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Ho gestito decine di profili falsi spacciandomi per ragazze bellissime, e non riesco a uscirne

Nel corso degli ultimi otto anni ho creato più di 20 profili. E questi contando solo i profili principali: se contassi anche quelli secondari dovrei moltiplicare quel numero per dieci.

Un profilo Facebook che non ha nulla a che fare con quelli menzionati in questo articolo. Foto via Flickr/

Karl-Ludwig Poggemann

Come raccontato ad Arielle Pardes Il termine "catfish" è nato nel 2010, quando Nev Shulman lo ha coniato nel film omonimo sulle persone che creano profili falsi online per manipolare gli altri. Prima di allora, "catfish" indicava solo il comune pesce gatto. Personalmente, il paragone tra le due cose mi dà fastidio: i pesci gatto sono creature stupide, mentre convincere qualcuno di essere una persona diversa è un lavoro che richiede molta cura e preparazione. Io lo so bene: ho passato gli ultimi otto anni della mia vita a far finta di essere altre persone su internet.

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Il primo profilo falso che ho creato in vita mia apparteneva a un ragazzo chiamato Joey. Ero alle medie, e non riuscivo ad ambientarmi. Un giorno ho pensato che avrei potuto creare un profilo falso per ricevere le attenzioni di cui avevo bisogno. Ho preso qualche foto da Photobucket, ho creato un falso profilo su Myspace e ho aggiunto tutte le persone della mia scuola. Con quel profilo scrivevo commenti sul mio vero profilo Myspace, così la gente della mia scuola avrebbe visto "Joey" scrivermi cose tipo "sei carina!" Era così semplice—e infatti non ci è cascato nessuno.

La cosa si è fatta più seria nel 2008, quando la mia vita ha iniziato ad andare davvero male. Non avevo amici. Da piccola ero stata vittima di abusi; mio padre era in carcere e mia madre era tossicodipendente. Volevo essere chiunque tranne me stessa—volevo un passato diverso e una vita diversa. Volevo essere una persona diversa. E ho pensato che, grazie a Myspace, avrei potuto esserlo.

Su Myspace ho trovato una ragazza che ritenevo carina e ho preso una decina delle sue foto per usarle nel mio nuovo profilo, a nome di Amanda Williams. Ho scelto un nome generico, in modo che se le persone lo avessero cercato avrebbero ottenuto così tanti risultati che il mio profilo sarebbe passato inosservato. Le foto che avevo preso erano di una ragazza che si chiamava Samantha che era amica di alcuni ragazzi della mia scuola. Era molto bella, con i capelli rosa e un sacco di piercing. Ma più di tutto, le sue foto trasudavano letteralmente autostima.

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Amanda era il personaggio immaginario che mi ero creata, la persona che avrei voluto essere. Le piaceva la stessa musica che piaceva a me, avevamo gli stessi interessi; al contrario di me, però, Amanda era simpatica e sempre a suo agio. Dato che era bella, un sacco di persone la aggiungevano e insieme alla richiesta di amicizia le mandavano messaggi privati. Myspace si basava su questo: se avevi il volto giusto, la gente veniva in massa.

Amanda Williams era diventata molto popolare—il suo profilo aveva centinaia di amici, e finalmente ricevevo attenzioni dai ragazzi che avevo sempre desiderato. Ho capito anche che potevo usare Amanda per diventare a mia volta popolare, per cui ho usato il suo profilo per scrivere un messaggio a una mia compagna, dicendole che persona stupenda fossi. Credevo che se una ragazza come Amanda avesse detto a qualcuno che le piacevo, data la sua popolarità, sarei piaciuta anche alle ragazze popolari della mia scuola. Mi si è ritorto contro. Le ragazze popolari della mia scuola si sono accorte che il numero di telefono sul profilo di Amanda Williams era lo stesso che c'era sul mio profilo di Myspace, e così tutti hanno scoperto che me la ero inventata. Sono passata dall'essere invisibile al venire apertamente evitata.

Questo avrebbe dovuto farmi smettere, ma mi ha solo resa più furba e più capace di mentire. Ho creato un altro profilo—era identico a quello di Amanda Williams, con le stesse foto—ma mi sono assicurata di bloccare tutti quelli della mia scuola. Sono diventata paranoica e ossessionata da quel profilo. Dopo il secondo anno di superiori, mia madre mi ha trasferita in un istituto professionale perché ero vittima di bullismo. Ma questa nuova scuola mi lasciava più tempo libero, il che significava più tempo da passare online. Quella che avrebbe potuto essere un'opportunità per ricominciare da capo e costruirmi una vita sociale si è trasformata in un ulteriore incentivo a gestire profili falsi. Passavo tutto il mio tempo libero sui social, a costruire la vita di Amanda Williams come si costruisce un personaggio in The Sims.

