Un avvocato di Joaquín “El Chapo” Guzmán ha dichiarato che il signore della droga messicano, ora in carcere, farà causa a Netflix e a Univision se manderanno in onda una nuova serie basata sulla sua vita senza il suo consenso.
L’uomo ha affermato che l’azione legale rifletterà il diritto del Chapo di fermare l’uso commerciale non autorizzato del suo nome e della sua immagine, oltre all’interesse legittimo del suo cliente di fare in modo che la serie non metta a repentaglio gli argomenti che userà per difendersi dalle varie accuse penali.
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“Il señor non è morto e non è di dominio pubblico,” ha detto l’avvocato Andrés Granados di El Chapo durante un’intervista rilasciata a Radio Fórmula giovedì scorso. “Hanno bisogno di un’autorizzazione per usare il suo nome, il suo alias o la sua immagine.”
Netflix e Univision hanno annunciato il 17 maggio che produrranno insieme una serie intitolata ‘El Chapo.’ In un video promozionale, un’animazione ripercorre la storia del traffico di droga in Messico e termina con un ritratto tutto in rosso del boss.
“Siamo elettrizzati di collaborare con la Univision Story House – che ha vinto diversi premi – su una serie drammatica puntuale e di importanza globale, basata sulla vita di El Chapo,” ha detto il chief content officer di Netflix Ted Sarandos durante la presentazione.
Granados ha detto che, negoziando, le compagnie possono evitare una “battaglia legale debilitante” con facilità per quel che riguarda la parte commerciale del progetto. Tuttavia, ha sottolineato in particolare l’importanza del modo in cui sarà rappresentato il suo cliente.
“Dobbiamo sapere cosa manderanno in onda, e se non siamo d’accordo combatteremo, andremo in tribunale,” ha detto Granados. “Il nostro avvocato negli Stati Uniti dovrà difendere il diritto [di Chapo] di impedire a Netflix di pubblicare qualcosa che potrebbe impattare completamente la sua difesa.”
Granados è parte di una squadra di avvocati che sta cercando di negoziare il migliore accordo possibile per il leader del cartello Sinaloa, che rischia di essere estradato negli Stati Uniti per essere processato.
Il Ministero degli esteri messicano ha annunciato la scorsa settimana di aver concesso due richieste di estradizione, anche se i ricorsi presentati dagli avvocati di Chapo potrebbero bloccare il procedimento per mesi o anche anni.
Il governo messicano vuole consegnare Chapo alle autorità americane da quando è stato ricatturato l’8 gennaio, sei mesi dopo la sua fuga dal carcere di massima sicurezza di Altiplano tramite un tunnel lungo un chilometro e mezzo scavato sotto la sua cella.
Si trattava della seconda fuga di Chapo da prigioni messicane considerate impenetrabili. La prima, nel 2001, gli aveva permesso di tornare in libertà per ben 13 anni. In quel periodo, Chapo è diventato il più famoso trafficante al mondo e si è reso protagonista della violenza che ha sconquassato molte zone del Messico nell’ultimo decennio. Quel periodo si è concluso con la sua prima ricattura a febbraio 2014.
Tornato in prigione, Chapo ha iniziato a pianificare la sua seconda evasione, e nel frattempo avrebbe iniziato a pensare a come far raccontare la sua storia al grande pubblico.
Tramite i suoi avvocati, in particolare Granados, il boss ha offerto i diritti sulla sua biografia all’attrice messicana Kate del Castillo, che lo ha colpito in quanto stella della telenovela La Reina del Sur (La Regina del Sud) incentrata sulla vita di una donna boss.
Del Castillo ha sposato con entusiasmo l’idea di fare un film su Chapo, e il progetto ha continuato a svilupparsi anche dopo la sua evasione a luglio 2015.
L’attrice ha poi dichiarato che è stato proprio il progetto cinematografico a spingerla a far incontrare il boss della droga con la stella di Hollywood Sean Penn in un nascondiglio nella giungla lo scorso ottobre. Ha detto di essersi sentita tradita da Penn quando è diventato chiaro che il suo obiettivo era di trasformare l’incontro in un articolo per Rolling Stone, pubblicato il giorno dopo la ricattura di Chapo.
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