Enel sarebbe in trattativa per vendere l’energia eolica, solare e quella prodotta dagli impianti idreoelettrici all’azienda svizzera Envion AG, secondo quanto riportato da Bloomberg. Envion ha raccolto 100 milioni di dollari con una campagna di crowdfunding per costruire una rete di unità portatili per il mining pensate per connttersi direttamente agli impianti per la produzione di energia rinnovabile. I loro prodotti dovrebbero consentire di spostare le farm dove la produzione dell’energia è più economica.
I minatori di Bitcoin richiedono una grande quantità di corrente per mantenere i loro standard di produzione. Un report di Bloomberg New Energy Finance stima il quantitativo di corrente necessaria per produrre Bitcoin intorno ai 20,5 terawatt-ora a fine 2017 e, per come è strutturato il meccanismo della blockchain, questo valore aumenterà con il passare del tempo.
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E qui dovrebbe entrare in gioco, l’eventuale piano di Enel di vendere la corrente prodotta in eccesso dai suoi impianti. Si tratta di una mossa che porterebbe a far convergere le esigenze delle due industrie: da un lato, i miner alla perenne ricerca di metodi per risparmiare sui costi di produzione dei Bitcoin — a parte l’hardware, è proprio la bolletta della corrente elettrica il maggiore costo da sostenere, tanto che molti traslocano i loro impianti in paesi dove il prezzo della corrente è più basso — e dall’altro, le società come Enel che cercano un modo per ricavare un guadagno anche dalla produzione in eccesso degli impianti che sfruttano fonti rinnovabili. Volendo si potrebbe anche aggiungere l’esigenza di limitare l’impatto sull’ambiente della produzione di criptovalute usando la corrente in eccesso degli impianti di rinnovabili.
Le informazioni sulle trattative in corso provengono da fonti intervistate da Bloomberg che hanno preferito restare anonime, le stesse Enel e Envion non hanno ancora risposto alle loro richieste di commento.