Abbiamo seguito la vittoria di Trump dalla festa dell’ambasciata USA a Roma

La serata è iniziata come molti degli eventi mondani che coinvolgono il simil-jet set internazionale della capitale.

Il Westin Excelsior, su via Veneto, è uno storico albergo della dolce vita romana con stanze standard da 365 euro a notte. È tuttora location di lusso, e si trova di fronte all’Ambasciata americana. La sua facciata è stata colorata di blu, bianco e rosso per l’occasione.

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Arrivo sul posto intorno alle 21, con le sale erano in piena fibrillazione: la press room che iniziava a riempirsi di giornalisti; la sala principale con un palco, un maxi-schermo e le postazioni dei grandi network italiani; i camerieri che si preparavano a dare inizio al buffet in due sale maestose addobbate a festa.

Nel segno dell’evento ‘gioioso’, gli ospiti della Election Night organizzata dall’Ambasciata statunitense a Romavenivano accolti a uno a uno dall’Ambasciatore John Phillips, con annessa distribuzione di spillette e bandierine a stelle e strisce.

Ma a dispetto dell’inizio placido e luccicante, la serata ha via via conosciuto un drastico cambio di tono e umore, alla stessa velocità con la quale è probabilmente avvenuta anche in molte delle case in cui i televisori erano puntati sulla maratona elettorale.

Le stanze dell’hotel Westin Excelsior in cui si è svolto l’evento. (Foto di Giulia Saudelli/VICE News)

Tra i primi avvistamenti di spicco è apparso Pier Ferdinando Casini, senatore della Repubblica e decano della Seconda Repubblica, che ha prontamente saltato la fila di persone in attesa di essere accolte dall’Ambasciatore per ricevere una stretta di mano VIP.

Quando i cronisti gli hanno chiesto un commento non ha voluto parlare, ma si è lasciato scattare qualche foto. Tempo un paio d’ore e sarà nel salotto di Bruno Vespa, a Porta a Porta.

Tra gli altri avvistamenti si sono poiavvicendati Maurizio Gasparri, Gianni Letta – che ha anche tenuto un’orazione dal palco davanti a un pubblico poco convinto – il ministro Stefania Giannini, Daria Bignardi, Piero Chiambretti e Giovanni Malagò, presidente del CONI.

Pier Ferdinando Casini, con spilla italo-americana sul petto, in posa per i fotografi. (Foto di Giulia Saudelli/VICE News)

Mentre gli ospiti continuavano ad arrivare, sui numerosi schermi distribuiti nelle sale venivano proiettati i canali televisivi statunitensi CNN su tutti, anche se – probabilmente per par condicio – ogni tanto comparivano anche le facce pulite dei giornalisti di FOX News.

Veniva servito il cibo, la band – composta da marines arrivati per l’occasione dalla base di Napoli – suonava del jazz allegro, gli inviati ben vestiti si mischiavano e si godevano l’evento a cui tutti sembrano essere fieri di partecipare.

Trattandosi in fin dei conti di una festa, non potevano mancare un paio di chicche per l’intrattenimento: in un angolo, tre cartonati di Hillary Clinton, Barack Obama e Donald Trump erano stati allestiti per permettere agli ospiti di scattarci delle foto insieme (a questo punto della serata, dopo un periodo di osservazione di qualche minuto, sembra che Trump sia il meno gettonato come compagno per la photo-op).

In un’altra stanza, invece, uno schermo verde permetteva – grazie a un fotomontaggio – di piazzare dentro l’Oval Office o fuori dalla Casa Bianca le persone che si fanno fotografare.

Inutile dire che questa seconda attrazione ha visto per tutta la sera una lunga fila di persone pronte a usufruirne.

Lo schermo verde e i cartonati pronti per le foto degli ospiti. (Foto di Giulia Saudelli/VICE News)

Il voto, però, era il motivo di tutte queste celebrazioni: l’attesa era tutta per i primi numeri, e intorno alle 23 tutto sembrava ancora completamente aperto.

Durante il suo discorso davanti alla platea di ospiti e giornalisti, l’Ambasciatore Phillips aveva sottolineato che bisognava “prepararsi a una nottata di montagne russe,” e auspicato che gli americani scegliessero “saggiamente.” E nonostante avesse concluso dicendo “Speriamo bene,” l’atmosfera sembrava abbastanza rilassata, come ci fosse grande fiducia nei sondaggi, e nella possibilità di una nottata elettorale relativamente breve — a significare una vittoria netta di un candidato, in particolare Hillary Clinton.

