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Siringhe, sparatorie e Arancia Meccanica: l’Irlanda ha un grosso problema con le droghe

Katie, sei anni, stava passeggiando con suo padre per il centro di Dublino, quando vide qualcosa scintillare per terra, cercando di prenderla. Si mise subito a urlare quando si accorse che una siringa gli si era conficcata nella mano.

Per i sei mesi successivi, la sua famiglia ha conosciuto in prima persona l’angosciante vita di chi deve verificare periodicamente di non aver contratto l’HIV. “Doveva fare un’analisi del sangue ogni quattro settimane,” ci ha spiegato sua madre, Gillian Brien.

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Brien ha 37 anni e vive e lavora a Dublino. Dopo che la sua famiglia si è scagliata per anni contro chi faceva uso di eroina in pubblico, da qualche tempo dedicano parte della loro vita al tema della dipendenza da sostanze, per far crescere la consapevolezza sul tema — sia per quanto riguarda la decriminalizzazione che l’introduzione di strutture per il consumo controllato.

“Ne abbiamo passate tante, ma poi abbiamo capito che è anche colpa del governo e di questa classe politica. Perché non danno ai tossici qualcosa di sicuro da iniettarsi?” spiega Brien. “Per chiunque abiti e lavori in centro, il consumo sorvegliato e controllato è l’unica risposta.”

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Otto anni dopo Katie ha ancora paura degli aghi, tanto da dover essere sedata anche per interventi di routine come quelli dentistici. Brien, invece, vede ancora siringhe dappertutto, per terra, anche sulla strada che la porta a lavoro.

“Non ne usciremo mai: qui la situazione peggiora…”

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Dopo 70 giorni di dibattito e delibere, l’Irlanda è riuscita a trovarsi un governo e una leadership politica. Il taoiseach (Primo Ministro) Enda Kenny è diventato capo dell’esecutivo della 32esima assemblea – nota col nome di Dáil – con il suo partito di centro-destra Fine Gael, a guida di un governo di minoranza.

Una delle sfide del nuovo governo sarà affrontare proprio la riforma delle politiche sulle droghe: il ministro competente della passata legislatura, Aodhán Ó Ríordáin, era per esempio abbastanza progressista, apertamente a favore della decriminalizzazione e dell’introduzione di locali per il consumo controllato nella capitale irlandese.

Martedì, Kenny ha annunciato la nomina di Catherine Byre – sempre del suo partito, Fine Gael – come ministro delle politihe nazionali sulle droghe. Ex deputato che ha lavorato sulla questione droghe tra il 2007 e il 2010, Byrne è rimasto per tempo a supporto delle strutture nelle quali ospitare il consumo controllato — quanto meno stando a un articolo pubblicato dall’associazione “Help Not Harm.”

Tutto attorno, intanto, sia la crisi abitativa che quella del narcotraffico continuano a peggiorare.

Le guerre tra gang narcos del posto, da febbraio a oggi, hanno causato più di un morto. Secondo alcuni dati pubblicati dallo European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction nel 2011 – gli ultimi disponibili – il tasso di mortalità collegata alle droghe in Irlanda era tre volte più alto della media europea. Un report di aprile, inoltre, evidenziava come i giovani irlandesi fossero i principali consumatori di sostanze psicoattive nell’Unione Europea, seguiti a ruota da Spagna, Francia e Slovenia.

Quando Ó Ríordáin ha perso le elezioni nel 2016, gli operatori hanno cominciato a preoccuparsi sulla salute della sua riforma — introdotta, ma non ancora effettivamente implementata.

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L’ex ministro del Lavoro – ora senatore – ha parlato a VICE News il giorno della nomina del governo. “Sono assolutamente convinto del fatto che l’unico modo in cui possiamo effettivamente procedere è cambiare il contesto nel quale ci impegniamo sull’argomento,” aveva spiegato. “Il tema dei locali che ospitano il consumo controllato è passato, alla fine. Quello della decriminalizzazione no.”

Chi si schiera contro la decriminalizzazione – continuava – “in genere conosce il tema in modo abbastanza superficiale,” spostando disonestamente il dibattito sull’argomento secondo il quale tutte le droghe, e chi ne fa uso, sono intrinsecamente malvagi.

“Probabilmente in ogni famiglia irlandese qualcuno ha dei problemi di dipendenze, eppure tutti sembrano volersi tenere alla larga dalla questione. Stiamo ancora deumanizzando i tossicodipendenti: c’è gente che sulle radio nazionali li chiama ancora junkies, come fosse ancora perfettamente accettabile. Stiamo prendendo la questione dal punto di vista criminale, e stiamo sbagliando.”

