Drogas

El Chapo è colpevole e sconterà l’ergastolo in un carcere USA di massima sicurezza

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Dopo circa tre mesi di attese e intrighi, il processo al narcotrafficante messicano Joaquín “El Chapo” Guzmán si è concluso ieri con una condanna unanime da parte della giuria che ha confermato tutti e dieci i capi di accusa ai danni del leader del cartello di Sinaloa.

La giuria, composta di otto donne e quattro uomini, ha deliberato per sei giorni prima di condannare il boss della droga, oggi 61 anni, a una lista di accuse tra cui spaccio di droga, omicidio, riciclaggio di denaro e possesso di armi. Ora, El Chapo rischia di finire i propri giorni in una prigione federale statunitense senza condizionale.

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Dopo la lettura del verdetto, uno dei legali dell’accusa, Richard Donoghue, ha dichiarato “Questa condanna è una vittoria per tutte le famiglie americane che hanno perso una persona cara nel buco nero della tossicodipendenza.”

Jeffrey Lichtman, avvocato della difesa, ha preso la parola fuori dal tribunale e ha detto: “Abbiamo combattuto duramente. […] Ovviamente faremo ricorso.”

Nonostante il verdetto si sia fatto attendere, non c’erano molti dubbi sull’esito. Nel suo discorso finale, il pubblico ministero Andrea Goldbarg ha usato una presentazione PowerPoint di sette ore in cui ha illustrato “una montagna di prove” contro El Chapo, da quando era solo “un ragazzino di una famiglia modesta” fino a diventare “uno dei più potenti leader del cartello di Sinaloa,” ripercorrendo di conseguenza la storia del cartello messicano, le violenze contro i rivali, le strategie del narcotraffico e la corruzione in Messico che hanno permesso a Guzmán di costruire un impero da miliardi di dollari introducendo migliaia di tonnellate di droga negli Stati Uniti, nell’arco di vent’anni.

Tra i testimoni del caso sono stati coinvolti 14 ex collaboratori vicini a El Chapo che hanno deciso di schierarsi con la giustizia in cambio di indulgenza nei loro casi personali. I giurati, che sono rimasti anonimi per questioni di sicurezza, hanno ascoltato centinaia di telefonate ed esaminato migliaia di messaggi di testo in cui El Chapo parlava del suo business.

Nelle lettere scritte a mano da El Chapo in persona ci sono dettagli delle attività quotidiane del suo immenso impero, che comprendevano spedizioni di migliaia di tonnellate di cocaina, eroina, meth e marijuana negli Stati Uniti e in Canada. Inoltre, Chapo è stato accusato di aver personalmente torturato e giustiziato almeno tre uomini, in una guerra aperta con i trafficanti rivali.

Alla fine della delibera, la giuria ha dichiarato Chapo colpevole di 25 capi di imputazione sui 27 totali, stabilendo che una partita di 19 tonnellate di cocaina del 2007 e un’altra di 409 chili di marijuana del 2012 non erano state dimostrate con prove certe.

Dato che in passato El Chapo è già evaso due volte dalle carceri del Messico—una volta in un carrello della biancheria e una volta utilizzando un tunnel lungo oltre un chilometro—il processo si è svolto in condizioni di massima sicurezza. Guzmán non era in manette ma era costantemente accompagnato da guardie armate. In passato, il ponte di Brooklyn è stato chiuso ogni volta che lui veniva trasferito dalla prigione di Manhattan, dove è detenuto in isolamento dall’estradizione dal Messico avvenuta nel gennaio 2017.

Il processo ha chiarito una volta per tutte che le evasioni del Chapo, così come gran parte del suo impero, erano state rese possibili dalla corruzione dilagante. I testimoni hanno dichiarato di aver allungato mazzette in qualunque settore amministrativo, militare e legislativo in Messico. Un testimone ha detto che El Chapo avrebbe corrotto l’ex presidente messicano Enrique Peña Nieto con 100 milioni di dollari, un’affermazione che il portavoce dell’ex capo di Stato ha definito “falsa, diffamatoria e assurda.”

Tra le accuse mosse a El Chapo, ma che non sono state presentate alla giuria ci sarebbe anche quella di stupro e abuso di minori. Alcuni documenti diffusi su richiesta di VICE News e del New York Times riportano le dichiarazioni di un testimone secondo cui El Chapo avrebbe drogato e stuprato ragazzine fino ai 13 anni d’età. Chiamava le sue vittime “le vitamine” perché il sesso gli dava vita. Uno dei testimoni, Alex Cifuentes, che aveva lavorato come suo assistente personale, ha detto che il suo capo avrebbe dato 5000 dollari a tale “Comadre Maria” perché portasse le ragazze nel suo rifugio di montagna. La stessa donna sarebbe stata collegata alla mazzetta a Peña Nieto. Eduardo Balarezo, avvocato di El Chapo, ha negato le accuse per mancanza di prove, e la difesa ha messo continuamente in dubbio l’affidabilità dei collaboratori che hanno testimoniato contro il boss, accusandoli di aver mentito sotto giuramento.

Il pubblico ministero cercherà ora di ottenere circa 14 miliardi di dollari da El Chapo, ovvero il valore stimato di tutta la droga che avrebbe importato negli Stati Uniti negli anni. Anche se ad oggi, nessuno è ancora riuscito a individuare i beni o i contanti di proprietà del boss del cartello messicano.

El Chapo non è stato ancora formalmente condannato, ma dal momento che l’accusa è quella di “attività criminale continua,” la legge federale prevede l’ergastolo senza condizionale. Molto probabilmente passerà il resto dei suoi giorni nel penitenziario di massima sicurezza di ADX Florence, in Colorado, anche noto come “l’Alcatraz tra i monti.”

La struttura ospita già un altro potente leader del narcotraffico in Messico, l’ex boss del cartello del Golfo Osiel Cárdenes Guillén, insieme ad altri terroristi, spie e gangster di spicco della mafia messicana, della fratellanza ariana e dei Latin Kings. I detenuti sono tenuti in isolamento assoluto e hanno pochissimi contatti con il mondo esterno. Nessun prigioniero è mai evaso, ma è anche vero che nessun prigioniero è come El Chapo.


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