In una mia vecchia intervista a Nex Cassel gli chiedevo di un suo featuring con Gigi Fantini aka Egreen in cui i due parlavano di continuità e discontinuità con il passato dell’hip-hop. “Mo’ fate i real dopo Badass ma con me non attacca”, cantava Egreen; “Secondo me va bene rimaneggiare le cose, però devi aggiungere qualcosa che non c’era una volta”, mi aveva detto Nex.
Quando li ho incontrati per fare quest’intervista, a tre anni di distanza da allora, avevano appena fatto un disco insieme. Si chiamava LO VE, cioè “Lombardo-Veneto”. Era uscito da una manciata di giorni, il loro tour doveva ancora partire, il disco era disponibile solo in vinile e in streaming.
Videos by VICE
Per mille vicissitudini, questa intervista esce oggi, molto più tardi di quanto ci fossimo prefissati, perché la vita va così. Ma ha ancora senso pubblicare un’intervista a un mese dalla sua realizzazione e dunque a un mese dall’uscita del disco? In questo specifico caso, sì.
Come vedrete leggendo, sarà una delle poche chance che avrete di farvi spiegare davvero qualcosa in merito a LO VE dai suoi autori, Nex Cassel e Egreen. E anche perché è un’applicazione perfetta del concetto che Nex mi aveva spiegato solo tre anni fa: prendere dal passato, ma non ripeterlo. Renderlo le fondamenta di una nuova wave, non in opposizione a quella portata dalla nuova scuola ma ad essa complementare. Sarebbe stato strano altrimenti, dato che Egreen ha smesso di preoccuparsi e ha imparato ad amare Tony Effe.
Com’è nata l’idea di fare questo disco? In una canzone Nex dice di aver portato i beat a Fantini, è andata davvero così? Doveva essere altro?
Nex: C’era bisogno di questa nuova wave che noi rappresentiamo. Io ho dato delle basi a lui, ma non c’era l’idea di farci un disco. Erano basi che io avevo fatto per rilassarmi, era una sorta di invio per l’ascolto. Lui, di risposta, mi ha mandato otto pezzi.
E questo quando è successo?
Fantini: Primavera 2018, prima dell’estate 2018. Io ho scritto molto velocemente, mi sono ritrovato con queste robe pronte senza manco rendermene conto. Paradossalmente ci abbiamo messo di più a confezionare il tutto che a produrlo. Il processo creativo è stato un quinto di quello che è stato poi arrivare ad un disco comunicato e finito.
Mi piace questo concetto di nuova wave che ha tirato fuori Nex. Cioè secondo voi questa cosa suona più fresca della roba che dovrebbe essere canonicamente fresca?
Nex: A suon di seguire un filone unico, si è saturato tutto. Molta gente ha seguito un trend e paradossalmente questa roba può sembrare più fresca, perché tutti si stufano ad ascoltare la stessa cosa. Poi ci sono altri motivi strutturali, ma non è che noi questa cosa dobbiamo farla a caso. Noi il disco l’abbiamo pensato con certe logiche: abbiamo preso ispirazione dalla cosa vecchia, ma l’abbiamo comunque fatta nel 2018/2019.
Fantini: Ci tengo a precisare una cosa, anche se potrebbe sembrare non obbligatorio farlo. Sicuramente il disco ha avuto un respiro più ampio per una narrazione di ritorno di certi suoni, ma questa cosa qui è una cosa che noi abbiamo sempre fatto. Poi possono cambiare gli imprinting, certe cifre stilistiche, certi aspetti architettonici, ma poi la struttura è sempre quella.
Nex: Però Nico, se tu ci pensi, non abbiamo mai fatto un gusto dal gusto così spiccatamente vintage. Io assolutamente no, perché ho sempre fatto qualsiasi genere di rap, mentre lui, anche se ha uno stampo un po’ più newyorkese, se poi vai ad ascoltare i suoi dischi dentro c’è un sacco di roba elettronica. Non avevamo mai fatto un disco così oldies, interamente oldies. Alcune sonorità qua dentro sono proprio ispirate a cose vecchie, del ‘91. Noi possiamo essere in giro da tanto, ma la roba del ‘91 è vecchia anche per noi. Per la prima volta abbiamo fatto un progetto così coeso e interamente dedicato a delle ispirazioni musicali più vecchie di noi, artisticamente parlando.
Si può infilare questo disco in un preciso filone di reazione a certe sonorità che portano a un ritorno di determinati suoni?
Nex: È proprio la nuova wave.
Fantini: È idoneo vederla così, anche se io voglio fare il possibile per comunicare che a noi è venuta molto spontanea come cosa. Non è che io Nicholas mi sono messo lì a pensare: “Adesso devo fare una cosa per riportare…” No. A me di riportare questa cosa non me ne fotte più un cazzo.
