Elon Musk vuole farci arrivare su Marte. Non oggi, non domani, e forse nemmeno in questa vita.
Come ha spiegato durante un suo discorso alla International Astronautical Conference di Guadalajara (Messico), il fondatore e CEO di SpaceX crede che l’umanità non abbia altra scelta.
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“La storia si dividerà lungo due direzioni,” ha spiegato. Se rimaniamo sulla terra, secondo Musk ci “estingueremo” inevitabilmente, esaurendo tutte le nostre risorse. Ma se andiamo su Marte e lo rendiamo un pianeta abitabile, l’umanità avrà un’occasione per proseguire e sopravvivere.
“Siete pronti a morire? Se questo vi va bene, allora siete candidati alla partenza,” ha detto Musk, che sta già lavorando a un piano per portarci sul pianeta rosso.
A grandi linee funzionerà così: SpaceX ha un nuovo progetto chiamato “Interplanetary Transport System” (o ITS, Sistema di Trasporto Interplanetario) che include il cosiddetto BFR (Big Fucking Rocket, o razzo fottutamente grande) e un BFS (Big Fucking Spaceship, o astronave fottutamente grande).
Il razzo e il suo nuovo motore “Raptor” sono più potenti di qualsiasi altro mai costruito, battendo anche il Saturn V della NASA degli anni Sessanta e Settanta.
Oltre ad aumentare le dimensioni e la potenza dei razzi, la vera innovazione di Musk per l’approdo su Marte ha a che fare con quello per cui è diventata famosa la sua società: farlo ad un costo (relativamente) basso, riutilizzando tutto il più possibile.
Per il suo ITS, SpaceX ha in programma di usare il booster per 1.000 volte, una cisterna di carburante per 100 volte e l’astronave per 12 volte. In confronto lo shuttle spaziale Discovery, ormai pensionato, è riuscito a compiere 39 decolli e atterraggi in 27 anni.
A partire dal 2018, Musk vuole iniziare a usare il razzo Falcon Heavy di SpaceX (che la compagnia ha intenzione di testare in un lancio a novembre), un’astronave Red Dragon e altra tecnologia spaziale ancora senza nome e specifica per Marte (come un rover o “da due a tre tonnellate di carico utile”) prima di una missione umana nel 2025, anticipando la NASA di almeno cinque o sei anni.
Jonathan Goff, fondatore della startup Altius Space Machines e noto blogger sulla tecnologia spaziale, ritiene che i piani di Musk nel breve termine con i razzi Falcon e le astrovani Dragon “sono alla portata di SpaceX.”
“La mia domanda più pressante ha a che fare con le cose più folli, come la questione del trasporto coloniale su Marte,” ha detto Goff. “Credo che forse SpaceX stia puntando troppo in alto, e troppo velocemente. Potrebbero fare molte cose con il Falcon Heavy e con i veicoli della classe Falcon. Accumulare esperienza, infrastrutture e costruire un veicolo tuttofare che può portare 100 persone su Marte e ritorno.”
Musk, che nel suo discorso su Marte ha ammesso che quando si parla di rispettare i tempi, “non è il migliore in questo genere di cose,” ha detto anche che finanziariamente sta facendo all-in per portare a casa questo progetto.
“Il motivo per cui sto accumulando personalmente capitale è per finanziare questo progetto,” ha detto l’uomo – che vale circa 12 miliardi di dollari – particolarmente preoccupato del fatto che l’umanità potrebbe perdere l’opportunità di recidere i propri legami con la Terra.
“La tecnologia non migliora automaticamente, migliora solo se molto talento ingegneristico viene applicato al problema che dovrebbe risolvere,” ha detto Musk. “Le civiltà raggiungono un certo livello tecnologico e poi crollano molto al di sotto di quel livello, per poi recuperare solo millenni più tardi.”
Musk non ha spiegato come funzionerà la storia della colonizzazione, o da dove cercherà di far arrivare i finanziamenti. Prevedibilmente, non ha nemmeno parlato del razzo Falcon, che è esploso sulla rampa di lancio a inizio settembre, né del tipo di persone – forse sé stesso – che ha intenzione di mandare su Marte.
“Non riguarda chi riuscirà ad andarci per primo,” ha detto Musk. “La cosa che importa davvero è renderlo… autosufficiente. È una cosa diversa da un prodotto. Si tratta di minimizzare il rischio esistenziale e avere uno straordinario senso dell’avventura.”
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