrestavamo persone per spaccio, queste persone diventavano criminali sulla carta, e da quel momento non avevano più nessuna occasione di diventare membri produttivi della società.

Tutti dovevamo farci i conti. C'erano quelli a cui piaceva lavorare per la narcotici. Altri cercavano di evitare i compiti più difficili. Ma non potevi dire al tuo superiore, "Senta io sono bravo, ma con le questioni di droga non tanto." Hai poca scelta. Nessuno ti darà ragione se dici che moralmente lo trovi sbagliato.

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Poi, un giorno, un furgone mi è venuto addosso mentre stavo facendo defluire il traffico. Dopo la frattura la gamba non si è più ripresa, perciò sono stato dispensato per disabilità.

È stata una liberazione. Upton Sinclair ha detto, "È difficile far capire qualcosa a un uomo il cui stipendio dipende dal fatto che non lo capisca."

Capisco che gli agenti ancora in servizio non possano ammettere che alcuni metodi che usano siano controproducenti. Ma penso che siamo arrivati a un punto di svolta. I fondatori del Law Enforcement Against Prohibition hanno cominciato nei primi anni Duemila a dire che la guerra alla droga era inutile. Allora potevano parlare della legalizzazione della marijuana, con tutte le censure del caso, ma non potevano nemmeno toccare la questione morale. Ora possiamo. La marijuana sarà solo l'inizio di una legalizzazione più ampia.

Avevo un po' paura di essere il primo a parlarne, poi ho pensato, Perché faccio il codardo? Non voglio che degli agenti finiscano uccisi per questo. Si ritrovano in situazioni pericolose, combattono una guerra che non sta andando da nessuna parte.

Il 90 percento di quelli che si dichiarano a favore della polizia risponde sempre a chi la contesta dicendo, "Tu non lo sai com'è fare il poliziotto." Be', io non solo ero un poliziotto, ma anche un poliziotto ferito mentre faceva il suo dovere—ho ancora lo stivale che mi hanno tagliato al pronto soccorso che lo prova. Perciò, sono due volte santo. Questo li confonde.

Per tutti quelli che sono stati danneggiati dalla polizia e ancora la odiano, posso dire questo: ho sbagliato a usare le maniere forti, la violenza, contro di voi, solo perché possedevate o spacciavate droga. Le mie azioni, anche se dannose, sono state fatte senza malizia. Al tempo credevo che fossero nel miglior interesse della nostra comunità.

Posso solo chiedervi più compassione di quella che noi abbiamo mostrato a voi.

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