Nex: Non è che noi adesso dobbiamo riportare il boom-bap. Sticazzi. Noi abbiamo fatto un disco che per noi è figo.
Quindi dietro non c’è nessun tipo di esigenza?
Nex: Esattamente il contrario. Noi non dobbiamo riportare in auge niente. Abbiamo fatto così, perché ci sembrava figo così.
Fantini: Non c’è nulla da salvare, da riportare, da rimettere su. Se qualcosa ci ha insegnato la storia, partendo dall’arte, arrivando alla musica, è che nessuno inventa più niente. Si tratta solo di farlo meglio, di farlo al meglio, anzi. Per noi, dunque, è stata una cosa estremamente spontanea.
Nex: È come la cucina: se non ti diverti ai fornelli, farai dei piatti di merda, che sono tristi. Invece noi ci siamo divertiti, per questo non siamo tristi.
Una cosa che mi ha gasato, al di là delle sonorità, è che la controtendenza mi sembra esplicita anche nel linguaggio. Mi spiego: è un disco molto sporco. Mi gasa che abbiate pescato da un registro linguistico basso.
Nex: Ti gasa perché parliamo di armi da fuoco dai, ha!
No, in realtà, è proprio citare “la merda”, le citazioni non pulite, a gasarmi. Non c’è nessun tipo di patina.
Nex: Insomma, secondo me è abbastanza un cliché. Adesso va tutta la gente che fa i criminaloni, no?
Però lo fanno da rivista patinata, con determinati colori…
Nex: Come sound sì, ma come contenuti sono tutti dischi che ti chiedi: “Dove cazzo sono finito? Al SERT?”. Certi sono bloccati su certe cose.
Eh, appunto: non c’è questa smania di raccontare ciò che si è fatto. Ovviamente traspare, però si racconta molto più quello che sta attorno, piuttosto che il gesto
Nex: Perché in quelli che si fissano su una cosa, si vede che è tutto pensato e viene fuori una ficition
Fantini: O una forzatura. Questa roba che hai detto è figa. All’apparenza è molto classica, ma per noi era fondamentale non ricadere nei cliché di questo sottogenere.
Chi è il potenziale pubblico di LO VE, secondo voi?
Nex: Il potenziale pubblico è probabilmente formato da nostalgici, anche se è quello che non vogliamo.
Ma il rischio è forte…
Nex: Sì, ma il pericolo è il nostro mestiere.
Fantini: Il modo in cui comunichi un determinato progetto è anche sua parte integrante . In virtù di questo, lungi da me essere messo in antitesi con “quelli della trap” e cibarmi degli scontenti.
Nex: Ma va, sarebbe ridicolo, anche perché io sempre fatto trap. Per parlare bene di questi argomenti, bisognerebbe parlarne seriamente, fare una conferenza, ma io non c’ho voglia di farlo. La gente non capisce un cazzo. Bisognerebbe fare l’insegnante. Entrambi abbiamo le idee abbastanza chiare sulla musica. Ma dobbiamo davvero metterci qua a spiegarlo alle persone, che comunque non capirebbero? Io non c’ho voglia e fare il professore non è la mia cosa. Io faccio il rapper, io non devo spiegare un cazzo.
Fantini: Sono d’accordissimo. Uno dei più grossi motivi di frustrazione negli anni è stato quello che in Italia il rap come linguaggio, come contenuto, come messaggio, è un genere che ha ancora delle zone d’ombra invalicabili. Se per molti anni io mi sono sforzato di dire delle cose che poi la gente doveva ricercare e comprendere, ora mi sono rotto il cazzo.
Nex: Spiegare le cose paga, ne sono sicuro. Io non ho mai spiegato un cazzo e infatti non sono mai stato ripagato. Vuoi fare il professore? Ti pigli una laurea, ti pigli una cattedra, non fai il rapper. Non posso insegnare niente nella vita alle persone, mi pare evidente. Giro in tuta, dove cazzo vado? Se fai il professore a scuola, fai il professore a scuola. Non fare il rap, scrivi un libro.
Fantini: Ma non sull’hip-hop!
Nex: Su quello che vuoi, tanto io leggo solo libri di ex-carcerati, come dico in una canzone che deve ancora uscire.
Tommaso è su Instagram.
Segui Noisey su Instagram, Twitter e Facebook.
Vai a vedere Egreen e Nex Cassel in tour:
30 marzo – Bologna, Mikasa
4 aprile – Torino, Spazio 211
5 aprile – Pisa, Deposito Pontecorvo
13 aprile – Parma, Splinter Club
20 aprile – Trieste, Casa delle culture
30 aprile – Seregno (MB), HT Factory
3 maggio – Perugia, Rework
4 maggio – Rovereto (TN), Smart Lab
5 maggio Marghera (VE), Nuovo Parco Catene