Visto il poco movimento e la sensazione che tutto stesse andando come da programma, non poteva sorprendere l’iperattività dei giornalisti quando ha iniziato a circolare la voce dell’arrivo di Maria Elena Boschi, forse l’ospite più atteso della serata dopo il presidente del Consiglio Matteo Renzi che però, alla fine, non si è presentato.

L’assalto alla Boschi è stato il tipico mischione da circo mediatico italiano, col rischio – trovandocisi dentro – di prendersi una telecamera in testa o far incazzare il fotografo se gli rovini la visuale. Ovviamente il ministro ha rilasciato delle dichiarazioni, ma a causa della concitazione e del rumore non tutti sono riusciti a cogliere le sue parole.

Il ministra Maria Elena Boschi, assediato dalla stampa. (Foto di Giulia Saudelli/VICE News)

Dopo il passaggio di Maria Elena Boschi, e avvicinandosi l’orario della chiusura dei primi seggi, tutti hanno iniziato a concentrarsi un po’ di più sul risultato delle elezioni.

I primi numeri proiettati sugli schermi sembravano dare ragione a quanto previsto da sondaggisti, esperti, analisti, giornalisti, politici e commentatori da tastiera di tutto il mondo.

È stato il momento in cui, sulle mappe interattive degli Stati Uniti presenti su quasi tutti i siti di informazione americani, la Florida, il North Carolina, la Virginia e l’Ohio erano ancora colorati di azzurro: segnale di un leggero vantaggio di Hillary Clinton in tutti questi stati chiave.

A un certo punto, però, è iniziata la montagna russa anticipata dall’Ambasciatore Phillips: sorpassi di poche manciate di voti in Florida, un’altalena di nervi che – quanto a nottate elettorali – iniziava a ricordare un po’ il referendum sulla Brexit del 24 giugno scorso.

Le tv sintonizzate sulla CNN, mentre la stanchezza degli ospiti inizia a farsi sentire. (Foto di Giulia Saudelli/VICE News)

Intorno alle 02:30, quando la situazione stava cominciando a prendere una piega meno serena, Phillips ha fatto visita ai giornalisti in sala stampa. Il suo tono era stanco e decisamente meno sicuro di qualche ora prima.

“È una corsa straordinariamente serrata, guardare la Florida passare da uno all’altra, da uno all’altra: mi fa tornare al 2000” anno in cui George W. Bush sconfisse Al Gore per una manciata di voti, e in cui proprio la Florida risultò decisiva.

“È più ravvicinata di quanto pensassi, credevo che Hillary Clinton avrebbe fatto un salto di due o tre punti.”

Facendo un giro per le sale dell’albergo, l’umore di Phillips sembrava essersi diffuso a macchia d’olio. Le sale erano ancora piene – considerata l’ora -, ma quasi tutti erano seduti e un po’ abbattuti dalla stanchezza o dai nervi. Sui tavoli del buffet spiccavano fette su fette di cheesecake, l’unica pietanza che continuava ad arrivare dalle cucine.

Le quantità ingenti di cheesecake a disposizione degli ospiti fino a tarda notte. (Foto di Giulia Saudelli/VICE News)

Arrivati alle 03:20 del mattino, la situazione sembrava puntare sempre più a una vittoria di Trump in Florida, North Carolina e Ohio, con la Clinton in testa solo in Virginia.

È stato allora che, vinta dalla stanchezza e da un senso crescente di disperazione, ho gettato la spugna ammetto.

Il tavolo della sala stampa intorno alle 02:00 del mattino. (Foto di Giulia Saudelli/VICE News)

Mi sono tornati alla mente i flashback del risveglio angoscioso del 24 giugno, quando lo shock della Brexit mi ha fatta sentire un’aliena mentre giravo per Londra in una bellissima giornata di sole.

In quel momento, Donald Trump – tycoon accusato di non pagare le tasse federali per vent’anni, protagonista di un video in cui dice di poter molestare le donne, uomo che ha promesso donazioni benefiche mai effettivamente fatte, politico razzista e sessista che si è lanciato violentemente contro le minoranze, e che parla di complotto cinese ogni qual volta si cita il riscaldamento globale – si stava avviando inesorabilmente verso la vittoria più incredibile nella storia delle democrazie occidentali.

Nemmeno tutta la birra gratis della Election Night dell’Ambasciata sarebbe riuscita a farmi resistere un minuto di più. O guardare la faccia soddisfatta di Trump durante il suo discorso della vittoria.


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Tutte le foto di Giulia Saudelli/VICE News