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Col tempo sono diventata sempre più meticolosa. Cercavo foto di ragazze carine che non fossero troppo conosciute. Se hanno più di 1.000 follower su Instagram, c'è il rischio che qualcuno capisca da dove provengono le foto che uso. Una volta creato il profilo, comincio ad aggiungere persone che vivono nella città in cui decido di far vivere il mio personaggio immaginario. All'inizio non è tanto importante chi si aggiunge—quelle persone servono solo a "far numero." Come afferma anche lo stesso Nev Schulman in Catfish, se non hai abbastanza amici il tuo profilo sembra finto (e probabilmente lo è). Raggiunti 150 amici, comincio ad aggiungere le persone che mi interessano.

Non carico le foto rubate tutte insieme: lo faccio piano piano, come farebbe una persona normale. Cerco il profilo Facebook della ragazza a cui le rubo e blocco ogni singola persona che ha tra gli amici. Ho passato giorni interi impegnata in attività del genere.

Dopodiché, devo creare degli altri profili per convincere le persone che il mio profilo è vero. Se una persona non viene mai taggata in nessuna foto il suo profilo è falso, giusto? Quindi creo questi altri profili di persone finte che mi servono come finti amici per il mio finto profilo. Per farlo, scelgo dei video su Instagram e li pubblico su Facebook. Ho imparato ad usare Photoshop per modificare le foto, per renderle ancora più vere. Il mio consiglio per le persone su internet è: non credete a niente. Non importa se qualcuno ti manda una foto per dimostrarti la sua reale identità. Se ti sembra troppo bella per essere vera, con ogni probabilità non lo è.

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Anche se tutto ciò che circondava i miei profili era falso—le foto, i post, gli amici—mi sentivo me stessa. Tramite questi profili falsi potevo aprirmi con le persone come non potevo fare nella vita reale. Le ragazze della mia età avevano fidanzati e migliori amiche, io avevo i miei amici di Myspace: persone che mi volevano bene, che mi lasciavano sfogare, che mi chiedevano come era andata la mia giornata. Quando ero Amanda Williams le persone mi volevano bene. Quando ero me stesa, ero invisibile.

Non ho mai cercato di fare soldi con i miei profili: volevo solo attenzioni. Mi faceva stare bene avere qualcuno che mi chiamasse "bella" o "sexy," anche se quei commenti non erano riferiti alla vera me. Nella vita reale, nessuno mi aveva mai rivolto complimenti di quel genere—anzi, di solito le persone mi chiamavano "balena," perché sono quasi sempre stata sovrappeso. Ho troppa paura del rifiuto, della vulnerabilità che provo essendo me stessa. Ho troppa paura che la gente mi dica che sono brutta, grassa, disgustosa e che non mi merito l'amore di nessuno.

Sempre tramite questi profili falsi ho avuto una relazione che mi sembrava una specie di amore—o almeno, che era quanto di più vicino all'amore si può trovare su internet. Alla fine non ce l'ho fatta e gli ho detto che quella non era la vera me, sperando che mi avrebbe capita. Lui è sparito e non mi ha mai più parlato. Questo episodio mi ha tormentato per anni: avrei potuto avere quella relazione se fossi stata me stessa fin da subito? Cosa starei facendo adesso se non avessi mentito? Ci sono persone che creano profili falsi perché sono sociopatiche—e forse anch'io lo sono—ma in realtà tramite questi profili ho anche provato dolore.

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Lo so che quello che ho fatto è sbagliato, disonesto e manipolatorio. È diventata una dipendenza e ho portato avanti tutte queste relazioni false su internet a spese delle relazioni nella mia vita reale. Ci sono state delle volte in cui ho chiesto l'amicizia a determinate persone solo per rubare delle foto dal loro profilo, o per chiedere loro, "Come porti i capelli adesso? Mandami una foto." Ho perso la maggior parte delle miei amicizie reali in nome della manipolazione.

Nel corso degli ultimi otto anni ho creato più di 20 profili. E questi contando solo i profili principali: se contassi anche quelli secondari dovrei moltiplicare quel numero per dieci. Nel corso della mia vita, questa è stata l'unica cosa che mi ha dato stabilità. Le persone con cui ho stretto rapporti tramite i profili falsi sono le uniche che so per certo risponderanno al telefono quando le chiamo. Nella vita reale non mi è mai successo.

Questo gioco non è più divertente—e se lo è mai stato, non ne è mai valsa la pena se lo paragono all'ansia e al senso di vuoto che provo oggi. Adesso ho 21 anni e non ho mai avuto una vera amica né una vera relazione. Non ho mai avuto un vero lavoro. Ho sprecato tutta la mia adolescenza così. Mi sono isolata talmente tanto che adesso quando mi capita di essere in gruppo vengo assalita dall'ansia. Riesco a malapena a uscire di casa, perché tutto il mondo che mi sono creata è dentro al mio computer.

Adesso sono in terapia, ma smettere è più difficile di quanto avrei mai immaginato. Ho solo un profilo falso che è ancora attivo, ma non voglio chiuderlo. I profili falsi sono parte di me. Ne sono così dipendente che sento che se smettessi non mi resterebbe nulla. Non sarei nulla. Per otto anni ho utilizzato Amanda Williams, barcamenandomi tra amicizie e relazioni, curando i suoi interessi e le sue pettinature, per costieri la ragazza che volevo diventare. Ma Amanda Williams è cresciuta, e io non mi sono mai data questa possibilità.

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