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Ho lasciato Atene quando avevo 17 anni, per andare a studiare in Inghilterra. Da lì mi sono trasferita prima a Milano e poi a New York, per lavorare nel mondo della moda. Mi trovavo lì nel 2008, quando è scoppiata la bolla dei mutui subprime ed è iniziata la recessione. È stato allora che ho deciso di tornare in Grecia, perché ero stanca di vivere all'estero. Mi mancava la mia città, mi mancavano la mia famiglia e i miei amici e poi, sai, quando sei a casa tutto ti sembra più facile.Sono tornata ad Atene nel 2009, dopo nove anni di assenza. Era un periodo deprimente, i negozi chiudevano uno dopo l'altro e bisognava reinventarsi e imparare di nuovo a lavorare in una situazione diversa. Rispetto a prima della crisi, era cambiato tutto, c'è stato un effetto collo di bottiglia. Una volta c'era troppo di tutto: troppi negozi tutti uguali che vendevano tutti le stesse cose, troppi bar, troppi caffè. Adesso molti di quei posti erano scomparsi. C'è stata una selezione naturale, e tutti noi siamo stati costretti ad adattare le nostre vite alla nuova situazione economica, a diventare più flessibili. Per qualcuno, flessibilità ha significato fare rinunce enormi.Quanto a me, dopo il mio ritorno ho aperto un casa di moda e un negozio a Syntagma, nel centro di Atene. L'ho fatto perché avevo sempre voluto fare qualcosa di mio, ma anche perché non c'erano tante opportunità e il lavoro bisognava un po' inventarselo. Molte persone della mia età hanno fatto un percorso simile al mio. Non è stato facile, anzi è stato durissimo, ma se non altro la crisi ci ha costretti ad arrangiarci e ci ha reso più duri. Questa è la prima cosa che ci ha insegnato.
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Pavlina con il suo cane.
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Manifestazione per il "sì" ad Atene. Foto di