Trump, Grillo, Brexit e tutti gli altri: come siamo arrivati a questo punto

È notte fonda negli Stati Uniti, ma nessuno è ancora andato a dormire. C’è chi festeggia e chi non riesce ad accettare di aver perso la battaglia elettorale e il proprio Paese. Molti sono convinti di essere nella Germania del 1933. In tanti si chiedono come dovranno spiegare ai propri figli quello che è successo ieri, come educarli a rispettare le donne, a tollerare chi è diverso da loro e a comportarsi civilmente quando il nuovo Presidente ha dimostrato come tutto ciò sia irrilevante per diventare l’uomo più potente del mondo.

Ma Trump non è Hitler e non è Mussolini. Trump non è un fascista, anche se è stato eletto da dei fascisti da cui non si è mai formalmente allontanato. Trump non è neppure Berlusconi, come è sempre stato descritto in modo pigro e superficiale. Possiede, sì, i soldi di Berlusconi e riesce a vampirizzare l’attenzione mediatica tramite infinite gaffe che lo rendono simpatico invece di respingente, ma ha uno stile e una base più simili a quella grillina.

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Il mondo di Trump è il mondo della paranoia e della dietrologia, di Obama in realtà keniano e quindi eletto illegalmente, dei vaccini che causano l’autismo, delle frodi elettorali e di personaggi scomodi assassinati da Obama e Clinton. Il sito Alternet ha raccolto cinquantotto delle teorie cospirazionistiche di Trump. Lo stile di Trump è lo stile di Grillo ed è quello di Farage e di Geert Wilders; sono battute e insulti ai propri avversari e la sistematica promozione di se stessi come di cavalieri solitari che combattono soli contro lo status quo politico, intellettuale e giornalistico. Questo ha reso Trump così popolare in quella fetta di popolazione americana che si sente culturalmente e socialmente irrilevante. Quella che è andata a votare a livelli record: gli uomini e le donne bianche, ormai convinti di essere stranieri nella loro stessa nazione.

Nel 2010 Chomsky già aveva immaginato un risultato simile a quello di ieri. “Gli Stati Uniti sono estremamente fortunati che nessuna figura onestamente carismatica sia ancora apparsa,” scriveva. “Se una figura carismatica dovesse presentarsi per questo Paese sarebbe un grosso problema perché siamo sommersi dalla frustrazione, la disillusione, la rabbia e non esistono risposte coerenti a tutto questo. Cosa dovrebbero rispondere le persone se qualcuno dovesse dire loro ‘Ho una soluzione, abbiamo un nemico?’ Una volta erano gli ebrei. Qui saranno gli immigrati clandestini e i neri. Ci diranno che i maschi bianchi sono una minoranza oppressa. Ci diranno che dovremo difendere noi stessi e l’onore della nazione. Non credo che tutto questo sia una profezia lontana. Se i sondaggi sono giusti non saranno i repubblicani a vincere le prossime elezioni, ma quelli a destra dei repubblicani—vedremo i repubblicani pazzi sbancare le prossime elezioni.”

Si è sempre discusso di una futura e probabile rivoluzione dei poveri contro l’elite di ricchi e potenti. Si è sempre immaginato questa narrativa di minoranze povere pronte a prendere il potere e repellere lo status quo. Negli ultimi sei mesi è successo, solo che nessuno ha mai avuto il coraggio di immaginare questo quadro con protagonisti donne e uomini bianchi. È sempre stato conveniente immaginare i poveri e gli oppressi come degli immigrati di etnie e razze diverse. Ma nel Regno Unito e negli Stati Uniti la maggior parte dei bianchi che non vive nei grossi centri urbani si sente proprio così. Si sentono vittime di un sistema che non li considera più parte centrale della vita del loro Paese. Trump, osteggiato da tutti i quotidiani, i media, cantanti, attori, attaccato ogni giorno per essere stupido e “non in sintonia” con la morale moderna del Paese è riuscito a empatizzare con queste persone, così sbagliate e sfigate da essere definite tragicamente dalla Clinton come “deplorevoli”, un termine che ha energizzato e unito ancora di più l’elettorato di Trump.

Coloro che ne fanno parte sono convinti, o meglio sono stati convinti, che tutte le risorse spese nel passato per assicurare a persone come loro delle vite felici e appaganti siano ora spese per sostenere i “diversi”—gli immigrati e le minoranze razziali interne, le persone di religioni che non comprendono e quelle che propongono stili di vita a loro alieni.

La differenza di voto fra questi due mondi è visibile dietro Brexit e Trump. A New York e Los Angeles la Clinton ha vinto con l’87 e il 71 percento delle preferenze, mentre è stata massacrata nell’America rurale e agricola. Londra è così contraria alla Brexit che si parla da mesi seriamente di una possibile secessione economica dal resto del Paese, mentre nel nord, nelle zone più povere e meno etnicamente variegate dell’Inghilterra è stato un plebiscito per uscire dall’Unione Europea.

Risultati come questi si stanno ripetendo sempre più di frequente in giro per l’Europa e nel mondo. Anche in Italia la narrativa populista sta spingendo la stessa idea. Siamo italiani e non contiamo quanto gli stranieri che invece hanno tutto, mentre i terremotati dormono nelle tende gli immigrati stanno negli hotel a cinque stelle. Non è importante che tutto questo sia vero, ma che lo sembri. Perché genera rabbia, e la rabbia non ha mai avuto bisogno dei supplementari per schiacciare la speranza.

Da anni si parla di una futura e probabile radicalizzazione interna nei Paesi occidentali. Di una immigrazione di massa pronta a cambiare lo stile di vita che generazioni precedenti hanno conquistato marciando davanti idranti e pastori tedeschi. Le donne verranno rimesse al loro posto, i gay smetteranno di godere delle libertà ottenute negli anni più recenti e così via. La narrativa ci ha sempre detto che a distruggere il nostro stile di vita sarebbero stati neri africani, arabi e masse di popolazione incompatibili con i nostri valori pronte a spezzare la civiltà occidentale per riportarci nel medioevo un barcone alla volta. È sempre stato conveniente credere in tutto questo piuttosto che osservare come una maggioranza—non una grossa fetta, non una larga minoranza—di bianchi appartenenti alla classe operaia desiderasse i medesimi risultati.

Tutti i politici occidentali capaci di accendere questi sentimenti di esclusione ed emarginazione nell’elettorato bianco stanno andando al potere. La statistica ci dice che, nel 2020, il gruppo demografico più numeroso negli Stati Uniti saranno le donne non bianche. Queste sono forse quindi state le ultime elezioni della storia in cui i bianchi hanno potuto fare la differenza. E il 70 percento ha voluto ricordarlo a tutti, perché se il futuro non può essere tuo è meglio che nessuno abbia un futuro.

Se il tuo presente è miserabile, non vuoi far altro che condividere l’esperienza con tutti.

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