Ó Ríordáin sottolinea come non siano solo le droghe illegali ad avere questo impatto sulla società. “Abbiamo anche un problema con l’alcool,” ha aggiunto.

Tony Duffin, dell’Ana Liffey Drug Project, che lavora con i tossicodipendenti a Dublino, ci ha portati di recente a fare un giro fra le strutture che ospitano consumo controllato già in funzione nella città di Dublino. In genere sono qualche strada più giù rispetto alle arterie principali e alle vie dello shopping. Si trovano facilmente siringhe nei canali di scolo, e altri parafernalia per strada.

Attualmente, secondo Duffin, circa 400 persone al mese starebbero bucandosi in pubblico, in città.

“Il nuovo governo ha la possibilità di decidere come intende rispondere al problema dell’uso di sotanze,” ha spiegato Duffin, sperando l’accento si possa allontanate dal tema della criminalizzazione.

A marzo 2015, un tribunale irlandese ha praticamente legalizzato alcune droghe, incluse ecstasy, ketamina e crystal meth. La legislazione che ne seguì, e la conseguente carenza di norme sulle nuove sostanze psicoattive, non sono state ancora implementate.

A chi gli parlava della cosa, Ó Ríordáin rispondeva dicendo che i componenti chimici cambiano velocemente, così come le droghe, e che la legge deve aggiornarsi costantemente per contrastare il fenomeno — la questione, tra l’altro, è entrata al centro del dibattito in alcune regioni del nord del paese, a causa delle politiche inefficenti in tema di cannabis sintetica.

Tim Murphy, manager del Cavan and Monaghan Drug and Alcohol service, ha parlato a VICE News dei problemi portati dalla non regolamentazione di questo tipo di sostanze, in particolare per quanto riguarda un tipo di cannabis sintetica nota come “Arancia Meccanica.”

“Parlando con insegnanti e polizia, mi sono fatto l’idea si tratti di un problema serio e crescente. Sono stato anche nelle scuole: provoca problemi seri, anche a livello comportamentale.”

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Secondo Murphy, i consumatori ricorrerebbero a questi prodotti per via dei loro prezzi irrisori — un grammo di cannabis sintetica cosa circa 15 euro. Chi ne fa uso, secondo il Cavan and Monaghan Drug and Alcohol Service, è in genere giovane, maschio e disoccupato.

Sostanze come l’Arancia Meccanica sono più forti e creano più dipendenza della cannabis — sebbene, secondo Murphy, i giovani rischino di non percepire la differenza fra le due, e organizzazioni come la sua non siano ancora in grado di contrastare efficacemente il fenomeno.

Alcuni dei brand di cannabis sintetica più noti (Foto via Tim Murphy)

Murphy ritiene che la guerra alla droga sia stata un fallimento, e che il modello portoghese – nel quale chiunque detenga una quantità di sostanze inferiore a dosi per 10 giorni non è considerato illegale – è che “il Portogallo ha investito pesantemente in sevizi di riabilitazione: non si sono limitati alla decriminalizzazione. Noi, invece, no.”


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Negli ultimi mesi, le droghe sono diventate un tema caldo fra gli irlandesi a causa di una serie di omicidi legati al traffico dublinese. A febbraio, tre uomini armati di AK-47 hanno aperto il fuoco in pubblico, scatendando una guerra fra gruppi rivali che ha provocato almeno cinque altri morti.

Il legale Kieran Conway, ex direttore dell’intelligence per la IRA (l’”Esercito Repubblicano Irlandese”), ritiene che questa guerra coinvolga centinaia di persone, e almeno sei gruppi rivali, tutti specializzati nel traffico di cocaina, metadone e cannbis.

Ci sono veri e propri boss, spiega, e poi “chi fa il lavoro sporco.” I giovani consumatori che finiscono per indebitarsi con questi gruppi spesso vengono coinvolti in attività come lo spaccio, che li portano ad essere identificati e catturati. Il possesso di droga costa pene che vanno dai 10 anni in su, e multe da 13mila euro.

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Secondo Conway, queste gang non hanno bisogno di ‘assoldare’ nuove leve, dato che giovani senza troppe opportunità spesso si offrono di lavorare per loro volontariamente. Per questo ritiene che il governo debba produrre lo stesso sforzo che ha riservato alla lotta a movimenti come l’IRA stessa, specie se si pensa al fatto che “gruppi criminali del genere hanno molte meno capacità d’intelligence – e non solo – rispetto a quelle di un’organizzazione militare come quella.”

Quanto alla decriminalizzazione, Conway si dice comunque favorevole — in quanto sarebbe potenzialmente in grado di influenzare quella stessa base di consumatori su cui fanno affidamento queste gang. “A quel punto sarebbero costretti a cambiare settore d’interesse.”


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